Torno a parlarvi di una Napoli da scoprire sempre più insolita, bellissima ed a tratti commovente.
Questa volta non si tratta esclusivamente di luoghi o percorsi ma di persone speciali, persone che con il loro operato hanno contribuito a rendere ancora più umana, immensa e magnanima – nel senso più puro del termine – la capitale partenopea.
Napoli città d’arte, cultura, gastronomia e santi, dicono.
Ecco, questa volta è proprio di un grande medico campano, divenuto poi santo, che vi voglio raccontare.
Della storia, dell’esempio, dei luoghi e dei miracoli di San Giuseppe Moscati.
“Ama la verità, mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paura e senza riguardi.
E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo.
E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”
(San Giuseppe Moscati)
Un malore fatale lo colse 12 aprile del 1927.
Moriva così a soli 47 anni il Dott. Giuseppe Moscati, consumato dall’incessante impegno profuso nel soccorrere gli ammalati, i diseredati e i numerosi poveri che vivevano ai margini della società.
Figlio di un giudice in carriera e di una nobile campana Giuseppe Moscati era nato a Benevento il 25 luglio del 1880 ma aveva poco dopo seguito la famiglia a Napoli, dove si era prima diplomato con lode al Liceo classico Vittorio Emanuele II e poi laureato in medicina a soli 23 con il massimo dei voti.
Cattolico fervente, aveva da subito inteso la medicina come apostolato.
Aveva superato brillantemente numerosi concorsi pubblici mostrando di base una meravigliosa ed innata umanità e comprensione nei confronti del prossimo.
A 31 anni aveva assunto la nomina di aiuto ordinario presso gli Ospedali Riuniti di Napoli e – su proposta dell’illustre clinico Antonio Cardarelli – aveva conseguito la libera docenza.
Alla porta del suo studio (ed appartamento) in Via Cisterna dell’Olio in pieno centro storico a Napoli c’era sempre la fila di malati, poveri e bisognosi.
Moscati – soprannominato a ragione il medico dei poveri – si prodigava per tutti, anche economicamente, senza risparmiarsi. Attingeva la sua straordinaria forza morale dalla fede, dalla preghiera e dalla quotidiana frequenza della Chiesa del Gesù Nuovo, dove oggi riposa e dove tutto, nelle sale a lui dedicate, lo ricorda.
Sulla sua santità – dichiarata ufficialmente da Papa Giovanni Paolo II il 25 ottobre del 1987 – si raccontano numerosi miracoli ed episodi inspiegabili di guarigioni improvvise a lui attribuiti.
“Per indole e vocazione il Moscati fu innanzitutto e soprattutto il medico che cura: il rispondere alle necessità degli uomini e alle loro sofferenze, fu per lui un bisogno imperioso e imprescindibile.
Il dolore di chi è malato giungeva a lui come il grido di un fratello a cui un altro fratello, il medico, doveva accorrere con l’ardore dell’amore.
Il movente della sua attività come medico non fu dunque il solo dovere professionale, ma la consapevolezza di essere stato posto da Dio nel mondo per operare secondo i suoi piani, per apportare quindi, con amore, il sollievo che la scienza medica offre nel lenire il dolore e ridare la salute”
(Papa Giovanni Paolo II)
Tra tutti il popolo napoletano ricorda spesso il miracolo avvenuto a Napoli nella sua abitazione poco tempo dopo la sua morte.
Un uomo si recò da lui per una cura per un brutto male, fu visitato, ricevette la prescrizione con la rassicurazione che tutto sarebbe andato per il meglio ed andò via.
All’uscita dallo stabile il portiere chiese all’uomo da che appartamento proveniva e l’uomo rispose che era stato ricevuto e curato dal Dott. Moscati ed il portiere – visibilmente scosso – gli rispose che non era possibile visto che il dottore era morto da una settimana.
E’ possibile effettuare nel pieno centro storico di Napoli un breve itinerario per scoprire i luoghi della vita e della storia di San Giuseppe Moscati.
Un percorso semplice e veloce, fattibile in un paio d’ore al massimo.
Partendo proprio dalla sopracitata Chiesa del Gesù Nuovo, nell’omonima piazza, in cui il santo riposa in un sepolcro di bronzo in una cappella laterale della chiesa. Ci si può fermare in preghiera sulle panche in legno o nei pressi della statua a grandezza naturale (sempre di bronzo) che lo ricorda e commemora.
Sempre all’interno del Gesù Nuovo a pochi metri dalle sue spoglie mortali è possibile visitare le stanze in cui sono stati trasportati gli arredi originali della casa-studio di Giuseppe Moscati (donati dall’amatissima sorella Annina dopo la sua morte), inclusa la poltrona dove spirò alle tre del pomeriggio del 12 aprile 1927.
Sulle pareti sono esposte delle teche con tutti i suoi strumenti medici, il ricettario, il camice ed alcuni vecchi articoli che parlano del medico dei poveri, mentre in alto sono visibili una parte dei tantissimi ex-voto a lui dedicati per grazia ricevuta.
San Giuseppe Moscati è ad oggi – quasi al pari con San Gennaro – tra i santi più amati e venerati dai napoletani, e non solo.
Tappa finale di questo breve itinerario è la sua casa-studio in Via Cisterna dell’Olio n.10, a pochi metri dalla Chieda del Gesù Nuovo.
L’edificio, al cui esterno è posta una targa che ricorda “il luogo in cui visse ed operò dedito a fede, carità ed amore per il malato e la scienza l’insigne medico e professore”, versa oggi purtroppo in condizioni di grave degrado.
A quanto pare il Comune di Napoli, titolare della proprietà, non riesce a reperire i fondi per ristrutturarlo, trattandosi di un palazzo di notevole valore storico e “sacro” sembra tuttavia che molte associazioni private si stiano muovendo per raccogliere finanziamenti.
L’appartamento di San Giuseppe Moscati è abitato oggi dalla signora Elena Fazio che si occupa personalmente della difficile manutenzione dell’immobile (pur essendo in affitto) ed è ben lieta di mostrare le stanze del santo, che ormai considera come “uno di famiglia”, a fedeli e devoti.