Cosa vedere ad Hiroshima, la mia visita speciale, la storia, le emozioni e l’incontro con l’Uomo degli Origami.
“Ma lo sa che la fiamma perenne che arde al centro del Memoriale della Pace di Hiroshima verrà spenta soltanto il giorno in cui nel mondo anche l’ultima arma nucleare verrà distrutta?”
Le parole, in un inglese approssimato, delicate eppure ferme, di quella fermezza serena e pacata che viene dalla convinzione di essere nel giusto, mi arrivano alle spalle proprio nel momento in cui rivolta verso lo scheletro della Cupola dell’Industrial Promotion Hall, tentando di scattare alcune foto, vengo come assalita dalla potenza simbolica ed emotiva di quelle poche pareti rimaste in piedi, realizzo per davvero, forse per la prima volta, l’immane tragedia che si é vissuta in questo luogo.
Non avendo compreso bene, convinta che la frase non fosse destinata a me, continuo a fissare la cupola con l’obiettivo quando nella parte bassa dell’inquadratura, a sinistra, compare un piccolo uccello di carta rosa, un origami.
Istintivamente scatto la foto, poi mi giro e lui é lì davanti a me sorridente, armeggia con quel volatile di carta, mi prega di tirare all’indietro la piccola coda di modo che io possa rimanere sorpresa dall’improvviso battito d’ali, un giochino che a quanto pare conosce bene, considerato il numero consistente di piccoli lavori in carta che ha sulla panchina dietro di noi.
Incuriosita gli chiedo il perché e lui mi risponde che viene qui spesso a regalare origami alla gente che visita il memoriale, la sua é una protesta pacifica, in cambio del suo piccolo lavoro di carta chiede alle persone di impegnarsi, ognuna a modo suo, affinché le 20 testate nucleari ancora presenti nel mondo vengano distrutte.
No more Hiroshimas, mi ripete di continuo sottolineando che sia questa la vera battaglia da perseguire insieme a tutti gli stati del mondo.
Nessuna polemica politica, nessuna ennesima ed infruttuosa distinzione tra Nazioni cattive e buone, nessun rancore o odio, semplicemente una richiesta… no more Hiroshimas.
Ci scattiamo una foto insieme e poco prima di salutarci lui mi consiglia di fermarmi per un momento davanti alla collinetta verde che si trova dopo il boschetto alla sinistra del Cenotafio per le Vittime della Bomba Atomica.
Mi dice che quel tumulo di terra é composto dai resti umani delle 75.000 persone per le quali non é stato possibile effettuare un riconoscimento, mi dice che secondo lui tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero venire qui perché nulla di quello che é stato scritto o raccontato può avere l’impatto emotivo cha ha questo luogo sulla coscienza delle persone.
Poi mi indica sulla cartina l’ipocentro dell’esplosione, che nei programmi originali sarebbe dovuta avvenire sul ponte Ahioi Bashi, proprio adiacente alla Cupola.
Il punto esatto, in una traversa a poche decine di metri al di fuori del memoriale dove oggi sorge una clinica chirurgica, in cui a 600 metri di altezza, alle 8.15 di mattina del 6 agosto del 1945, si é detonata la bomba nucleare che ha raso al suolo Hiroshima, vaporizzando e distruggendo in un solo secondo tutto ciò che di umano e materiale era presente nel raggio di centinaia di metri.
Il resto, aggiunge, sono numeri terribili ed agghiaccianti, 140.000 morti in pochi giorni, 350.000 totali, incluse le persone decedute per le radiazioni dirette negli anni successivi.
Ci salutiamo e mi accorgo che presa dalle sue parole non gli ho neanche chiesto il nome.
Proseguo la mia visita seguendo anche le sue indicazioni e tutto ciò che vedo ed ascolto successivamente acquista, alla luce di questo incontro fortuito, un senso ancora più profondo e concreto.
Questo post é una promessa mantenuta.
Il mio piccolo contributo alla protesta pacifica di colui che ricorderò sempre come l’uomo degli origami.
12 Comments
Questo post e’ da brividi.
Bravissima Simona!
Grazie Anna, una piccola storia che credo meriti di essere raccontata…
Ciao Simona, è bello viaggiare con voi, sembra quasi di leggervi…..
Ovviamente un articolo da rileggere e condividere.
Un saluto da Pistoia.
Grazie Armando, un abbraccio dal Giappone!!
uno dei tuoi post più belli, amica mia!
e lo dico con la pelle d’oca, la stessa con cui ieri ho riabbracciato la vedova di Shlomo Venezia, l’ultimo sopravvissuto del Sommercommand ad Auschwitz. La chiaccherata con lui non la scorderò mai, come tu non dimenticherai mai questo incontro. E stiamo parlando entrambe della stessa manciata di maledettissimi anni …
Un abbraccio a tutti e due
Grazie Monica, sono incontri fortunati. Cose che arricchiscono e fanno riflettere.
A presto, cara!
Veramente emozionante… Il Giappone è una meta che mi manca, ma avrei tanta voglia di visitarlo!
Poi questi incontri sono quei ricordi che porterai sempre nel cuore <3
Hiroshima (come Pearl Harbor) ha un posto speciale nel mio cuore!!
Deve essere un luogo molto toccante che indubbiamente invita alla riflessione.
Assolutamente si!!
Da vedere almeno una volta nella vita…
Claudia mi ha passato questo tuo post… Bellissimo, toccante e vero.. Purtroppo molto vero… Grazie.
Grazie a te per essere passata di qui…