The Buffalo Soldiers, storia, luoghi ed imprese: a San Antonio, Texas, grazie alla Bexar County Buffalo Soldiers Association rivive l’epopea dei valorosi reggimenti afroamericani che supportarono con gesta spesso eroiche la nascita, lo sviluppo e la stabilità degli Stati Uniti d’America.
San Antonio, il Texas che proprio non ti aspetti.
Un viaggio attraverso la storia ed i luoghi dei Buffalo Soldiers, il soprannome dato dai nativi americani, in segno di rispetto per le loro abilità in combattimento, ai soldati afroamericani che prestavano servizio negli avamposti dell’esercito americano nelle regioni delle Grandi Pianure e del sud-ovest, incluso il Texas.
Tra loro anche un’impavida donna, Cathay Williams, che si arruolò come uomo con lo pseudonimo di Williams Cathay compiendo atti di incredibile onore ed eroismo. Cathay è stata l’unica donna conosciuta a servire come Buffalo Soldier e prima donna afroamericana ad arruolarsi nell’esercito degli Stati Uniti d’America.
A San Antonio, in Texas, grazie alla Bexar County Buffalo Soldiers Association l’incredibile storia di Cathay e dei Buffalo Soldiers rivive ogni singolo giorno in maniera intensa ed emozionante.
“I’m just a Buffalo Soldier In the heart of America.
Stolen from Africa, brought to America. Said he was fighting on arrival, Fighting for survival.
Said he was a Buffalo Soldier. Win the war for America”
(Bob Marley – “Buffalo Soldier”)
I Buffalo Soldiers, passati alla storia per le loro imprese eroiche, erano soldati afroamericani che prestarono servizio principalmente sulla frontiera occidentale dopo la Guerra Civile Americana.
Nel 1866, dopo l’approvazione da parte del Congresso dell’Army Organization Act, furono creati sei reggimenti di cavalleria e fanteria interamente composti da afroamericani, ex schiavi e liberti che si distinsero durante la Civil War ma che non potevano comunque servire, anche in tempo di pace, come soldati in reggimenti di soli bianchi.
Il loro compito principale era quello di controllare i Nativi Americani delle pianure, catturare i ladri di bestiame e proteggere i coloni, le diligenze, i treni e le ferrovie lungo il fronte occidentale.
Il nome – Buffalo Soldiers – fu dato dai nativi Cheyenne, secondo alcuni per via dei loro capelli scuri e ricci che ricordavano la pelliccia del bisonte, secondo la tesi più accreditata perché combattevano in modo così valoroso e feroce da spingere i Nativi ad associarli ai maestosi bisonti. I soldati accettarono questo soprannome con estremo orgoglio e adottarono il bisonte come loro simbolo d’onore.
Il Nono e il Decimo Cavalleggeri e i Reggimenti di Fanteria del Ventiquattresimo e del Venticinquesimo servirono sulla frontiera occidentale. Le loro postazioni andavano dal Texas ai territori del Dakota.
I Buffalo Soldiers dovevano supportare l’espansione degli Stati Uniti verso ovest. Oltre a costruire strade, linee telegrafiche e forti alcuni divennero anche i primi ranger afroamericani dei parchi nazionali. Molti usarono il servizio militare come strategia per ottenere pari diritti come cittadini. Paradossalmente, cercarono di ottenere questo risultato impegnandosi in guerre condotte dal governo per sottrarre il Sud-Ovest e le Grandi Pianure ad altre culture oppresse, quelle dei Nativi Americani.
Negli anni successivi, i Buffalo Soldiers combatterono nella guerra ispano-americana e in entrambe le guerre mondiali, arrivando fino in Italia al seguito degli alleati. Servirono il loro paese con forza, coraggio e determinazione.
Fu solo nel 1948, grazie al presidente Harry Truman, che terminò la separazione dei reggimenti in base alla razza ed al colore della pelle. Le ultime unità di soldati afroamericani furono sciolte negli anni ’50. Il più anziano Buffalo Soldier ancora in vita, Mark Matthews, è morto nel 2005 all’età di 111 anni a Washington DC.
Questi valorosi militari sono stati immortalati più volte nella cultura popolare grazie alla canzone “Buffalo Soldier” di Bob Marley, e ad alcune produzioni televisive come “Buffalo Soldiers” del 1997 con Danny Glover e film come “Miracolo a Sant’Anna” di Spike Lee, che narra le vicende di una pattuglia di soldati afroamericani della 92ª Divisione “Buffalo” giunta in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale assieme all’esercito statunitense.
Cathay Williams nacque da madre schiava e padre libero a Independence, nel Missouri, nel 1844.
Prima del suo arruolamento volontario, a soli 17 anni, lavorò come cuoca e lavandaia al seguito delle truppe del generale Philip Sheridan durante la Guerra Civile.
Nonostante il divieto per le donne di prestare servizio nell’esercito, si arruolò con il falso nome di William Cathay il 15 novembre 1866, facendosi passare per un uomo. Fu assegnata al 38° Reggimento di Fanteria degli Stati Uniti dopo aver superato un esame medico molto approssimativo che non rivelò il suo vero sesso.
Quando era assieme alla sua unità in New Mexico, forse a causa degli effetti del vaiolo, cominciò a mostrare segni di affaticamento. A causa dei suoi frequenti ricoveri, il chirurgo del posto scoprì finalmente che era una donna e informò il comandante del posto.
Fu congedata con onore dal capitano Charles E. Clarke, il 14 ottobre 1868.
Sebbene il congedo per invalidità significasse la fine del suo incarico nell’esercito, la sua avventura continuò. Si arruolò in un reggimento emergente di soli afroamericani che sarebbero poi diventati i leggendari Buffalo Soldiers.
San Antonio, nel sud del Texas, è un piccolo gioiello coloniale che racchiude in sè la storia del Texas, della sua lotta a fianco del Messico prima, per cacciare gli spagnoli e contro il Messico poi – impossibile qui non citare il suo luogo più famoso The Alamo – per ottenere una più che sudata indipendenza, terminata pochi anni dopo con l’annessione agli Stati Uniti d’America, avvenuta nel 1848.
Tra le tante sue storie ed esperienze da vivere ce n’è una davvero particolare che merita di essere raccontata e vissuta, quella del 9° Reggimento di Cavalleria dei Buffalo Soldiers e della Bexar County Buffalo Soldiers Association che si occupa ancora oggi con amore, passione e rispetto di raccontare le storie di questi valorosi soldati, mantenendo vive memoria ed onore.
Il raduno del 9° reggimento di cavalleria ebbe luogo a New Orleans, in Louisiana, nell’agosto e nel settembre del 1866. I soldati trascorsero l’inverno organizzandosi e addestrandosi, finché non ricevettero l’ordine di recarsi a San Antonio, in Texas, nell’aprile del 1867. Lì furono raggiunti dalla maggior parte dei loro ufficiali e dal loro comandante, il colonnello Edward Hatch.
L’addestramento fu un compito estremamente arduo, considerata l’inesperienza di molti dei soldati coinvolti, nonostante ciò nessuno esitò quando gli fu ordinato di recarsi nel Texas occidentale per rendere sicura la strada da San Antonio a El Paso e mantenere l’ordine nelle aree occupate dai Nativi Americani, pressati nelle riserve e frustrati dalle promesse non mantenute del governo federale degli stati Uniti d’America.
Uno degli aspetti più drammatici della loro storia fu proprio quello di dover combattere, da comunità oppressa e discriminata da parte del governo degli Stati Uniti, contro un’altra comunità discriminata per conto di quello stesso governo.
La Bexar County Buffalo Soldiers Association si occupa oggi di tener viva la memoria e le storie di questi soldati, attraverso eventi, programmi educativi e visite guidate al San Antonio National Cemetery dove sono sepolti 282 Buffalo Soldiers. Si tratta di esperienze estremamente intense, ricche di informazioni, aneddoti e ricostruzioni storiche, coadiuvate da fantastiche guide in costume – io ho personalmente avuto la fortuna di avere Turner MCGarethy come narratore del mio tour, organizzato durante IPW 2023 – fortemente motivate e talvolta connesse alle storie di alcuni dei personaggi raccontati.
Per maggiori informazioni in merito ai tour organizzati vi invito a consultare la pagina ufficiale della Bexar County Buffalo Soldiers Association.
Articolo scritto in collaborazione con Visit San Antonio & IPW: Bringing the World to America.