Uno dei ricordi più preziosi che ho del Guatemala caraibico, bello al pari di quello coloniale situato più a nord, é senza dubbio la risalita in lancia del Rio Dulce.
Un suggestivo, placido e ricco fiume che dalla baia de Amatique nel Mar dei Caraibi si fa strada attraverso una vera e propria giungla fino alla sua sorgente, il lago Izbal.
Lasciata Linvigston, a bordo di una delle tante lanchas, le imbarcazioni utilizzate dai locali per attraversare il rio, si incontra quasi subito la Cueva de la Vaca, una gola naturale con pareti ripide e scoscese che grazie alla fitta vegetazione si infila delicatamente nelle acque del fiume. Questo é il momento in cui il barcaiolo prosegue con il motore al minimo per permettere ai suoi ospiti di ascoltare nel più assoluto silenzio gli stravaganti e non sempre molto orecchiabili richiami degli uccelli che popolano la gola.
Proseguendo verso l’interno é facile incontrare piccole imbarcazioni in legno colorato con a bordo intere famiglie del posto, inclusi simpatici e socievoli bambini, dedite alla pesca, una delle attività, non ce ne sono poi molte altre oltre al turismo, più redditizie della zona. Attraverso una vegetazione sempre più fitta, fatta di alberi, liane, grovigli di fogliame e bromelie, delle coloratissime piante grasse, si raggiunge El Golfete, uno specchio d’acqua in cui il fiume si allarga.
Lo spettacolo é incredibile, paludi di mangrovie, intervallate da sorgenti di acqua calda, uccelli bellissimi e colorati che indisturbati, guai a dargli fastidio, si appoggiano sull’acqua in cerca di cibo, una vera e propria riserva protetta con tanto di pellicani, giaguari, tapiri e lamantini, enormi mammiferi, simili ai trichechi, che si spostano silenziosamente sotto il pelo dell’acqua. Impossibile non rimanere impressionati dalla bellezza e dal fascino selvaggio del luogo, una natura incontaminata che qui domina incontrastata su tutte le specie viventi scandendone i ritmi.
Dal Golfete si prosegue verso la sorgente del fiume, il Lago Izabal, una immensa distesa di acqua dolce nel cuore del Guatemala, ogni tanto la lancia si ferma per permettere di godere, sempre nel più assoluto silenzio, dei suoni, dei colori, dell’atmosfera di questo luogo, unico al mondo.
Risalendo, nella parte finale della traversata, verso El Peten, la strada che attraversa il fiume e che prosegue per Tikal, si incontra poco prima di arrivare al villaggio di Rio Dulce un gioiello coloniale, El Castillio de San Felipe, un vecchio forte costruito dagli Spagnoli conquistadores nel 17mo secolo, come difesa contro gli attacchi dei pirati.
Il percorso dura quasi tre ore e non richiede particolari precauzioni, se non quelle base dei paesi del centro-sud america.
Un buon repellente, abiti comodi con gambe possibilmente coperte, occhiali da sole ed un pizzico di attenzione in più, capita spesso infatti, raccontano i barcaioli, che molti visitatori come ipnotizzati dal paesaggio circostante si sporgano un pò troppo dalla lancia col conseguente rischio di cadere nel fiume, cosa decisamente non consigliabile considerata la ricca e variegata fauna locale.