In Inglese
Conoscere un luogo significa anche conoscerne le storie.
Scoprire i retroscena, ascoltare i racconti della gente del posto e ridare parola e talvolta un volto alle voci ed ai personaggi del passato, quasi sempre uomini e donne comuni, le cui azioni hanno in qualche modo influito sull’evoluzione dell’ambiente circostante.
Una grande ricchezza spesso sottovalutata dai visitatori, troppo presi dalla frenesia di fotografare e visitare più luoghi senza soffermarsi troppo sul particolare.
Provate ad immaginare le storie e gli eventi che può racchiudere una città vissuta, multiculturale e variegata come la “vecchia” New Orleans. Qui ogni singolo edificio, ogni locale, ogni luogo sacro o angolo di strada ne racconta (per il solo fatto di essere lì praticamente da sempre) un piccolo, affascinante e talvolta misterioso frammento.
Come nel caso del Dauphine Orleans Hotel, un’elegante struttura d’epoca che si trova nel bel mezzo del French Quarter. Non solo uno degli hotel di charme più caratteristici della zona ma anche uno dei più antichi. Un complesso di edifici storici, incluso un vecchio cottage, che si sviluppano lungo l’elegante Dauphine Street, a poche decine di metri da Bourbon Street.
Marc Becker, direttore del New Orleans Hotel Collection, mi accoglie da vero signore d’altri tempi nel May Baily’s Place (il cottage cui accennavo prima, oggi bar del Dauphine) per raccontarmi, consapevole del mio interesse in merito, dell’affascinante storia di questo luogo e di alcune singolari, chiamiamole così, presenze ed apparizioni ad esso collegate.
Sembra che intorno al 1830 la zona di Basin Street, immediatamente a nord del French Quarter, fosse l’area (soprannominata The Scarlet Thread) designata ai bordelli ed al divertimento più sfrenato, alcol a fiumi, donne compiacenti, cantanti jazz, musicisti ed uomini facoltosi disposti a spendere fino a 50 dollari a notte (una cifra considerevole per l’epoca) per la compagnia delle prostitute più richieste.
Nel giro di pochi anni, intorno al 1850 circa, il Red-light District (il quartiere a luci rosse di Basin St.) si estese sorprendentemente fino ad alcune delle strade più famose e blasonate del French Quarter, Conti, Bourbon, Royal, Toulouse, St. Charles e Douphine street.
I bordelli ed il loro carico di aberranti attività correlate erano praticamente ovunque, la prostituzione era divenuta a tutti gli effetti uno degli affari più redditizi di questa zona della città, raggiungendo un tale livello di corruzione da rendere necessaria la creazione da parte del New Orleans City Council di una sorta di trattato legale in cui si designavano le aree autorizzate a questo tipo di attività, le licenze necessarie per la gestione e le relative tariffe. L’intera area venne soprannominata poi Storyville District dal nome di Sidney Story, il presidente del City Council che si occupò di regolarizzare questa “attività” che difatto perdurò fino al 1917.
Il Dauphine Orleans Hotel fu nel periodo clou dello Storyville District un attivissimo bordello gestito, con tanto di licenza affissa ancora oggi alle pareti del bar, da una scaltra ragazza di origini irlandesi, May Baily.
Si stabilì nell’area del vecchio cottage e nell’edificio adiacente (che oggi corrispondono al bar ed alla struttura principale dell’hotel) dopo essere arrivata dall’Irlanda assieme alla sua famiglia intorno al 1850 circa. I suoi genitori morirono improvvisamente lasciando lei e la sorella Milly in gravi ristrettezze.
A quanto pare l’intraprendente May decise di aprire una casa di piacere costringendo la giovane sorella a partecipare alla sua nuova attività. La storia racconta che Milly disgustata da quel lavoro, innamoratasi di un giovane ufficiale abbia tentato di cambiare vita. Sembra però che a pochi giorni dalle nozze il suo fidanzato si sia suicidato a causa di un pesante debito di gioco, lasciandola nuovamente sola in balia della sorella.
Seduti ad un tavolino del May Baily’s Place, circondati dalle foto d’epoca di alcune prostitute del locale ai tempi di May e dello Storyville District, Marc mi racconta ancora di Milly, di come sia poi impazzita e morta prematuramente e del fatto che siano in molti tra personale ed ospiti dell’hotel ad averla vista nel corso degli anni aggirarsi fugacemente in abito da sposa, con un lungo velo bianco sulla testa, da qui il soprannome The Lost Bride, come in cerca di qualcosa o di qualcuno, probabilmente il suo amore perduto. Sembra annunci la sua presenza con una ventata d’aria gelida e scruti dalle finestre le persone all’interno del bar o del patio dell’hotel nel tentativo di riconoscervi il suo fidanzato.
Marc aggiunge poi, con una certa tranquillità (si insomma i fatti ed i racconti soprannaturali a New Orleans sono quasi all’ordine del giorno), che nel corso del tempo ci sono state altre differenti segnalazioni, tre personaggi, appartenenti probabilmente ad epoche diverse che compaiono spesso nelle camere sopra il patio, nella zona della piscina e negli appartamenti di fronte, proprio nel luogo in cui ho dormito durante il mio soggiorno in città.
Si tratta, a detta di chi li ha incontrati, di un soldato della Guerra Civile, di nome Eldrige, di una giovane donna in abiti da ballerina che danza sulle finestre del patio, il suo nome dovrebbe essere Jewel, e di un uomo di colore sulla sessantina, Melvill, probabilmente un inservente del bordello.
A quanto pare si tratta di presenze tranquille, ed affezionate quasi.
Appaiono, sussurrano parole, spostano oggetti e scompaiono velocemente. Che siano reali o frutto di suggestione, fanno ormai parte della storia e della vita del Dauphine Orleans ed è impossibile non sentirne parlare almeno in un accenno nei discorsi del personale.
Posso confermare, avendo soggiornato qui per più notti, che l’intera struttura dal cottage, al patio, alle eleganti camere da letto é davvero molto suggestiva, si avverte il passato, si percepisce l’alone di mistero e la sensazione, per nulla inquietante, di non essere mai soli.
E’ come vivere la città due volte, addentrarsi non solo nei suoi siti storici ma anche nei suoi segreti e sentirsi quasi in connessione con il suo accattivante passato.
Se avete in mente di visitare la città e di soggiornare in luogo speciale, o se se siete semplicemente curiosi di conoscere altre vecchie storie magari seduti al bancone del May Baily’s Place, sperando di “incontrare” Milly, allora il Dauphine Orleans é il posto giusto per voi.
6 Comments
Hai proprio ragione! Non c’è cosa migliore che scoprire un posto attraverso la sua storia!
È la parte piu’ bella del viaggio…
New Orleans rimane tra le prime destinazioni sotto il titolo “da visitare quanto prima”.
Bellissimo articolo.
Grazie 🙂
Beh si New Orleans merita da sola un viaggio negli States…
Piu’ ti leggo e piu’ mi innamoro degli Stati Uniti.
E pensare che una volta non mi attiravano per niente, tu racconti di luoghi che non immaginavo, grazie!!
Grazie Anna,
vedi per me questo paese, da un punto di vista turistico, è ancora molto sottovalutato, ha tanto, tantissimo da offrire (che non siano i soliti Parchi dell’Ovest e NY, che son bellissimi,eh).
Io ci metto passione nel raccontarli perché ne sono davvero attratta, e credo che alla fine si avverta nei racconti e nei resoconti che faccio.