I Calcidesi di Cuma fondarono nel V Sec. a.C. nei pressi della preesistente Partenope, una nuova città NeaPolis – in una zona non troppo lontana dal porto e con una posizione lievemente sopraelevata che garantiva esposizione al sole, aria salubre e buon clima.
Seguendo lo schema di Ippodamo, l’architetto di Mileto che aveva codificato le regole base per la fondazione delle città, Neapolis fu organizzata su tre vie principali, chiamate Decumani (in latino, Platee in greco), attraversati da una serie di vicoli, noti come Cardini (in latino, Stenopoi in greco).
Fu proprio nel cuore di questo intreccio di strade che sorse il primo nucleo abitativo della città antica.
Un luogo sviluppatosi poi nel tempo, nei modi più imprevedibili, dominazione dopo dominazione, cultura dopo cultura e divenuto oggi un magnetico e suggestivo labirinto di tesori, opere d’arte, vita, colori, tradizioni e sapori.
Inizia esattamente da qui la “mia” Napoli da non perdere.
Parto.
Non dimenticherò né la via Toledo né tutti gli altri quartieri di Napoli;
ai miei occhi è, senza nessun paragone, la città più bella dell’universo
(Stendhal – 1817)
Nel Decumano Centrale o Maggiore – che corrisponde all’odierna Via dei Tribunali – nel v sec d.C. nei pressi dell’attuale Piazza San Gaetano, fu costruita (su preesistenti costruzioni di epoca romana) una Basilica Paleocristiana dedicata a San Lorenzo, martire nel 258 durante la persecuzione di Valeriano.
La storia riporta che San Lorenzo fu bruciato vivo su una graticola, la tradizione popolare racconta che le sue ultime parole furono “Assum est, versa et manduca” ovvero “(il corpo) è arrostito, giralo dall’altra parte e poi mangia“.
Nel 1234 la Basilica, in realtà poco più di una cappella all’epoca, fu affidata ai frati del neonato Ordine Francescano.
Solo nel 1266, in seguito all’intervento “economico” di Carlo I d’Angiò per un voto fatto durante la Battaglia di Benevento contro Manfredi di Svezia, la Basilica fu completamente ricostruita in stile gotico-francese ed ampliata. La Chiesa odierna di questa seconda struttura conserva solo il bellissimo portale gotico all’ingresso.
Fu esattamente qui che nel marzo del 1336 Giovanni Boccaccio incontrò per la prima volta Maria d’Aquino, che poi divenne immortalata nei suoi scritti come Fiammetta.
Apparve agli occhi miei la mirabile bellezza della prescritta giovane venuta in quel loco (…)
i lucenti occhi della bella donna guardarono nei miei
(G. Boccaccio – Il Filocolo)
Nel 1343 Francesco Petrarca soggiornò nel vicino convento in attesa di essere convocato dal re Roberto d’Angiò che da persona colta qual era avrebbe dovuto “esaminarlo” per poi “incoronarlo” sommo poeta.
Petrarca ricorda nelle sue memorie di un violento temporale abbattutosi sulla città e della conseguente fuga assieme ad un gruppo di frati all’interno della chiesa per rifugiarsi e per pregare il Dio affinché ponesse fine al flagello.
Cosa che accadde in breve tempo, trasformando nell’immaginario collettivo popolare la Basilica di San Lorenzo Maggiore in un luogo miracoloso.
Nel 1442 all’interno della Chiesa fu esposto “in sospensione” nel mezzo della navata centrale il carro trionfale con cui Alfonso d’Aragona entrò vincitore a Napoli spodestando di fatto la monarchia degli Angioini.
A quanto dicono le fonti trascorsero diverse decine d’anni prima che il carro manifestasse segni di cedimento obbligando i frati a smontarlo.
E veniamo a tempi più recenti.
Nel 1958 durante i lavori di rifacimento del pavimento si scoprì che al di sotto del livello di calpestio dell’antica struttura paleocristiana della Chiesa c’era una strada.
Solo diverso tempo dopo si appurò che si trattava di un cardine di epoca romana, il segno dell’antica suddivisione del nucleo storico. La scoperta diede il via ad una serie di scavi archeologici che riportarono alla luce qualcosa di meraviglioso.
Uno scavo archeologico completato nel 2000, non senza difficoltà economiche e logistiche, dall’archeologo e professore Antonio De Simone.
I risultati sono visibili ed accessibili a tutti, è possibile infatti partecipare a visite guidate organizzate dalla Neapolis Sotterrata – qui trovate tutte le informazioni per prenotare – e intraprendere un emozionante viaggio a ritroso nel tempo, nella Napoli Greco-Romana.
Al di sotto del bellissimo Chiostro di San Lorenzo è stato identificato l’antico macellum, ovvero il mercato con le botteghe artigiane ed alimentari (le medesime che si possono ammirare nel sito archeologico di Pompei), impressionantemente simili a quelle che si trovano oggi lungo la Via dei Tribunali.
Sotto il macellum è stata rinvenuta l’area dell’agorà greca, con il selciato in tufo.
In altri ambienti del complesso sono stati recuperate strade lastricate di epoca neroniana con edifici costruiti su preesistenti mura greche risalenti al V sec. a. C.
Tra questi l’Aerarium, il luogo dove veniva custodito il tesoro cittadino, in alcuni ancora visibili i segni delle sbarre di ferro poste per ovvi motivi alle finestre e quelli di una porta di sicurezza che dava accesso ad una sorta di camera blindata in cui presumibilmente si conservava l’oro cittadino.
Tra le tabernae, ovvero le antiche taverne rinvenute in quest’area si riconoscono una fullonica, una lavanderia con le vasche per la pulizia, una pescheria, riconoscibile dai banchi inclinati per far colare l’acqua dal pescato fresco ed un pistrinum, un forno, con una finestra della parete adattata a passavivande.
Dettagli che impressionano con una quotidianità a noi familiare, come se in realtà in più di 2000 anni non fosse cambiato poi molto.
Un ultimo accenno va alle condutture per l’approvvigionamento idrico del mercato – ben visibili ovunque – collegate ai resti di una grande cisterna di epoca greca ed alla presenza di un Criptoportico perfettamente conservato, che con la sua architettura testimonia il concreto passaggio dalla Napoli greca a quella romana.