In Inglese
Ancora una volta ho la possibilità – preziosa – di raccontarvi frammenti di una New York insolita, molto lontana dai consueti percorsi turistici e per questo forse più autentica ed affascinante.
Voglio narrarvi una storia fatta di passione, amore e dedizione.
Una storia che parla di vecchi aerei, di prime trasvolate oceaniche, di partenze per il fronte e di guerre. Ma anche di primati di volo, di giri del mondo e di grandi piloti che in un’epoca lontana hanno avuto la capacità e il coraggio di spingersi oltre i limiti conosciuti conquistando record ed influenzando con le loro gesta intere generazioni.
Una storia che spesso ha incrociato il Cinema ed alcuni tra i suoi registi più famosi, regalando nel corso del tempo indimenticabili ed ineguagliabili pellicole.
Pronti a tornare con me nei primi del ‘900?
Si va nella punta estrema di Brooklyn – dove di solito non arriva mai nessuno – per rivivere il fascino e la magia del Floyd Bennett Field, il primo aeroporto di New York, realizzato nel 1931 grazie all’intervento di uno dei sindaci newyorkesi più amati ed indimenticati, Fiorello Henry La Guardia.
Dante è un gentile signore di origine italiana di quasi 90 anni arrivato in America (me lo racconta con non poca commozione) nel lontano 1933 a bordo del Transatlantico Rex, Mario un marines di origine spagnola che é sopravvissuto a due anni di guerra in Vietnam, e poi ci sono Ben, e Bill ed altri ancora.
Tutti piloti americani in pensione, membri dell’HARP, l’Historical Aircraft Restoration Project che opera per conto del National Park Service.
Volontari che si riuniscono quotidianamente nel vecchio Hangar B per rimettere in sesto aerei, cimeli e vecchie glorie di volo e che si impegnano con il loro lavoro e con visite guidate mirate a preservare la memoria storica del Floyd Bennett Field, un luogo in passato molto famoso, uno dei primi e più importanti aeroporti americani del ‘900, oggi purtroppo ingiustamente dimenticato.
Mario, che mi accompagna nella visita, mi confessa – sinceramente sorpreso per il mio arrivo – che sono la prima writer (ho provato a spiegargli un pò di me e del mio lavoro, e lui alla fine ha continuato a definirmi così, una writer) che mette piede qui da molto, moltissimo tempo.
Mi racconta, emozionato come se avesse partecipato fisicamente ad ogni singolo avvenimento citato, le storie ed i momenti salienti del Floyd Bennett Field, parlandomi dettagliatamente degli aerei presenti nell’hangar, di quelli che sono stati portati via e dei personaggi più o meno famosi che li hanno utilizzati decollando o atterrando da questo aeroporto nel corso del tempo.
Da qui han volato e battuto record di velocità ed altitudine piloti del calibro di Charles Lindbergh, Amelia Earhart (la prima donna aviatrice ad aver attraversato l’Atlantico in solitaria) ed Howard Hughes, impossibile non ricordare il suo arrivo qui nel 1938 tra una folla festante, dopo aver stabilito il primato del suo giro del mondo in 3 giorni, 19 ore e 17 minuti.
E’ esattamente dal Floyd Bennett Field che sono partiti i primi voli-passeggeri dalla East Coast verso il mondo.
Così come i Cargo per i rifornimenti nell’Atlantico e nel Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale, quelli (ce n’è ancora uno funzionante, sistemato proprio all’uscita dell’Hangar B) che portavano aiuti di vario di genere ad una Berlino appena divisa in due dal “Muro” sovietico e quelli che trasportavano soldati ed armamenti verso il Vietnam, dalla fine degli anni ’50 fino ai primi anni ’70.
In questi hangar scoloriti dal tempo son state girate scene di film indimenticabili, giurerei di aver individuato la location del finale di Casablanca, su queste piste ormai ricoperte d’erba son passati veri e propri cimeli della storia del cinema, come ad esempio il biplano Stearman utilizzato per il film King Kong.
Aerei incredibili sbucati fuori da epoche lontane, ognuno con la sua storia da raccontare e la sua buona dose di emozioni – e commozione, come nel video sotto – da regalare.
Visitare l’Hangar B equivale a rivivere ad occhi aperti un vecchio sogno in bianco e nero.
Come trovarsi d’improvviso protagonisti di una pellicola degli anni ’40, in una New York insolita, unica, ancora più affascinante e dal sapore vintage, tra aviatori, aerei ad elica, officine in fermento e piste battute dal vento dell’Oceano.
Arrivare al Floyd Bennett Field e poi raggiungere l’area dell’Hangar B non è semplice, specie se non si è provvisti di auto.
Purtroppo non esistono collegamenti diretti in metro ed arrivare in taxi potrebbe risultare decisamente costoso.
Il mio consiglio è di contattare preventivamente l’HARP, attraverso la loro Pagina Facebook e prendere un appuntamento per una visita guidata lasciando un vostro contatto e richiedendo il loro in modo da essere rintracciabili in caso ci fossero problemi per arrivare all’ingresso dell’Hangar.
Se avete noleggiato un’auto l’indirizzo preciso è 50 Aviator Road, Brooklyn.
Se vi muovete a piedi da Manhattan potete utilizzare le linee metro 2 e 5 e scendere al capolinea Flatbush Ave Brooklyn College.
Da qui prendete l’autobus Q35, chiedete sempre conferma all’autista che sia il bus per il Floyd Bennett Field, quindi scendete all’ingresso del parco e dirigetevi a piedi (15 minuti circa) verso l’ultimo hangar in fondo a destra. Nel caso aveste problemi contattate l’HARP, qualche gentile volontario verrà a recuperarvi con la sua auto.
L’ingresso e la visita guidata sono gratuiti.
Tuttavia è consigliabile lasciare un’offerta e condividere se possibile l’esperienza sui social per promuovere il sito e le visite guidate e consentire così ai volontari di poter continuare a preservare il patrimonio storico/culturale dell’Hangar B e degli aerei al suo interno.