Viaggiare… una grande occasione di crescita, comprensione e condivisione.
Oltre alla possibilità di scoprire nuovi mondi, culture e personaggi, il privilegio di poterne raccontare le storie, le particolarità e le tradizioni.
E come sempre sono gli incontri ad avere nel mio viaggio un ruolo predominante.
Come quello con una famiglia davvero speciale che da tempo, nella zona più antica e affascinante di Napoli, porta avanti con successo un bellissimo progetto di recupero e diffusione di una delle più antiche tradizioni della città partenopea, l’arte presepiale napoletana.
In San Biagio dei Librai, una delle vie più tipiche del centro storico napoletano (quella di SpaccaNapoli per intenderci) ho avuto la possibilità di visitare (ai civici 46/47 ed 87) le botteghe artigiane ed il laboratorio (al civico 39 della stessa via) della famiglia D’Auria, una vera istituzione nel campo dei Presepi e dell’oggettistica tradizionale napoletana.
Qui si può trovare davvero di tutto, spettacolari pastori (ognuno diverso dall’altro, persino nelle espressioni, a seconda del ruolo) in abiti settecenteschi, interi presepi lavorati “su misura”, Scarrabattoli (presepi in teche di legno e vetro, creati per essere esposti continuativamente per tutto l’anno), particolari della Natività, come la Sacra Famiglia o il solo Bambinello nella culla di paglia e fieno, un oggetto molto ricercato dagli acquirenti.
Ci sono dei veri e propri piccoli capolavori, particolari di scene di vita quotidiana napoletana del ‘700, periodo in cui nacque e si sviluppò l’arte presepiale, situazioni e personaggi che nel tempo sono entrati di diritto nella complessa e spettacolare tela storica del presepe napoletano.
Il signor Ermanno, che si occupa della vendita diretta ed on line degli oggetti, mi mostra con un certo orgoglio una coppia di pastori, vestiti di tutto punto, fermi nell’istante in cui guardandosi con un gesto d’intesa compiono un passo della Tarantella, un ballo tipico. A guardarli bene si giurerebbe di aver sentito la musica in sottofondo e di averli visti muoversi.
Poi c’é il ciabattino ritratto nel momento in cui ripara la suola di una scarpa, le pescivendole, i venditori ambulanti, le popolane, il pizzaiolo e delle splendide testine di argilla che una volta ultimate e sistemate su un’imbottitura in canapa ed ovatta, munite di mani e piedi in legno e abiti ad hoc, diventeranno le Madonne di alcune delle più belle Natività.
In una stanza del laboratorio la signora Angela, la moglie di Ermanno, cuce e ricama con una pazienza certosina gli abiti dei pastori. Mi racconta che molte delle stoffe utilizzate sono antiche e provengono dallo storico setificio di San Leucio o da tessuti di vecchi paramenti sacri.
E poi c’é Tiziana, la figlia, che si occupa di modellare e dipingere i busti in argilla dei pastori, vederla al lavoro é uno piccolo spettacolo.
Immersa nei suoi colori (molti dei pigmenti utilizzati li crea da sola), circondata dagli attrezzi del mestiere e da una serie infinita di pennelli e barattoli, con estrema calma e tranquillità (diversamente, mi dice, sarebbe impossibile…) trasforma gli stampi in argilla in piccoli capolavori. Dopo averli lavorati li dipinge con colori ad olio fino a sei, sette volte per ottenere quella che nel gergo chiamano pelle d’olio, una rappresentazione realistica della pelle umana.
A lavoro ultimato inserisce gli occhi, creati da piccolissime semisfere di vetro dipinte all’interno e cura gli ultimi particolari.
Daniela e Marco, gli altri due figli, si occupano di oggettistica tradizionale napoletana, i vari Pulcinella, i famosi corni propiziatori, le ceramiche, e curano personalmente due dei tre punti vendita.
Un lavoro di squadra, in questo caso una vera e propria gestione familiare, unico e speciale che si svolge ininterrottamente nell’arco di tutto l’anno e che trova la sua massima concentrazione, come da copione, nel periodo a ridosso delle festività natalizie.
Il made in Italy che mi piace, quello fatto di originalità, fantasia e professionalità, quello che il mondo ci invidia (non immaginereste mai il numero di ordini che arrivano dall’estero alla famiglia D’auria…) e per il quale vale la pena continuare ad impegnarsi.
Un consiglio.
Se avete in mente un viaggio a Napoli, in qualsiasi periodo dell’anno, non perdete l’occasione di fare un giro per San Gregorio Armeno e visitare le esposizioni presepiali D’Auria, anche solo per ammirarne da vicino le fattezze e la cura dei particolari e per farvi raccontare qualcosa di più sulla loro storia.
11 Comments
ma che belli! Brava Simona che ci fai scoprire queste abilità artigianali quasi dimenticate 🙂
Grazie Claudia, un salto nelle tradizioni della mia Napoli.
Un mondo tutto da scorire…
Il tuo “senso” del viaggio e’ molto più profondo di quanto si possa immaginare, ti seguo e ti leggo con un’interesse crescente.
Non cambiare mai rotta,
Anna
Anna, che dire se non grazie.
Io ci provo, magari non sempre nel migliore dei modi, ed il tuo commento é un ulteriore stimolo a seguire la giusta rotta.
Anche noi abbiamo scritto un articolo sui presepi del nostro paese, ma non c’è paragone, non c’è. Napoli li batte tutti.
Grazie ragazzi.
L’arte presepiale napoletana affonda le sue radici nella storia e nella cultura della città stessa, un piccolo gioiello nel gioiello, e merita davvero una visita.
Sarei curiosa di leggere il vostro post, me lo linkate?
Eccolo! Ovviamente qui parliamo di un paesino di 10.000 abitanti!!! 🙂
http://dueingiro.blogspot.it/2014/12/presepiando-per-san-stino-di-livenza-ve.html
Vado a curiosare, grazie 🙂
Vivo a Napoli e manco da S. Gregorio da almeno 5 anni.
Un po’ me ne vergogno 😛
No, davvero!?
Beh adesso che è periodo tocca farci un salto 😉
Un bell’esempio di imprenditoria familiare, ho conosciuto personalmente Daniela, alla quale vanno i miei ringraziamenti nella cortesia che ha usato nei miei confronti, in occasione di una mia visita per un acquisto di un bel Pulcinella.
Consiglio vivamente di fare una visita a questa bottega artigianale del centro storico di Napoli.