Non mi sono mai resa realmente conto, almeno non fino in fondo, di quanto in viaggio gli incontri – fortuiti, improvvisi, cercati, capitati – mi abbiano, quasi sempre nel bene per fortuna, offerto una svolta decisiva alla conoscenza dei luoghi.
Consentendomi attraverso le parole, la gentilezza nell’indicarmi un percorso, i gesti, i sorrisi, i racconti di chi avevo davanti, di addentrarmi ancora di più nelle realtà locali, offrendomi una sorta di finestra privilegiata sulla vita di tutti i giorni.
Cose che non trovi in una buona guida o nei forum dei viaggiatori più esperti, esperienze vive, vissute sulla pelle così intensamente da renderne difficile, anche per una come me, il racconto attraverso le parole.
Gli incontri sono quelle emozioni talmente forti e inaspettate che inizialmente fai fatica a comprendere del tutto, lì per lì le vivi quasi inconsapevolmente, ci vuole del tempo affinché assimiliate ed unite ai ricordi assumano i loro reali contorni.
Ecco, quello è il momento in cui si rivelano in tutta la loro potenza e ti fanno sentire immensamente bene, appagata da un’inusuale e quasi egoistica soddisfazione al punto di arrivare a pensare… sono stato lì, l’ho vissuto davvero, adesso fa parte di me, del mio preziosissimo bagaglio.
Quando, in uno sperduto villaggio sul lago Atitlan, in Guatemala, l’incontro casuale con delle giovani tessitrici mi ha spinta a scoprire il loro piccolo, faticoso ma dignitoso mondo, fatto di lunghe ore sedute a tessere e a confezionare piccoli capolavori, scialli, gonne, abiti tipici, che poi divertite mi hanno anche permesso di indossare, come loro modella d’eccezione, incuriosite anch’esse da questa strana ragazza, venuta da lontano, desiderosa di sapere di più della loro vita e delle loro abitudini.
O sulle colline di Cusco, in Perù, dove una donna del luogo in compagnia della sua bambina e dei suoi animali, per ricambiare il “dono” di una penna e di alcune matite, oggetti preziosissimi per loro, mi ha raccontato, con pazienza e “dedizione” considerando le mie difficoltà con lo spagnolo, delle leggende che da sempre si tramandano di generazione in generazione sulla Valle Sacra degli Inca.
Quando Tatiana, una gentile guida Moscovita, contattata poco prima di partire per visitare i dintorni della città, divenuta presto un’amica, mi ha raccontato la storia della sua famiglia, facendomi ripercorrere in pochi minuti gli ultimi 100 anni della storia del suo paese attraverso le guerra, la rivoluzione, la dittatura, la ritrovata libertà, rivelandomi l’esistenza di luoghi in precedenza solo immaginati.
O quando ad una fermata d’autobus, sull’isola di Maui alle Hawaii, per raggiungere la cittadina costiera di Lahaina, alcuni turisti americani, giapponesi e messicani, venuti a conoscenza del mio paese di provenienza, hanno intavolato una piacevole e simpatica discussione, degna di un incontro “senza frontiere”, sulle meraviglie artistiche e paesaggistiche dell’Italia, confrontandole con quelle dei loro stati, sul cibo e sulla moda, rendendomi orgogliosa, divertita e sorpresa al tempo stesso.
E come dimenticare Andrea, un italiano appassionato di storia americana trasferitosi negli Stati Uniti una ventina di anni fa, incontrato per caso in una caffetteria a Washington.
Mi ha “regalato” un emozionante e commovente tour in notturna attraverso i numerosi memoriali americani del Mall, raccontandomi aneddoti ed episodi legati alla storia di questo incredibile paese.
Incontri indelebili, impressionante che nel citarne alcuni me ne vengano alla mente altri ancora, tanti, diversi, ognuno con il suo carico emotivo, capaci in un calda domenica di fine luglio, oberata dal lavoro, di restituirmi il sorriso e di “resistere” fino alla prossima, attesissima, partenza.
1 Comment
Simo non potevo non commentare.
Un articolo sentito, talmente sentito che lo sento anche io!
Posti diversi, ma stesse sensazioni.
Quando t’imbatti in qualcosa che all’inizio fai senza nemmeno pensare, poi ti rende confusa e alla fine ti arricchisce.
L’ho provato in Egitto e poi in Thailandia.
Entrare in un tempio indù, senza nemmeno un turista, ed essere impacciata durante la cerimonia. I rumori, il turbine di colori, la gioia, l’ansia “da prestazione” durante i vari riti… Tutto è ancora tangibile e grazie al tuo post riaffiora alla mente 🙂