Nel cuore di una Napoli segreta ed affascinante: breve itinerario dalla Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco al Pio Monte della Misericordia ed a a San Domenico Maggiore. Storie, luoghi e personaggi tra arte e tradizione.
Passeggiando per le strade del centro storico di Napoli, curiosando negli androni degli antichi palazzi nobiliari, oltrepassando i vecchi e scoloriti portali delle Chiese, celati spesso da stretti ed angusti vicoli, si ha come l’impressione di ritrovarsi in un complesso gioco di scatole cinesi.
C’é sempre qualcosa dopo, oltre e di più, dentro e spesso “sotto” quello che originariamente si cercava, tanti mondi, epoche, personaggi, tradizioni, capolavori, storie e leggende collegati tra loro (dietro ad un nesso apparentemente senza senso) da una porticina, da una rampa di scale o da un passaggio segreto.
Lungo la Via dei tribunali, meglio nota come Decumano Maggiore, l’antica arteria viaria della Napoli greco-romana, al civico 39, sulla sinistra dirigendosi verso Via Duomo, si trova la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
Un complesso, comprendente la Chiesa superiore, il museo e l’Ipogeo (la Chiesa sotterranea) costruito agli inizi del 1600 da un’Opera Pia per la Cura delle Anime del Purgatorio, le anime bisognose di preghiere e cure per poter trovare il refrigerio, ovvero la via verso il Paradiso, quello che poi grazie alla fede ed alla devozione del popolo napoletano si trasformò in parte nel Culto delle Anime Pezzentelle.
La pratica (più o meno) religiosa di adottare un teschio, o anche più di uno, posizionandolo in una teca di pietra e lucidandone il capo (a capuzzella) periodicamente, un’anima poveretta bloccata nel Purgatorio, bisognosa di preghiere in cambio delle quali concedere a suo piacimento favori ed intercedere per ottenere delle grazie.
La Chiesa inferiore, a cui si accede (solo prendendo parte ad una visita guidata, gli orari e le modalità le trovate qui) tramite una scaletta a scomparsa nel pavimento, custodisce i resti, ossa per lo più, di sventurati morti di peste ed indigenti bisognosi di una sepoltura.
I corpi e le ossa conservati in questo luogo venivano prima infilati nei ganci posti lungo le pareti, alcuni oggi ancora visibili, per favorire “lo scolamento” dei liquidi del corpo (conoscete l’epiteto tutto napoletano puozz’ sculà?) per accelerare il processo di mummificazione e successivamente venivano inumati uno sull’altro.
Così come nel Cimitero delle Fontanelle alcuni teschi sono divenuti nel corso del tempo dei veri e propri personaggi dispensatori di grazie. E’ il caso delle spoglie mortali della giovane Lucia, a quanto pare morta di tisi a metà del 1600 a soli 16 anni, divenuta nel tempo “protettrice” delle donne desiderose di sposarsi o impossibilitate ad aver figli.
Il passaggio tra Ipogeo e Chiesa superiore, rappresentato da un teschio alato dietro la Sagrestia di quest’ultima, simboleggia il transito delle anime pezzentelle (reso possibile dalle suppliche dei fedeli) tra Purgatorio e Paradiso. A partire dal 1969 questo singolare culto é stato ufficialmente proibito e parte dei resti presenti nell’Ipogeo sono stati traslati nel Cimitero delle Fontanelle.
Oggi l’Opera Pia del complesso del Purgatorio ad Arco consente (eccetto le visite guidate in cui é assolutamente vietato scattare foto e fare riprese video) solo ad alcuni devotissimi e storici fedeli, muniti di tessera, di recarsi in preghiera nell’ipogeo.
Proseguendo lungo la via dei Tribunali, superato l’incrocio con la via Duomo, sulla destra ci si imbatte nel Pio Monte della Misericordia, una delle più importanti istituzioni benefiche napoletane, nata nel 1602 grazie alla buona volontà di 7 nobili napoletani per l’esercizio delle cosiddette 7 Opere di Misericordia ed attiva con le stesse modalità ancora oggi.
L’istituzione ha sede in un bellissimo palazzo storico che cela un vero e proprio tesoro.
Al primo piano sulla destra la Chiesa barocca del Pio Monte della Misericordia dove é conservata la spettacolare tela di Caravaggio (ospite del Pio Monte per circa cinque mesi a cavallo del 1606/07) delle Opere di Misericordia.
Nell’ala sinistra dell’edificio, al secondo piano gli Appartamenti Storici, dove ancora oggi si riuniscono i 7 nobili napoletani governatori del Pio Monte e la Quadreria, uno scrigno ricco di opere arte, una raccolta di dipinti dei più grandi artisti, Ribera, Giordano, Stanzione, Santafede solo per citarne alcuni.
Ed inoltre documenti storici importantissimi come l’atto di fondazione dell’ente, la ricevuta del pagamento di 400 ducati (cifra astronomica considerata l’epoca) a Caravaggio per le sue Opere di Misericordia, le varie suppliche avanzate nei secoli per le condizioni dei carcerati (molte delle quali accolte) ed i famosi atti di libertà, documenti con i quali si acquistava e si rendeva la libertà alle persone soggette ingiustamente in schiavitù.
Riuscire a spiegare in poche righe il valore storico ed artistico dell’intero complesso del Pio Monte della Misericordia é davvero difficile. Il consiglio é quello di affidarsi ad una delle valide ed interessanti visite guidate condotte da esperti e studiosi legati alla vita ed alle attività dell’istituzione, gli orari e le modalità di accesso le trovate qui.
Rientrando verso San Gregorio Armeno, la storica Via dei Pastori, percorrendo San Biagio dei Librai fino alla Piazza San Domenico Maggiore ci si ritrova davanti all’omonima basilica, costruita per volere di Carlo II d’Angiò intorno al 1300.
L’accesso, decisamente insolito, una scalinata sulla sinistra della piazza ed un piccolo portone, rivela un vero e proprio scrigno ricco di tesori.
Anche qui risulta difficile spiegare, ed elencare in poche righe, i motivi e le opere d’arte che da soli meriterebbero una visita in città, mi limiterò ai tre più eclatanti e sorprendenti.
I locali, oggi visitabili, che si affacciano sull’atrio di Vico San Domenico (una traversa della piazza che raggiunge via dei Tribunali) hanno ospitato l’aula universitaria, uno Studium generale di teologia per la precisione, in cui per circa un anno intorno alla seconda del 1200 insegnò San Tommaso d’Aquino.
A metà della navata laterale di destra c’è la Cappella con il Crocifisso miracoloso del ‘200 che parlò a San Tommaso dicendo Hai scritto bene di me, Tommaso.
Nella Sagrestia della Basilica di San Domenico Maggiore, alla destra dell’altare maggiore, é possibile visionare le arche in velluto (le bare originali) dei sovrani d’Aragona, regnanti a Napoli a partire dalla seconda metà del 1400. In origine le arche si trovavano dietro l’altare principale ma in seguito ad un incendio che ne rovinò alcune furono spostate verso la fine del 1500 nell’attuale Sagrestia.
Nell’adiacente Sala degli Arredi Sacri oggi sono sono conservati, e visibili tramite visita guidata, gli abiti originali indossati dai corpi dei sovrani aragonesi custoditi nelle arche. Dopo un lungo, delicato ed attento lavoro di restauro questa importante testimonianza di costume di fine ‘400 fa mostra di se nelle teche della Sala del Tesoro.
Una curiosità, sul pavimento d’ingresso della Sagrestia si trova la tomba del primo vescovo cattolico di New York, Richard Luke Concanen.
Un breve ed intenso itinerario che richiede al massimo una giornata.
Visitare una città come Napoli può rivelarsi un’esperienza davvero unica e speciale, difficile condensare in pochi giorni un così ricco patrimonio artistico, culturale, storico e, perchè no, gastronomico.
Il consiglio, come sempre, é quello (una volta studiati i vari itinerari) di seguire l’istinto, perché come scrisse Arthur John Strutt, pittore, incisore, e viaggiatore inglese di metà ‘800, “Un proverbio italiano dice: – Vedi Napoli e poi muori!, ma io dico: – Vedi Napoli e vivi – perché c’è molto qui degno di essere vissuto.”
4 Comments
Napoli, ci siamo sempre promessi di andarci ed ancora non l’abbiamo fatto. Chissà che il 2015 ci sia d’aiuto :-)!
Ciao!
dueingiro.blogspot.it
Perche’ no… Napoli e’ una citta’ splendida!! 🙂
Altro itinerario da segnare, saro’ a Napoli in febbraio per tre giorni.
Grazie 😉
Di nulla, felice di esserti utile.
E se hai bisogno di altre informazioni o itinerari, son qui 😉