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I Nativi Americani che liberarono l’Italia: viaggio in Romagna (ed in parte nelle Marche) alla scoperta delle loro storie e delle loro tombe “dimenticate” nei Cimiteri di Guerra di Gradara, Coriano, Cesena e Ravenna. Un itinerario insolito ed emozionante – che diverrà presto un tour guidato – nei luoghi che videro combattere e morire 17 valorosi volontari Native Americans nell’estate del 1944 al seguito delle truppe alleate del Commonwealth, nelle fasi finali della Seconda Guerra Mondiale.
Durante la Seconda Guerra Mondiale migliaia di giovani Nativi Americani, al seguito delle divisioni Canadesi e Statunitensi, si arruolarono volontariamente e combatterono valorosamente, compiendo non pochi atti eroici sia sul versante del Pacifico – dove fu determinante l’utilizzo dei loro idiomi (incomprensibili ai giapponesi) nei messaggi cifrati – che sul fronte Europeo.
Da sempre appassionata, studiosa e narratrice della storia, dei luoghi e delle tradizioni delle culture native americane, qui trovate una serie di articoli a riguardo – da anni collaboro con l’associazione ufficiale che le riunisce e promuove, Aianta, American Indian Alaska Native Tourism Association – avevo avuto modo di documentarmi, servendomi delle numerose informazioni fornite a riguardo dal sito ufficiale Way We Serve, (che onora le generazioni di Nativi che hanno prestato servizio nelle forze armate degli Stati Uniti a cominciare dalla Rivoluzione americana), sulla partecipazione di questi ultimi al conflitto nel Pacifico, a partire dal 1942.
“Ho scoperto che non sto combattendo solo per il pezzetto di terra di cui parlo, lper a mia famiglia.
Ho scoperto che stavo combattendo per tutto il popolo indiano, tutto il popolo degli Stati Uniti.”
(Samuel Tso – Navajo, Corpo dei Marines degli Stati Uniti)
Tuttavia sapevo davvero poco della loro presenza sul versante Europeo, dal 1943 al 1945.
E’ stato il bellissimo libro di Matteo Incerti, “I pellerossa che liberarono l’Italia” (lo trovate qui di seguito), a farmi scoprire le storie e le gesta eroiche dei 3000 Nativi Americani che combatterono in Europa, nelle cruente fasi finali della Seconda Guerra Mondiale.
Un lavoro immenso, il suo, per rintracciare i nomi, le storie ed i sepolcri “dimenticati” di quei nativi valorosi, portato avanti assieme ai membri anziani delle tribù – tra Stati Uniti e Canada – da cui provenivano, tra cui Navajo, Apaches, Creek, Cherokee, Pawnee, Choctaw, Sioux, Mohawk, Cree, Ojibwa e Irochesi.
Leggendo il libro e scoprendo le storie di centinaia di Nativi Americani arruolatisi volontariamente per difendere quello stesso diritto di libertà che nelle loro comunità native in Canada e Stati Uniti gli era ancora negato, ho scoperto che dei 57 Nativi Americani (50 provenienti dal Canada e 7 dagli Stati Uniti) deceduti in Italia, ben 17, tra cui Irochesi, Mohawk, Cree e Ojibwa, che combatterono valorosamente e contribuirono allo sfondamento della Linea Gotica al seguito delle truppe del Commonwealth, sono sepolti nei 4 Cimiteri di Guerra più importanti della Romagna, ed in piccola parte delle Marche.
Così appassionatami alla loro vicenda, vivendo in Romagna a due passi da molti dei luoghi citati nel libro, sono andata alla ricerca dei loro sepolcri e delle loro storie. Un’esperienza emozionante, a tratti molto forte, eppure fondamentale per capire il carattere di questi uomini e, soprattutto, arrivare a comprendere le motivazioni che li spinsero a combattere per la libertà di altri, con la speranza (poi rivelatasi in molti casi vana) che la vittoria finale avrebbe garantito alle loro stesse Riserve in patria una sorta di “affrancamento” dalle condizioni di confino e discriminazione cui erano sottoposte.
Potete trovare il live di tutto il mio percorso, nelle mie Instagram Stories, qui.
“Erano pronti a morire affinché in Italia come in tutta Europa tornassero libertà e democrazia.
Pronti a battersi per la libertà di altri popoli, anche se in Canada e negli Stati Uniti
quei pellerossa partiti per l’Europa erano ancora discriminati”.
(Matteo Incerti, I pellerossa che liberarono l’Italia)
Di seguito le tappe del mio “viaggio” alla scoperta del loro passaggio e delle loro tombe “dimenticate” nei Cimiteri di Guerra di Gradara, Coriano, Cesena e Ravenna.
Il Gradara War Cemetery è adagiato su una delle colline che degradano progressivamente verso la costa adriatica, si trova nelle Marche, letteralmente a poche centinaia di metri dal confine con la Romagna.
Così come per i cimiteri di guerra di Coriano, Cesena e Ravenna, si tratta di un terreno che ospita le salme di circa 1200 tra soldati ed aviatori al seguito delle truppe del Commonwealth (Canadesi, Inglesi, Neozelandesi, Indiani, etc..) che combatterono e persero la vita per lo sfondamento della Linea Gotica, ceduto in segno di ringraziamento dal Popolo Italiano per la loro sepoltura ed interamente gestito dalla Commonwealth War Graves Commission che si occupa di onorare e preservare i sepolcri di quasi 2 milioni di uomini e donne, membri del Commonwealth, morti nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, sparsi in giro per il mondo.
Le 9 terrazze che ospitano le tombe dei militari caduti sono incorniciate da decine di olivi secolari ed orientate verso la collina del Castello di Gradara, uno scenario estremamente suggestivo.
Su una delle ultime file in cima alla collina è sepolto Francis Nadjiwan, Ojibawa, morto in azione su queste alture, a soli 20 anni, il 13 Settembre del 1944.
Per recuperare la posizione del suo sepolcro non dovete fare altro che accedere alla cappella del Sacrario, situata all’ingresso sulla destra, e consultare la mappa delle sepolture. Potete lasciare un vostro pensiero nel Visitor Book al termine della visita e, se lo desiderate, lasciare anche dei fiori, di colore rosso magari, uno dei colori della Tribe Ojibawa.
Il Gradara War Cemetery si trova a pochi minuti in auto dal casello dell’Autostrada di Cattolica, l’indirizzo esatto è Via Pesaro s.n – 61012 Gradara (PU) Marche.
Il Coriano Ridge War Cemetery si trova a circa 3 km da Riccione, è raggiungibile deviando a ovest dalla SS 16, a circa 1 chilometro a nord-ovest di Riccione.
Sorge in una pianura circondata da piccole colline, su uno dei passaggi più difficili del percorso dell’avanzata alleata nel settore adriatico nell’autunno del 1944.
I paracadutisti tedeschi e le truppe panzer resistettero a tutti gli attacchi alle loro posizioni tra il 4 e il 12 settembre 1944.
Tuttavia la notte del 12 settembre l’Ottava Armata attaccò nuovamente con la 1a Divisione Corazzata Britannica e 5a Canadese, ciò segnò l’inizio di una settimana di atroci combattimenti con perdite giornaliere per l’ottava armata di circa 150 morti, ma al tempo stesso decretò la vittoria ed il passaggio degli Alleati.
Il Coriano Ridge War Cemetery contiene 1.939 sepolture di militari deceduti in azioni nei campi di battaglia circostanti, tra questi i Nativi Americani Solomon Cardinal di 21 anni, Cree, Albert Joseph Saddleman di 34 anni, Prime Nation Okanagan e Francis Pictou di 33 anni, Eel River Band Tribe.
Anche in questo caso per rintracciare le sepolture non dovrete fare altro che consultare la mappa all’interno del Sacrario, alla destra poco dopo l’ingresso.
Il Cesena War Cemetery si trova inglobato nella prima periferia del Comune di Cesena, letteralmente circondato da un moderno impianto sportivo. L’indirizzo preciso è Via Spinelli – 47023 Cesena (FC) Emilia Romagna.
La maggior parte di coloro che furono sepolti in questo cimitero morirono durante l’avanzata da Rimini a Forlì e oltre nel settembre-novembre 1944.
Qui riposano 775 tra soldati ed aviatori del Commonwealth, di cui 6 Nativi Americani.
Isadore Pedoniquott, 29 anni, Ojibwa, William Alvin Beeswax, 23 anni, Munceys of the Thames Band, Lawrence Stonefish, 37 anni, Delaware Moravians, Joseph Alan leonard, 20 anni, Kamloops Band, Huron Eldon Brant, 34 anni, Mohawk, Roland Nahwegezhic, 21 anni, Shequindash.
Anche in questo caso per rintracciare le sepolture non dovrete fare altro che consultare la mappa all’interno del Sacrario, sul fondo del viale a sinistra, subito dopo l’ingresso.
Il Ravenna War Cemetery si trova sulla Strada provinciale 30, 1 chilometro a sud della SS16 da Ravenna a Ferrara nei pressi di Piangipane, Provincia di Ravenna. L’indirizzo preciso è Via Piangipane 24B – 48100 Piangipane (RA) Emilia Romagna.
Ravenna fu presa dal Corpo Canadese all’inizio di dicembre 1944, e le sepolture nel cimitero, 956 per l’esattezza, sono per lo più relative ai caduti dei combattimenti per la linea Senio durante i primi tre mesi del 1945 ed ai caduti (cosiddetti) Monuments Man che, e a sprezzo delle loro vite, combatterono non solo per la libertà degli uomini, ma anche per salvare i monumenti e l’intero centro storico della città di Ravenna.
Tuttavia questo luogo sacro, probabilmente il più coinvolgente per quel che mi riguarda da un punto di vista storico, culturale ed emotivo, conserva anche 33 sepolture della Prima Guerra Mondiale, oltre a quelle di Indiani della 10a divisione Indiana-Neozelandese, di combattenti Musulmani nordafricani, le cui tombe, nel rispetto della tradizione dell’Islam, sono rivolte verso la Mecca, e, poco distanti, quelle dei 33 uomini del Jewish Infantry Brigade Group, la celebre Brigata Ebraica formata nel settembre 1944 principalmente da volontari desiderosi di supportare la causa degli Alleati contro l’invasore Nazista e rendere giustizia alle vittime dell’Olocausto.
Assieme a questi, tra i soldati canadesi, ben 7 Nativi Americani.
Wilfred Contin, 21 anni, Ojibwa Tribe, Joseph Flavien, 28 anni, Cree, Thomas Bear, 26 anni, Cree, James Hunter, 24 anni, Nak’azdli, Herbert Prince, 28 anni, Nak’azdli, Peter Bignell, 33 anni, Cree, e James Edward Grinder, 22 anni, Nak’azdli Tribe.
Anche in questo caso per rintracciare le sepolture non dovrete fare altro che consultare la mappa all’interno del Sacrario, nella cappella sulla destra, subito dopo l’ingresso.
In seguito alla scoperta di questi luoghi, alla narrazione ed alla condivisione sui social di storie, video e foto inerenti, è nato un sincero, crescente e appassionato interesse da parte di molti lettori per questi luoghi e per le vicende legate alle figure dei valorosi Nativi Americani, e di quanti – Canadesi, Neozelandesi, Inglesi, Arabi, Brigata Ebraica, etc.. – persero la vita in un paese straniero in nome della libertà dell’Europa.
Così, assieme al Tour Operator Antesignum Tours, che si occupa da tempo con passione ed amore della promozione del territorio Romagnolo-Marchigiano, e di cui vi ho già parlato qui, abbiamo deciso di creare – a cominciare dalla Primavera 2021 – dei Day Tours, con visita di almeno uno dei Cimiteri di Guerra citati, Linea Gotica e musei relativi, inclusi walking tours nei centri storici di Gradara, Rimini, Cesena e Ravenna.
Il tutto in mia compagnia, in qualità di esperta e narratrice delle storia dei Nativi Americani, oltre che di un accompagnatore ufficiale e di una guida specializzata in ogni singola location.
Per avere informazioni sul tour e sulle prossime date potete inviare un’email a info@antesignumtours.com.
Articolo con link affiliato amazon.it
3 Comments
Tombe dimenticate mi sembra una affermazione molto, molto ingiusta. Ogni volta che i miei spostamenti in Italia mi portano dove si trova un cimitero di guerra vi faccio una sosta. Ho visto quelli italiani, quelli francesi, quelli americani, quello greco e tanti, tanti del Commonwehalt. Non mi sono sembrati assolutamente dimenticati. Sono accuratamente curati, con molta attenzione, vengono spesso visitati, anche da delegazioni, ormai prevalentemente di figli e nipoti dei caduti, anche se qualche veterano si è visto due anni fa in un cimitero del ravennate. Si vede, oltre che dalle firme nel registro all’ingresso, dalle coroncine che vengono poste ai piedi della lapide. Al di là di questo trovo molto significativo aver ideato questo tipo di percorso della memoria. La lettura dell’età dei caduti e le strazianti parole dei parenti valgono molto di più di decine di pubblici incontri sull’inutilità delle guerre. Buon lavoro.
Grazie per il suo pensiero Federico. Tombe dimenticate fa riferimento al fatto – non so se ha notato le virgolette – che la stragrande maggioranza degli Italiani non sono a conoscenza della presenza di Nativi Americani al seguito delle truppe alleate e men che meno del fatto che siano sepolti in Italia. Per fortuna la Commonwealth War Grave Commission e l’American Monument Battle Commission si occupano quotidianamente della cura e della tutela dei sepolcri e della loro memoria storica.
Il presente ed il passato si fondono suelle storie che la guerra ha raccontato ma da cui la memoria non sa trarre sempre insegnamenti.Onore a tutti i caduti e ancor più a coloro che pur non essendo Italiani hanno sacrificato la vita per la nostra libertà.Dovremo più spesso onorare questi caduti e le cerimonie dovrebbero svolgersi qulche volta in più nei luoghi ove riposano.