Come si fa a diventare un travel blogger?
Iniziate a chiedermelo in diversi ed io sono sinceramente in imbarazzo nel rispondervi perchè penso di essere la persona meno adatta a darvi questo genere di consiglio.
Mi spiego meglio.
Quando ho aperto il blog e gli ho dato parte del mio nome con l’aggiunta della dicitura travel blogger l’ho fatto semplicemente perchè ispirata da alcuni famosi travel blogger stranieri che seguivo affascinata ed incuriosita da un pò.
Quelli che viaggiano prima da soli, e tanto, e poi raccontano attraverso la scrittura (e cavoli se sanno scrivere e farti venir voglia di andarci sul serio in un posto…), che ci mettono la faccia e l’esperienza, che creano progetti, che ispirano le destinazioni, che mettono il viaggio al centro di tutto senza inutili divismi, professionisti insomma, gente preparata e seria che ha fatto di questo stile di vita un lavoro bello ed appassionante.
E confesso che ora, col famoso senno di poi, quel travel blogger lo eliminerei volentieri.
Perchè spesso le cose a conoscerle a fondo sono un tantino diverse da come le si immagina, soprattutto in un paese come il nostro, bellissimo ma a tratti confuso ed indisciplinato, specie in determinati ambienti dove le regole (almeno quelle dettate dal buon senso) sono poche e per niente chiare.
Quindi, una volta per tutte, vi dirò (in barba alle decine di post-decalogo su come diventare travel blogger che trovate sul web) come dovrebbe essere per me un travel blogger (e come sono io di conseguenza) anche se ho il sentore che questa definizione non piacerà ad una buona parte degli addetti ai lavori, chiamiamoli così.
Per parlare e raccontare di mondo devi averne visto una bella fetta per i fatti tuoi (e non solo attraverso uno o più risicati blog tour di 4 giorni), devi aver studiato, sperimentato, assaporato, vissuto sulla tua pelle, imprevisti e brutte esperienze incluse.
Se vuoi creare progetti e lavorare attraverso di essi devi sapere di cosa parli, e soprattutto devi sapere come muoverti, e questa cosa te la da solo l’esperienza sul campo.
E dovrai avercene di passione, di costanza e di forti motivazioni che vanno oltre il viaggetto gratis serviti e riveriti, perchè se davvero punti a farne un lavoro (e non solo markette, perdonatemi il termine, o pubblicità senza alcun nesso logico con quello che fai e racconti, magari solo per tirare su qualche centinaio di euro o un gadget in più) dovrai scrivere ed investire parecchio (anche economicamente) sul blog, sulla tua personale formazione (Seo, social, marketing, ecc…) e sui viaggi, che comunque continuerai a fare per arricchire te stesso ed il tuo bagaglio esperienziale.
Dovrai essere in grado di interagire con i tuoi lettori, coinvolgerli, emozionarli, stimolarli e mostrare loro le cose attraverso i tuoi occhi senza snaturarti troppo in base ai lavori richiesti, ricorda che se ti seguono é perchè apprezzano il tuo modo di raccontare ed in un certo senso si fidano di te, cerca di non deluderli dietro il miraggio di un viaggio gratis o di un facile guadagno.
Se un lavoro non rispecchia la tua “nicchia” o il tuo modo di viaggiare dovrai avere il coraggio di non prenderlo.
Dovrai avere i tanto decantati (e talvolta ahimè gonfiati e comprati) numeri, certo e per questo ti ci vorrà oltre alla costanza una buona preparazione o assistenza in materia di Seo, ma dovrai anche, e soprattutto, offrire contenuti ricchi ed interessanti, spunti e consigli che possano realmente essere d’aiuto, dovrai sforzarti di scrivere bene e ricontrollare i testi per gli eventuali errori ortografici e di battitura, anche quando non ne avrai voglia.
Poi, se avrai raggiunto un discreto livello di interesse, arriveranno le prime richieste di collaborazione, qualche magro guadagno, i post per altre testate, la pubblicità, i cosiddetti blog tour ed i viaggi stampa e lì starà a te decidere come e cosa accettare in base all’esperienza che avrai fatto ed al percorso che avrai deciso di far prendere al tuo blog ed al tuo lavoro.
Io ho scelto volutamente di continuare a viaggiare per lo più su miei progetti lavorativi, ho scelto di inseguire un obiettivo qualitativamente alto e decisamente ambizioso, in primis quello di riuscire a collaborare, forte della mia esperienza sul campo, in maniera costruttiva e professionale come freelance e web writer specializzata per la promozione del turismo americano in Italia, ed ho impegnato tutte le mie energie ed i miei studi in questo senso.
Ho scelto di lavorare da sola su più piani, blog, guide specifiche, itinerari personalizzati, promozioni mirate.
Ho scelto di non cedere alla pubblicità a tutti i costi ma di rimanere fedele alla nicchia del mio blog, di dare spazio e risalto principalmente a realtà legate al turismo ed ai luoghi, alle strutture ed agli itinerari che conosco davvero, che ho provato personalmente e che sento realmente di consigliare.
Ho scelto consapevolmente di partecipare a pochissimi viaggi stampa e comunque solo nelle occasioni in cui locations e programma siano coerenti con l’indirizzo del mio lavoro e con le mie capacità e che mi lascino la possibilità di muovermi anche in autonomia, per me condizione imprescindibile.
Come puoi consigliare ed ispirare una destinazione se in parte, compatibilmente con le logiche di promozione turistica, non hai avuto modo di esplorarla anche un pò da solo!? Incuriosito non so da un consiglio, dal racconto di una guida, da uno spunto legato ad un preciso aspetto del tuo blog, magari particolarmente interessante per te e gradito ai tuoi lettori.
Ho scelto in sostanza di restare fedele a me stessa ed al mio modo di scoprire e raccontare il mondo e di continuare ad ispirarmi a quei travel blogger stranieri cui accennavo all’inizio (un esempio lampante é Michael Hodson) che hanno fatto della loro grande passione un lavoro splendido e stimolante, senza eccedere mai, in un equilibrio quasi perfetto tra il viaggio, la professionalità, la serietà ed il guizzo geniale capace (come pochi) di ispirare un luogo.
Questa sono io e questo e il mio blog, il mio mondo fatto di viaggi e di racconti, di incontri stimolanti, di lavori sudati ma soddisfacenti, di umiltà e tanta voglia di crescere, di idee e di progetti originali.
Prendete le mie parole come il consiglio di un’amica, lungi da me l’idea di voler insegnare, come si suol dire, qualcosa a qualcuno. Si tratta di brevi pensieri sparsi, qualche considerazione ed una risposta personalissima ad una domanda che ormai sempre più spesso mi rivolgete.
Nulla più di questo.
E adesso continuiamo a parlare e raccontare di viaggi, che é poi quello che so far meglio!
31 Comments
ciao Simo,
rompo il ghiaccio dei commenti per prima e spero siano in tanti a volerti lasciare un’opinione visto che il post e l’argomento lo meritano. Io concordo su molti punti affrontati, il viaggio al centro di tutto, la conoscenza del mondo in autonomia (ma è una grande fortuna, bisogna riconoscerlo), l’esperienza sulla propria pelle prima di ogni ipotesi di apertura di un travel blog. Come ben sai la mia posizione è un pò fuori dal coro e condivido le tue scelte. Soprattutto come dici condivido “il buon senso” e soprattutto il modo rispettoso di portare sul web certe tematiche, un pò spinosette e sempre fonti di dibattiti infiniti.
C’è un punto oggi di grande confusione e su cui continuo ad avere molte perplessità: il travel blogger come lavoro. Forse sono io ad aver ancora parecchia strada da fare e devo ascoltare qualche “influencer” sull’argomento, ma io sono ancora dell’opinione che sia mooooooooolto difficile farne un lavoro. A meno di non sposare logiche pubblicitarie, fare di sè stessi un brand, scegliere qualcosa che colla libertà del viaggio c’entra davvero poco. Si può fare se piace ed uno ha capacità, ma è altro.
E quello che temo, per i più giovani, è che si illudano di possibilità lavorative facili, di sirene che cantano di viaggi lontani e gratuiti, di “bella vita”, migliaia di like, un cappellino di paglia sulla testa e un post a poco prezzo (personale intendo). Secondo me invece, il prezzo è molto alto, non tutti hanno le caratteristiche, le capacità, la volontà di ferro e le situazioni familiari per poterlo fare, alcuni magari dopo aver approfondito la questione cambiano rotta. Pochissimi possono farcela, e non è detto che sia una scelta adatta a tutti.
Secondo me il blog è solo un punto di partenza, una vetrina, un grimaldello, un hobby a cui dedicare tante energie e da cui ricevere soddisfazioni. E basta. Il lavoro sta da un’altra parte, ha altre forme. Poi se uno ce la mette tutta e magari ha obiettivi chiari e capacità, può anche farcela a farli combaciare.
L’importante è non aprire un travel blog credendo di fare viaggetti gratis senza avere alle spalle esperienze da viaggiatore tue perchè non credo si arrivi molto lontano e poi il lettore si rompa le scatole alla svelta. Ma, come dici tu scegliere una nicchia, un obiettivo, una strada propria, cucita su misura su sè stessi.
Il che implica consapevolezza, scelta e anche una discreta botta di c**o 😛
Monica
Hai detto bene Monica, il blog e’ un punto di partenza… io miro lontano e sto lavorando in quella direzione ed infatti non parlo di guadagni facili.
E questo post-risposta spero faccia riflettere i giovani che pensano che sia tutto rose e fiori e che si viaggi gratis!
Uno non e’ questo l’obiettivo, due la strada e’ lunga. Tre i fantomatici blog-tour non devono essere il fine (talvolta assisto tristemente alla lotteria di chi se li aggiudica, manco si trattasse di un trofeo) ma uno strumento in piu’.
Io non ho nulla contro questo tipo di promozione, anzi ma va vissuta con le dovute misure e con la necessaria esperienza che solo un bagaglio di viaggio individuale puo’ dare.
Per quel che riguarda la “botta di c…” hai ragione da vendere… 😉
ecco la sintesi di tutto, il “bagaglio di viaggio individuale” come strumento di partenza… ma pare che oggi sia superfluo e che noi siamo ormai vecchie caffettiere 🙂 ciao cara
Eh ma quelle il caffe’ lo fanno sempre buono!!
Io credo che la strada sia lunga ma che le cose possano cambiare… 😉
concordo!! #crossfingers
Care! Che piacere leggervi!
Grazie, detto da te ha il suo valore… un abbraccio!!
Cara Simo, ho letto il tuo post sorridendo. Un po’ perché ho da settimane nelle mie bozze un post molto simile e un po’ perché immagino l’espressione di molti blogger al leggerlo.
Un abbraccio!
Grazie Silvia, ma lo sai che mentre lo scrivevo pensavo la stessa cosa!?
Spero possa essere illuminante per quanti pensano che questa professione sia tutta rose e fiori… 😉
Un post che condivido parola per parola, virgola per virgola.
Finalmente qualcuno ha il coraggio di dire che “Per parlare e raccontare di mondo devi averne visto una bella fetta per i fatti tuoi (e non solo attraverso uno o più risicati blog tour di 4 giorni)”. I blog tour possono essere molto utili se fatti bene, ma non sono viaggi!
Brava Simona!
Hai colto in pieno il senso del post.
Io non sono contro i blog tour ma contro l’uso errato che se ne fa…
Aspetta aspetta, com’è che hai scritto … “Per parlare e raccontare di mondo devi averne visto una bella fetta per i fatti tuoi”… ecco, in questa frase hai detto proprio tutto.
Non è da tanto che ho aperto il blog e conosciuto questa specie di realtà parallela fatta di viaggiatori veri e ciarlatani, e devo dire che affinare lo sguardo e capire chi rientra in una categoria e chi nell’altra non è stato poi troppo difficile. Non sono mai voluta entrare nell’argomento con un post, ma chi mi conosce di persona sa perfettamente come la penso e tu con questo scritto mi rappresenti molto. E più passa il tempo, più conosco e leggo, più mi rendo conto che chi vive solo di viaggi sponsorizzati andando dalle Alpi alle Ande e dal Manzanarre al Reno è ridicolo come neanche immagina.
Io sostengo che anche per poter lavorare con viaggi stampa e varie (che nn rinnego assolutamente, anzi usati e fatti con criterio sono un ottimo mezzo di promozione) è necessaria una base propria di viaggio, quella conoscenza e quella sicurezza che vengono dall’esperienza diretta!! 😉
P.S. Prova a dirglielo che son ridicoli, ti diranno che sei te che non sei professionale e che, naturalmente, rovini la categoria
Bellissimo post Simona, lo condivido in pieno! Sono nuova di questo mondo, e ancora ne devo capire bene tutti i meccanismi, ma anch’io ho notato che spesso viene travisato il concetto di viaggio. Non sono contraria ai viaggi stampa o a prendere contatti con hotel e enti del turismo, sia perché viaggiare richiede comunque un investimento economico che non tutti possono permettersi alla stessa maniera, sia perché ho provato personalmente che gli enti del turismo possono fornire veramente informazioni utili, piacevoli visite guidate alla scoperta di posti meno conosciuti di una data città e altre cose molto interessanti. Ma tutto ciò è per me un di più, un piacevole accessorio di un viaggio che ho pianificato io in prima persona, divertendomi a scegliere itinerario, alloggio, musei ecc. sempre in base ai miei gusti ed esigenze personali. Viaggiare esclusivamente tramite tour guidati e organizzati in tutto e per tutto, che durano pochi giorni e che coinvolgono molte persone che non si conoscono nemmeno, non lo trovo molto diverso dai viaggi comitiva dei cosiddetti “turisti” che odio, dal momento che viene meno tutto il fascino e l’emozione di un viaggio vero.
Non ho mai affrontato l’argomento perché, come ho detto prima, sono nuovissima di questo mondo, e temevo che questa fosse solo una mia visione. Sono felice di vedere che ci sono tanti viaggiatori veri, con tanta competenza ed esperienza (anche più della mia che viaggio solo da 5 anni-lottando contro una famiglia di assoluti sedentari XD), con cui confrontarsi e da prendere come esempio e fonte di ispirazione!
Questo post dovrebbero leggerlo attentamente in molti, interiorizzando ogni singola parola!:)
Comunque, buon lavoro per oggi a Milano, ti seguo con grande interesse.;)
Grazie per il tuo commento e le tue parole Antonella.
Ci tengo comunque a precisare che non sono contraria ai viaggi stampa e ai contatti con gli enti del turismo, ci mancherebbe io stessa collaboro spesso con quelli americani, ma all’uso distorto che se ne fa.
Per questo ritengo che una base di vissuto di viaggi personale sia fondamentale per poter incanalare poi tutto nella giusta prospettiva, se no si ottiene sempre quel discutibile effetto “gita scolastica”, decisamente poco professionale e costruttivo tanto per gli Enti quanto per i fruitori del messaggio 😉
P. S.
Grazie x l’incoraggiamento x Milano.
È stata una gran bella esperienza, mi ha arricchito parecchio…. Qui non si finisce mai di imparare!
Sono contenta! Proprio in questi giorni guardavo i tuoi itinerari nel sud..mi sono innamorata di Charleston e Atlanta. Troppo belle!
Riguardo al post, condivido tutto. E poi, le gite scolastiche hanno il loro fascino, ma solo ad una certa età!;)
m questo post è super galattico! Lo condivido in tutto ma specialmente in una parte: Per parlare e raccontare di mondo devi averne visto una bella fetta per i fatti tuoi
grande, grande, grande
Sono felice che anche te (gran viaggiatrice prima e travel blogger poi) la pensi cosi’ ma ci tengo a precisare che e’ solo il mio punto di vista, non un manuale su come diventare travel blogger… quelli li lascio a chi afferma con convinzione assoluta di avere molta piu’ “esperienza” di me in materia, e poi magari viaggia solo x blog tour 😉
Condivido tutto quello che hai scritto e vorrei dire una cosa. Non è detto che non lo si faccia solo per hobby o solo per avere un diario virtuale sui viaggi fatti, questo per me è molto importante e deve essere la regola principale,lavoro o non lavoro. In fondo il nostro blog è nato per questo.
Poi che si venga chiamati travelblogger a me personalmente non interessa, non mi sono mai piaciute le etichette e poi le gente può pensare quello che vuole. L’importante è fare le cose con il cuore ed essere sempre sinceri verso noi stessi e verso chi si legge.
Ottimo post, Ciao 😉
Chiara
Grazie!!
Bello. Brava. Bis!!!
La mia domanda invece è: se scrivo per raccontare di un viaggio, quel viaggio secondo me per essere condivisibile o è una “vacanza”, cioè deve essere simile a quella che fanno il 99% del resto della popolazione mondiale, o deve essere un racconto, una favola, una storia, e qui la licenza poetica, le immagini ed il talento narrativo la fanno da padrone.
Tutto il resto mi lascia perplesso proprio per quello che è, ovvero contradditorio a ciò che dovrebbe essere…
Sii felice!
Bel post, serio, utile e per riflettere. Come tutto il blog.
Grazie Caterina.
Io ho riportato con estrema sincerità la mia personale esperienza, in barba alle decine di post decalogo su come diventare travel blogger che ne raccontano di ogni… magari può essere utile a chi ha le idee un po’ confuse 😉
Non sai quanto è raro leggere un blog, in questo caso il tuo articolo, ed avere la sensazione di averlo scritto tu di primo pugno. Hai perfettamente riassunto in un unico articolo i sacrifici, lo spirito e la metodologia del blogger, quello serio, no l’egoblogger come lo chiamo io.
La cosa più difficile, e credo che tu lo abbia ben descritto, è il restar fedeli al proprio target pur essendo magari di nicchia. Io mi sforzo di lavorare proprio in questo, promuovo e racconto della città in cui vivo da 12 anni e consiglio come visitarla e viverla non da turisti.
Non ho la pretesa di essere una “travel blogger”, sorrido con le etichette, ricordo quando scrivevo la mia tesi di laurea nel 2006, quando si parlava anche pochissimo di blog, ed io caparbia come sempre decisi che avrei scritto una tesi sperimentale proprio su questo neouniverso. Non voglio divagare, volevo solo ringraziarti. Il tuo articolo è arrivato esattamente nel momento giusto!
Grazie ancora per aver scritto e condiviso con noi il tuo punto di vista.
Un caro saluto atlantico
L.
Grazie per il tuo commento Lilly.
E’ sempre più difficile in questo mondo per i lettori districarsi tra realtà e, diciamo così, “fantasia”.
Io ho cercato di essere onesta e di raccontare sinceramente la mia esperienza.
Il lavoro serio e la professionalità non si costruiscono con l’ego e la smisurata (ed ahimè vuota) saccenza, ma con i sacrifici, l’esperienza e lo studio 😉
Concordo Simona! Sono approdata al mondo del travel blogging per caso dopo tanti anni di viaggi e di esperienze di studio e lavoro all’estero assolutamente personali e, spesso, ciò che vedo non è esattamente quello che mi aspettavo. È un peccato quando tutto si trasforma in business perdendo quella genuinità e sincerità iniziali che, forse, non pagano subito, ma che, alla lunga, si rivelano il segreto di una gratificazione durevole. Buoni viaggi da una campana come te! 🙂
Grazie Marianna, buoni viaggi a te!
Vabbeh avevo lasciato un commento che poi non so perchè è sparito ed ha lasciato il posto ad un altro. Cerco di riassumere….scrivevo che da tempo mi interrogavo sui punti che hai snocciolato e devo dire che fa piacere che sia una grande di questo mondo a fare luce scrivendo nell’ottica della trasparenza, del coraggio e del fare le cose col cuore. Io non credo di essere”degna” di essere chiamata travel blogger anche se ho un blog, anche se mi piace raccontarmi e anche se viaggio. Quello che mi piace però è l’dea di essere fedeli alla propria nicchia. Tante volte ho pensato che ci sarebbero state altre strade molto più veloci ma poi avrei snaturato il mio modo di pormi nei confronti dei miei lettori. Sono profondamente convinta che sia necessario essere fedeli a se stessi ma , ancora di più , essere leali e ragionare col cuore. Questo è vero per il mondo reale ma anche per quello del web. Non fa differenza ed io continuerò col mio mantra delle solocosevere….grazie ancora delle tue bellissime parole. Se trovi anche un altro commento in moderazione ed è simile a questo, ti chiedo scusa ma qcs non ha funzionato al primo invio! Ciao SImona!
Esser chiamati Travel blogger o meno poco importa, l’importante è la passione e la trasparenza e la coerenza… che te hai!
Continua così ?