Come fare la valigia perfetta: consigli pratici e suggerimenti utili, frutto di un’ormai trentennale esperienza in giro per il mondo, per preparare il bagaglio per qualsiasi tipo di viaggio, dalle mete fredde a quelle calde, dal long weekend tra città e piccole aree limitrofe all’on the road negli Stati Uniti.
Il viaggio si avvicina, biglietti aerei, stampe delle prenotazioni on line, passaporti, guide, tutto pronto.
Rimane solo una cosa, una piccola cosa che per molti risulta essere un vero incubo, fare la valigia!
Esistono nel web pagine e pagine sulle diverse tecniche da adottare, più o meno valide, su come fare la valigia perfetta per preparare al meglio il bagaglio di un viaggio.
Devo ammettere che io non sono esattamente la persona piu’ pratica di questo mondo.
Mi spiego, appartengo a quella categoria di soggetti, un tantino ansiosi, che nel preparare le valige iniziano a vagliare tutte le possibilità climatiche e ambientali… e se fa freddo, e se poi è caldo, e se piove, e se c’è vento ,e se nevica, e se è umido, e così via.
Per fortuna, con l’esperienza accumulata nel tempo, viaggio dopo viaggio, ho iniziato a razionalizzare la cosa, partendo dal presupposto che bisogna portare con se ciò che realmente può tornare utile, evitando il superfluo, lasciando così un pò di posto per quelli che io chiamo gli acquisti sul campo.
“Ricordatevi, nel comprare una valigia, che durante un lungo viaggio
ci sarà sempre un momento in cui sarete costretti a portarla voi stessi.”
(Paul Morand)
Nel mio bagaglio a mano che in linea di massima non deve superare gli 8/10 kg di peso e delle misure standard, recuperabili on line sui siti delle varie compagnie aeree, non deve mai mancare:
– La mia macchina fotografica, deve essere sempre con me pronta, perchè lo scatto più bello è quello che non ti aspetti.
– Una bustina trasparente con tutto l’occorrente per l’igiene personale, non dimenticando di includere un tubetto di detersivo da viaggio, in flaconcini che non superino i 100 ml.
– Un cambio abiti (intimo incluso), nell’eventualità non tanto remota purtroppo che il bagaglio spedito arrivi in ritardo (o non arrivi per niente).
– Un K-way, un ombrello, occhiali da sole, medicine di prima utilità, antipiretici, antinfiammatori, antibiotici, antidiarroici, cerotti e disinfettante.
– Caricabatterie del cellulare e di tutti i dispositivi elettronici con sè, con adattatori universali per le prese elettriche (che si trovano facilmente in commercio).
Nella mia valigia da imbarcare, preferibilmente rigida o semi rigida (il policarbonato per esperienza personale sebbene più leggero non garantisce alla lunga la stessa resistenza), con un peso massimo di 20 kg per i voli continentali e di 23 kg per gli intercontinentali (in economy class), devono esserci sempre:
– Scarpe da tennis comode, scarpe da trekking, infradito (se non per il caldo, per le docce degli hotel, non si sa mai), un paio di ballerine, che possono sempre tornare utili.
– Forbicine, ago e filo, repellenti per insetti e protezione solare (in luoghi più caldi).
Un piumino d’oca, leggero, non ingombrante e caldo, cappello, guanti e sciarpa, magari di colore neutro perchè più facilmente abbinabili.
Un pile, preferibilmente scuro, un maglioncino, una felpa, alcune t-shirt da indossare negli ambienti chiusi, che generalmente in luoghi freddi possono essere davvero molto caldi.
Due paia di pantaloni pesanti, eventualmente uno con i tasconi, un jeans, un paio di camicie, tre/quattro paia di calzettoni termici.
Una felpa di colore neutro ed una giacca leggera, meglio se impermeabile.
Un golfino ed un paio di pantaloni di cotone, un jeans, due paia di pantaloncini con tasconi, diverse canotte e t-shirt, leggere ed utilizzabili in più situazioni.
Un costume da bagno, un cappellino di tela, un foulard, tre/quattro paia di calzini di cotone ed i “fantasmini” (quei comodissimi calzini leggeri che scompaiono nella scarpa).
“La cosa più importante da mettere in valigia è un libro:
probabilmente nessun compagno di viaggio sarà più generoso, originale, vivace e socievole.
Penne e taccuini, naturalmente.”
(Paul Theroux)