Fes, Marocco.
Passeggio con calma nella zona dei conciatori, la Chouara, attratta, quasi ipnotizzata direi, da tutto ciò che i miei sensi riescono a percepire, i colori, i suoni, gli odori.
Attraverso un dedalo di vicoli del Wadi Fes mentre Kamal, la mia guida, mi conduce in un negozietto di pelli lavorate a mano dove fanno bella mostra di sè giacche, scarpe, cinte, borse, tutte coloratissime ed ordinatamente esposte sulle pareti.
Mi consegna qualche fogliolina di menta, raccomandandomi di tenerla premuta sulle narici, poi mi fa un cenno con la mano e mi chiede di seguirlo.
Pochi scalini e siamo al piano superiore, l’odore inizia ad essere molto intenso, usciamo sulla terrazza e lo spettacolo che si apre ai nostri occhi é davvero impressionante, tanto quanto il violento olezzo che proviene dal basso, le foglie di menta riescono appena ad attenuarlo.
Le famose vasche colorate della Conceria di pelle di Fes, la Chouara, la più antica del paese, entrata di diritto a far parte del Patrimonio Nazionale dell’Unesco, é sotto di noi incastrata nei bianchi e dismessi edifici della Medina.
E’ qui che da tempo immemorabile secondo antiche tradizioni, vengono conciate le pelli di capra, di pecora e di cammello.
Impossibile non riconoscerne le sagome nelle pelli messe ad asciugare tra panni stesi ed immancabili ed anacronistiche parabole per la tv sulle mille piccole e malridotte terrazze che affacciano sulla conceria.
Di tanto in tanto, gli artigiani che si occupano della tintura delle pelli, i Tanneurs, immersi con le gambe nelle vasche ci guardano dal basso quasi infastiditi.
Quello che per loro é un duro, pericoloso, considerate le sostanze chimiche usate, e decisamente poco remunerativo lavoro, diventa per noi ospiti poco graditi anche se per pochi minuti oggetto di curiosità e foto.
E’ senza dubbio uno spettacolo forte… la bellezza delle tinte accese che risaltano sotto il cielo azzurro, stride con il cattivo odore che sale dalle vasche e con le fatiscenti strutture che le circondano.
Proprio nel momento in cui mi rendo conto che le foglie di menta stanno terminando il loro “effetto” provvidenzialmente Kamal mi fa segno che é ora di tornare fuori, all’aria aperta.
Una visita breve, intensa, piena, che mi lascia scossa ed inquieta.
2 Comments
complimenti Simona…leggo il tuo racconto, vedo le immagini e la mia valigia è idealmente pronta. Il Marocco è nei primissimi posti della mia wishlist e questo “spettacolo forte” ne è solo una conferma. bello bello
Grazie Monica, il Marocco merita davvero un viaggio!!
Io ne sono rimasta affascinata, l’ho girato tutto, anche l’Alto Atlante ed ho preso tanti appunti, in base alle emozioni della giornata. Questo post nasce proprio da qui…