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Visitare lo Zeppelin Museum di Friedrichshafen sul Lago di Costanza è un pò come intraprendere un’affascinante viaggio a ritroso nel tempo e – emozionante anche solo ad immaginarlo – attraverso lo spazio.
Come ritrovarsi improvvisamente in piena belle époque a rivivere tutta la magia, la meraviglia e lo stupore delle prime trasvolate oceaniche – addirittura dei primi giri del mondo – in dirigibile, dall’Europa agli Stati Uniti, al Sud America, al Giappone.
“Nei nostri sogni siamo in grado di volare
e forse questo è un ricordo di come siamo stati pensati per essere“
(Madeleine Engle)
Scrivo di un’epoca ormai lontana in cui grandi visionari – uomini e donne, geniali e coraggiose – sfidando le logiche sino ad allora consentite partorirono grandi idee, spesso e volentieri capaci di modificare l’evoluzione (e talvolta il destino) del mondo intero.
Come nel caso del Conte Ferdinand Von Zeppelin di Costanza (Germania), ideatore ed artefice del Dirigibile Zeppelin.
O come quello di Lady Grace Dummond, soprannominata Lady Zeppelin, la prima donna giornalista a compiere -“non accompagnata” – il giro del mondo in dirigibile e a documentare con scatti, telegrammi inviati nei vari scali ed articoli l’intera esperienza. Dalla Germania, passando per il Giappone, il Brasile e gli Stati Uniti prima di ritornare al punto di partenza.
O come nel caso di William F. Lamb, architetto “capo” dell’Empire State Building che immaginò e disegnò il grande pennone dell’edificio – la sua punta estrema verso il cielo – con un fine ben preciso.
Quello di “ormeggiare“ i dirigibili Zeppelin provenienti dall’Europa per consentire a quell’affascinante crogiolo umano di milionari, giornalisti, nobili, politici ed ereditiere di “scendere” attraverso la terrazza del 103° piano e raggiungere i night club sulla 5th Ave o direttamente Broadway per assistere all’imperdibile spettacolo serale del Belasco Theater.
Il progetto fu abbandonato quando ci si rese conto del pericolo derivante dai fulmini e dal corridoio d’aria che attraversava Manhattan in quel particolare punto ed il pennone venne poi allungato ed utilizzato come supporto per antenne e ripetitori radio e tv.
Ma il mito dello Zeppelin rimase, anche quando i dirigibili per una serie di tragici eventi – lo Zeppelin LZ 127 che prese fuoco nei pressi di New York e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale – cessarono di trasportare passeggeri oltreoceano e divennero strumenti di propaganda al servizio del regime nazista.
Oggi sul Lago di Costanza, a Friedrichshafen – la cittadina in cui venivano costruiti gli Zeppelin, il primo prototipo si alzò esattamente da qui sul lago di Costanza più di 100 anni fa, ed in cui ancora vengono prodotti modelli operativi per l’Europa e per l’Artico – è possibile rivivere l’epopea e la magia di quel mondo lontano.
Lo Zeppelin Museum è allestito nell’antica stazione ferroviaria di Friedrichshafen e si sviluppa su una superficie di circa 4000 mq.
Il museo racconta attraverso documenti d’epoca, cimeli, fotografie, cartoline ed una fedele ricostruzione di 1/32° dell’LZ/129, l’intera storia dei dirigibili Zeppelin.
Dall’intuizione del conte tedesco che poi diede il nome al dirigibile, al primo volo del 1 luglio del 1900, ai modelli più famosi e rappresentativi che in un certo senso ne hanno scandito le fasi storiche.
Fino ad arrivare al tragico 7 maggio del 1937 quando lo Zeppelin LZ/127 Hindenburg, l’ultimo a trasvolare il Pacifico, prese fuoco in fase di atterraggio – a causa delle condizioni metereologiche collegate all’elettricità della zona attraversata ed all’infiammabilità degli ormeggi in canapa – a circa 80 km da New York, provocando la morte di 35 persone tra passeggeri e equipaggio e decretandone di fatto la fine.
Avere la possibilità di visitare lo Zeppelin Museum consente di farsi un’idea ben precisa di quella che era la vita sul dirigibile in volo e di comprendere aspetti e sfumature che hanno contribuito nel tempo a crearne il mito.
Dal 2 luglio 1900 per oltre 30 anni 119 dirigibili hanno attraversato il mondo in lungo ed in largo in ben 63 viaggi macinando 337.000 km.
Gli Zeppelin, che potevano ospitare un massimo di 120 persone, 60 membri dell’equipaggio e 60 passeggeri, necessitavano di almeno 200 persone a terra per l’atterraggio. L’ultimo Zeppelin prodotto prima della Seconda Guerra Mondiale l’LZ/130 fu utilizzato da Hermann Goring per operazioni di propaganda del partito nazista, escludendo definitivamente il trasporto di passeggeri.
Volare in dirigibile non era certo possibile a tutti.
Solo ricchi uomini d’affari, nobili, politici e personaggi del jet set internazionale potevano permettersi una trasvolata oceanica, eppure a differenza di quello che si può pensare non erano certo i costosi biglietti passeggeri il maggiore introito della compagnia.
Gli Zeppelin fecero la loro fortuna con le spedizioni postali.
In prossimità dei grandi centri urbani venivano lanciati dei sacchi con la posta, un biglietto esibito all’esterno assicurava una consistente ricompensa a chi li avesse consegnati al più vicino ufficio postale, consentendone lo smistamento ai diretti interessati.
Un sistema geniale che assicurava, assieme al trasporto di auto, piccoli aerei, persino motociclette, oggetti d’arte ed animali rari, il prospero sviluppo dell’economia dell’intera azienda.
Oggi nello Zeppelin Museum è possibile visionare molti cimeli originali relativi a vari dirigibili, inclusa l’ultima autentica gondola motore esistente, proprio quella dell’LZ 127, ed una serie di oggetti, divise, carteggi e rotte tutte riconducibili al periodo d’oro dei dirigibili.
Lo Zeppelin Museum è aperto tutti i giorni, da maggio ad ottobre dalle 9,00 alle 17,00 e da novembre ad aprile dalle 10,00 alle 17,00.
Il prezzo di ingresso – che include anche le mostre temporanee – è di 9 euro per gli adulti e 4 per i bambini.
La visita richiede almeno due ore.
La sede del museo si trova direttamente sul molo di Friedrichshafen, al n.22 di Seestrasse.
Per ulteriori informazioni sul museo e per organizzare la visita includendo altri luoghi turistici vicini potete consultare il sito ufficiale dell’Ente del Turismo del Bodensee.