In Inglese
Visitare la Stiftsbibliothek di San Gallo, la biblioteca che ha ispirato il celebre romanzo “Il nome della Rosa”, di Umberto Eco.
Un’esperienza speciale, intensa e probabilmente unica.
Un emozionante viaggio a ritroso nel tempo attraverso storia, letteratura, medicina, musica, arte, persino gastronomia, amore e dedizione incondizionata.
E la constatazione che è grazie a luoghi come questi – ponti invisibili sospesi tra passato e presente – che è stato possibile preservare nei secoli ciò che siamo, ciò da cui proveniamo ed inevitabilmente in qualche modo dipendiamo.
“Noi viviamo per i libri.
Dolce missione in questo mondo dominato dal disordine e dalla decadenza.”
Riconoscete queste parole?
Sono tratte dal romanzo – e poi meraviglioso film del 1986 con Sean Connery – “Il Nome della Rosa“.
L’autore, Umberto Eco, trascorse ben tre mesi in una delle più antiche biblioteche europee – proprio la Stiftsbibliothek di San Gallo (in Svizzera) per completare il suo libro, lavorando senza sosta sulle biografie e sulle opere dei monaci amanuensi per la definizione e la caratterizzazione dei suoi personaggi.
Poter essere oggi in questo spazio fuori dal tempo e poter visitare la Stiftsbibliothek di San Gallo personalmente non ha davvero prezzo.
La sensazione è quella di trovarsi nel luogo perfetto in cui dialogare col passato, stupirsi, sognare, imparare e trarre insegnamento.
La biblioteca all’epoca nota come Scriptorium – intesa come raccolta dei primi testi dei monaci amanuensi – nacque originariamente in un ambiente adiacente all’Abbazia di San Gallo nell’omonimo monastero benedettino (oggi in parte polo museale e sede di uffici pubblici) fondato nel 612 dal Monaco Irlandese Gallo.
La Stiftsbibliothek che vediamo oggi fu eretta solo intorno al 1760 per volere dell’Abate dell’epoca Celestino Gugger Von Staudach.
Per la struttura, l’elaborata decorazione interna e la quantità di opere preziose contenute al suo interno a Stiftsbibliothek di San Gallo è annoverata tra le più preziose, ricche ed antiche biblioteche al mondo.
170.000 volumi di cui solo 30.000 esposti all’anno.
2000 manoscritti dal valore incommensurabile tra cui 400 risalenti al primo millennio, incluse alcune preziose bibbie miniate del V Sec.
Una mummia egizia risalente al VI sec a. C. gelosamente preservata e la più antica pianta di un complesso monastico al mondo – con tutti gli edifici, le vie di comunicazione, i passaggi, le destinazioni d’uso, persino le differenti coltivazioni degli orti – scoperta per caso sul retro di una pergamena riutilizzata da un monaco per scrivere la Vita di San Martino.
E poi ci sono le sensazioni, il profumo del legno vecchio, delle pergamene e delle copertine dei libri ingialliti dal tempo.
I caratteri decisi della scrittura Quadrata Capitalis, utilizzata dai monaci inserendo le maiuscole in quadrati senza intervalli, un lavoro lungo e difficilissimo, in un’epoca in cui il corsivo era utilizzato esclusivamente dai commercianti e le lettere rimarcate sugli scaffali per indicare i titoli ed i temi trattati in ordine alfabetico, ad eccezione della lettera A, intesa come principio di tutto e riservata esclusivamente alle scritture sacre.
Ed ancora il pavimento intarsiato che scricchiola al passaggio, la copia esatta (l’originale fu trafugato e portato Zurigo) del mappamondo cinquecentesco ispirato ad una delle prime mappe terrestri, quella di Mercatore del 1569, la luce soffusa che entra dalle finestre, le note “a mano” dei monaci- i cosiddetti neomi– sui testi relativi ai canti gregoriani per non dimenticare melodie ed intonazioni dei primi canti gregoriani, le colonnine degli scaffali che si aprono magicamente per mostrare indici e codici e le “ricette” del 1400 dei frati e dei dotti.
Come quelle del medico italiano Antimo sul mangiar sano e sull’uso delle spezie che da anni ispirano i menù stagionali che Ambros Wirth, appassionato di cucina e di storia, ripropone nel suo ristorante Schlössli, poco distante dall’Abbazia.
Per visitare la Stiftsbibliothek è consigliabile noleggiare un’audioguida (disponibile in diverse lingue, italiano incluso, in biglietteria) o meglio ancora farsi accompagnare nell’esplorazione dell’intera sala da una valida guida che riesca con i suoi aneddoti ed i suoi racconti a trasmettere non solo le classiche informazioni storiche – che trovate sul sito ufficiale o nella brochure informativa all’ingresso – ma anche e soprattutto le emozioni, il fascino e la magia, e a far percepire lo scorrere del tempo attraverso i testi antichi, le miniature, i codici, gli spartiti e le pergamene.
La biblioteca è aperta dal lunedì al sabato dalle 10,00 alle 17,00 e la domenica dalle 10,00 alle 16,00.
Riuscire ad ottenere il permesso di consultare i testi contenuti è praticamente impossibile, a meno che non si stiano svolgendo ricerche di particolari interesse e valore storico, in tal caso è necessario richiedere con notevole anticipo un permesso speciale all’Amministrazione cattolica del Canton san Gallo.
Tuttavia sul sito del CESG – Codici Elettronici Sangallesi, una sorta di biblioteca-virtuale, è possibile esaminare gratuitamente tutti i testi presenti nella Stiftsbibliothek, debitamente fotografati e digitalizzati.