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I luoghi di Andy Warhol negli USA: itinerario da Pittsburgh a New York. Viaggio alla scoperta dei siti legati alla vita, alla formazione, all’ispirazione ed alle opere del grande e poliedrico artista statunitense, tra i maggiori esponenti – e fondatori – della Pop Art.
Viaggiare in America inseguendo le orme, le espressioni ed i luoghi dei suoi più grandi narratori, collezionando una serie di esperienze uniche ed indimenticabili.
E non mi riferisco solo agli scrittori ed ai numerosi itinerari letterari, che a volte si trasformano anche in percorsi cinematografici.
Penso a quegli artisti che ci hanno raccontato e reso riconoscibili gli Stati Uniti grazie alle icone generate dai loro lavori – dipinti, illustrazioni, disegni, perfino fumetti e serigrafie – e che hanno finito poi con il rappresentare in maniera indelebile intere epoche storiche.
Artisti e personaggi del calibro di Edward Hopper, dei cui luoghi negli USA ho già ampiamente raccontato qui, e “dell’americanissimo” Norman Rockwell, ideatore del “realismo romantico”, a cui ho dedicato un dettagliato itinerario, che trovate qui.
Non ultimo, Andy Warhol, artista inquieto e poliedrico, tra le figure più rappresentative delle maggiori correnti artistiche americane della seconda metà ‘900, tra tutte la “sua” Pop Art.
La Popular (poi abbreviata in Pop) Art, nata negli Stati Uniti negli anni ’50 come espressione (e denuncia) della società consumistica contemporanea.
Una forma d’arte accessibile a tutti e per tutti, le cui opere – per lo più foto, filmati, rielaborazioni di immagini pubblicitarie, stampe, fumetti, barattoli, bottiglie, persino creazioni in tempo reale – altro non sono che riproduzioni di oggetti e tendenze del quotidiano, isolate dal loro contesto ed evidenziate come meri prodotti commerciali, di cui tutti alla fine, famosi e non, usufruiamo.
Un bello spunto da cui partire per raccontare ancora un altro frammento d’America.
Da qui l’idea di questo breve itinerario, che vi porterà, attraverso le tappe più significative del percorso artistico e professionale di Andy Warhol, da Pittsburgh a New York City.
“Se vuoi sapere tutto su Andy Warhol, guarda la superficie dei miei dipinti e dei miei film.
Eccomi lì. Non c’è niente altro dietro.”
(Andy Warhol – The East Village Other, 1966)
Andy Warhol nacque in un appartamento di due stanze al 73 di Orr Street, West Oakland, un quartiere operaio di Pittsburgh, Pennsylvania, il 6 agosto del 1928. Ultimo di tre figli di una coppia di modesti immigrati Slovacchi, Andrew (il nome originario era Ondrej, lo cambiò subito dopo l’arrivo negli Stati Uniti) Warhola e Júlia Justína Zavacká.
Sin da piccolo Warhol – schivo, riservato e per nulla interessato alla socializzazione con i suoi coetanei – mostrò una notevole inclinazione per l’arte ed il disegno, al punto da riuscire ad entrare nel rinomato Carnegie Institute of Technology, di Pittsburgh, che oggi è la Carnegie Mellon University.
Il nostro viaggio quindi non può che cominciare da Pittsburgh, partendo proprio dall’Oakland Square Historic District – il nucleo storico di case a schiera di epoca vittoriana del quartiere in cui (cambiando più abitazioni) Warhol crebbe assieme ai suoi fratelli – fino a raggiungere poi il cuore della città tra il Golden Triangle ed il Cultural District.
Qui un itinerario dettagliato per scoprire Pittsburgh ed i suoi quartieri.
La tappa successiva è il The Warhol Museum sulla North Shore, raggiungibile anche a piedi dal centro con una piacevole passeggiata attraverso l’Andy Warhol Bridge.
Si tratta del più grande museo degli Stati Uniti dedicato ad un singolo artista.
Un’esposizione allestita in un enorme ex magazzino, di un altro (ex) quartiere operaio, trasformato in un impressionante open space su più piani che racconta dall’inizio e con dovizia di particolari la sua evoluzione artistica.
Se siete amanti della Pop Art, oltre che di Warhol, o se volete semplicemente saperne di più su di lui, questo museo fa al caso vostro.
Organizzata su più piani, la mostra regala uno spaccato reale sia dell’uomo che dell’artista con foto, scritti, lavori ed installazioni inedite, quadri celebri, ricostruzioni di interni, film sperimentali (girati dallo stesso Warhol, che fu anche regista e attore) e cimeli originali appartenuti all’Andy privato.
Qui trovate un articolo dettagliato per approfondire – e programmare – la visita di The Warhol.
Dopo aver conseguito la laurea, nel 1949 Andy si trasferì a New York, la città che gli permise di affermarsi come artista a tutto tondo e che rappresentò per lui “casa” più di qualsiasi altro luogo al mondo, nonostante il tentato assassinio subito il 3 giugno 1968 da una delle frequentatrici delle sue Factory, la femminista Valerie Solanas, che gli sparò mentre era assieme al suo compagno di allora, Mario Amaya.
Nyc è piena di riferimenti a Warhol, alla sua arte ed al suo “passaggio”.
A cominciare dal MoMa, il Museo di Arte Moderna di New York, al cui interno si trovano molti dei suoi lavori.
Per poi proseguire con i night club frequentati da Wharol e dal suo entourage. Impossibile non citare lo STUDIO 54 – chiuso nel 1980, oggi ospita un teatro di Broadway, lo trovate al 55 West della 54th Street – o il Max’s Kansas City, chiuso nel 1975, “l punto esatto in cui la Pop Art e la vita pop si univano negli anni ‘’60”, secondo lo stesso Andy. Se volete fermarvi a fotografare la facciata esterna dell’edificio, lo trovate al 213 di Park Avenue South.
Meritano una menzione il Serendipity 3, uno dei suoi ristoranti preferiti divenuto in seguito alla sua costante frequentazione una delle tante icone pop newyorkesi, oggi ancora in attività ed ancora profondamente legato al suo “passaggio”, lo trovate al 225 East 60th Street, e la St. Vincent Ferrer Roman Catholic Church, la Chiesa in cui era solito fermarsi a pregare ed ascoltare la messa, la trovate all’869 di Lexington Avenue.
Ed infine il ritrovo bohémien per eccellenza di intellettuali, scrittori, pittori e musicisti “perduti” della Nyc tra gli anni ’60 e ’80, il Chelsea Hotel, in cui Warhol allestì assieme a Nico ed Edie Sedgwick il set del cortometraggio Chelsea Girls, lo trovate al 222 della 23rd Street West, tra la Seven e l’Eight Avenue.
L’intera struttura oggi è in fase finale di restauro.
Il Chelsea Hotel ha rappresentato un vero e proprio punto di ritrovo per artisti e personaggi di ogni genere, finendo col divenire la loro casa, luogo di ispirazione, sregolatezza, trasgressione, di morti misteriose ed espressione sessuale (ante litteram) in qualsiasi sua forma.
Una vera e propria (ed ennesima per Warhol) icona… “pop” del suo tempo!
Ma la fama di Andy Warhol crebbe anche grazie alle sue Factory.
Ovvero a laboratori ed open space, luoghi di ritrovo per artisti, musicisti, liberi pensatori e celebrità (personaggi come come Lou Reed, Bob Dylan, Truman Capote, Mick Jagger, Salvador Dalí, Allen Ginsberg, talvolta posavano per lui o facevano da comparse nei suoi cortometraggi), spesso utilizzati anche per feste ed eventi, sparsi un pò ovunque in città, nei quali lavorò alle sue serigrafie per brevi e lunghi periodi, ispirato e motivato dal suo originale e variegato entourage.
“Non era chiamato The Factory senza motivo.
Era qui che la linea di assemblaggio delle serigrafie aveva luogo;
e mentre una persona produceva una serigrafia, qualcun altro poteva girare un provino.
Ogni giorno si faceva qualcosa di nuovo”
(John Cale su The Factory)
Oggi molte di queste Factory o non esistono più o sono state trasformate in appartamenti ed uffici di lusso, ve ne segnalo alcune con i relativi indirizzi, oltre alle ultime due abitazioni in città di Warhol, nel caso foste interessati ad approfondire.
Andy Warhol morì a New York, all’età di 58 anni, il 22 febbraio 1987, per le conseguenze di un intervento alla cistifellea.
Il funerale ebbe luogo il 26 febbraio 1987, presso la Chiesa Cattolica Bizantina dello Spirito Santo a Pittsburgh.
Poi il feretro, seguendo le ultime volontà dell’artista, fu condotto al St. John the Baptist Byzantine Catholic Cemetery a Bethel Park, un sobborgo a circa 5 miglia a sud del centro di Pittsburgh. Qui Warhol fu sepolto vicino ai suoi genitori, Julia e Andrej Warhola.
La sua tomba è oggi meta di pellegrinaggio di fan, appassionati ed amanti della sua arte (e della sua eccentrica vita) provenienti da ogni parte del mondo, ed è solitamente ricoperta di regali, tra cui scatole di zuppa Campbell’s, bottiglie di Coca-Cola, occhiali colorati, fiori, disegni e persino dolci.
Il cimitero si trova dietro la stazione della metropolitana, la linea T di Washington Junction. L’ingresso è su Connor Road. Una volta entrati, girate a destra e seguite il sentiero sulla collina, la tomba di Warhol si trova poco più avanti ed è segnalata dalla presenza di un palo con una webcam con cui l’Andy Warhol Museum di Pittsburgh trasmette in diretta 24 ore al giorno su Earth Cam.
Il progetto prende il nome (e lo spunto) da Figment – Finzione, da una riflessione sulla morte fatta dallo stesso Warhol pochi mesi prima della sua scomparsa.
“Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto che la mia lapide fosse vuota. Nessun epitaffio e nessun nome.
Beh, in realtà, mi piacerebbe che ci fosse scritto FINZIONE.”
(Andy Warhol, AMERICA, 1985)