In Inglese
Come organizzare un viaggio sulla Route 66? In base a quali criteri selezionare tappe, deviazioni e pernottamenti Come seguire il percorso originale e soprattutto quali i tempi per gestire al meglio il chilometraggio?!
Sono queste le domande rivoltemi con una certa frequenza (via mail, messenger o instagram direct) durante il mio recente viaggio sulla Mother Road in collaborazione con USA Coast to Coast – raccontato day by day sui miei social networks – e che ho continuato a ricevere in maniera consistente una volta a casa.
Così ho deciso di dedicare il primo post sulla Main Street of America, una delle espressioni più utilizzate per alludere alla Route 66, offrendo una serie di consigli e di riflessioni “a caldo” sull’esperienza.
Oltre ad un pò di spunti su cui ragionare e qualche consiglio utile per consentirvi di valutare se la Route 66 fa davvero al caso vostro e in tal caso fornirvi le basi per vivervela al meglio.
La Route 66 non è per tutti.
E il primo consiglio che mi sento di dare è proprio quello di valutare attentamente alcuni fattori prima di decidere di intraprendere un viaggio del genere.
Mi spiego meglio.
Esistono infinite possibilità di on the road negli States, la Route 66 – almeno per quel che mi riguarda – è un’esperienza a parte.
E’ una strada che porta con sé una lunga storia fatta di icone e fermo immagini dagli anni’50 e ’60, e di libertà, quel senso di libertà tanto caro a Jack Kerouac ed alla Beat Generation, certo.
Ma anche e soprattutto una strada che porta con sé tanti differenti racconti collegati a “quelle icone” non sempre facili da comprendere, e di una serie di scelte difficili e drammatiche in un periodo (alludo al Dust Bowl degli anni ’30, mirabilmente raccontato da John Steinbeck in Furore) in cui questo percorso rappresentava per molti la fuga dalla miseria e dalla fame delle pianure del Mid West verso la solare, accogliente e fertile California, terra di grandi speranze ed, una volta raggiunta, spesso di sogni infranti.
La Route 66 non deve essere percorsa inseguendo solo le sue immagini più celebri, i suoi cartelli, i diner, le gas station, le scritte sull’asfalto, deve essere vissuta interamente, capita ed interpretata attraverso i suoi simboli, le sue storie, le sue persone e gli incontri fatti lungo il percorso di modo che ogni singolo luogo visitato acquisti un valore unico ed irripetibile per ogni singolo viaggiatore.
E’ per questo che prima di organizzare un viaggio sulla Route 66 vi consiglio caldamente di documentarvi sulle tappe dei singoli stati e sulle loro storie, per essere preparati ed aperti a ciò che la Mother Road vorrà offrirvi.
Da Chicago al molo di Santa di Monica la Route compie un percorso di 3945 km.
Se volete vivere a pieno questa strada e le sue icone, valutate 13/14 giorni pieni di sola percorrenza e non superate il chilometraggio giornaliero di 300/350 km, così avrete modo di godervi la strada e le sue storie salvando del tempo prezioso per le immancabili sorprese che la Route 66 saprà regalarvi.
Valutate che le tappe sono tantissime, a volerle fare davvero tutte temo non basterebbero davvero nemmeno tre settimane, e che seguire il percorso originale della Route 66 in ogni stato non è sempre facile, considerato che in molti tratti la segnaletica è assente e si rischia, soprattutto utilizzando i GPS, di ritrovarsi quasi sempre sulle interstate, saltando da una location all’altra.
Allora, come fare?
E’ fondamentale studiare l’itinerario a priori, documentarsi e selezionare le fermate anche in base a quelle che sono le proprie aspettative ed esigenze di viaggio.
Ricordate sempre che esiste una sola Route 66 ma 1000 modi differenti di interpretarla e viverla, tra cui sicuramente il vostro.
Mi sento di consigliarvi in tutta serenità la EZ66 Guide for travelers.
Una sola raccomandazione, per la Route 66 lasciate perdere la Lonely Planet, piena di incongruenze e totalmente inutile, per giunta nella sola versione inglese.
Quello dei motel è un discorso a parte che va fatto, a scanso di equivoci.
Percorrere e quindi vivere a pieno la Route 66 significa effettuare tutta una serie di esperienze collegate che, letteralmente, fanno il viaggio.
Fare colazione o pranzare nei diner storici, fermarsi ad ascoltare le storie dei proprietari e dei collezionisti di gas station ed attrazioni lungo il percorso, i racconti di “chi c’era” e di chi “ha fatto” la Mother Road, e, senza meno, dormire nei motel storici, se non tutti almeno nei più iconici.
Tra i tanti mi vengono in mente il Blue Swallow Motel di Tucumcari, in New Mexico, il Wigwam Motel di Holbrook, Arizona, il Munger Moss Motel di Lebanon, in Missouri.
Motel che sono delle vere e proprie icone, pietre miliari della Route 66, portatori di storie ed emozioni ma, badate bene, pur sempre motel con una certa età ed “usura”, per cui non aspettatevi strutture di livello con servizi a 3/4/5 stelle, al contrario motel pieni di fascino a cui adattarsi nel pieno spirito dei viaggiatori della Mother Road.
La Route 66 mi ha sorpresa, più di quanto potessi immaginare.
Ne avevo attraversato alcuni tratti nei miei precedenti on the road ma solo percorrendola nella sua totalità sono davvero riuscita a coglierne l’essenza, scoprendo di preferirne parti che a priori mi sembravano meno significative rispetto ad altre.
Da amante della storia americana ero sicura che la prima sezione del percorso mi avrebbe emozionata, e così è stato, ma mai quanto il tragitto attraverso New Mexico ed Arizona, per me, oggi, il più bello e suggestivo di tutta la Mother Road.
E non parlo solo delle attrazioni, che forse in questa zona sono meno presenti e curate rispetto ad altre.
Alludo alla magia della strada in sé.
La Route 66 in Arizona segue un percorso bellissimo ed impervio al tempo stesso.
Attraversa deserti e pianure aride, curva tra le rocce rosse degli altopiani, sale e scende dalle alture per poi perdersi nell’immensità del nulla di una lunga strada infinita.
Segue il paesaggio, regalando a chi la attraversa panorami e scorci unici, spesso e volentieri impossibili da dimenticare.E come se questo non fosse abbastanza regala la scoperta di cittadine come sospese in un tempo passato, strettamente connesse alla “Mother Road” ed alle sue storie.
Wilnslow, Williams, Hackberry, Kingman e più di tutte Seligman, il luogo in cui il 18 febbraio 1987 è nata la Route 66 Historic Association.Angel Delgadillo proprietario del Barber Shop di Seligman, deciso a non lasciare morire le città dello storico percorso dopo la costruzione dell’Interstate 40 si è impegnato a trasformare la vecchia- ed ormai abbandonata – Route 66 in una strada storica da attraversare per rivivere il grande mito della corsa verso ovest, generando un nuovo ed inaspettato interesse per la Mother Road.
Se noi percorriamo oggi questa strada, ne scopriamo le storie e ne riviviamo l’epopea è soprattutto merito di Angel, del suo amore per la Route 66 e della sua tenacia, ed io – assieme a tutti i viaggiatori che l’hanno percorsa anche più volte – non posso che ringraziarlo per questo meraviglioso regalo.
Il mio viaggio verso la California prosegue.
Inutile nascondere che la Main Street of America, i suoi luoghi, le sue persone, i colori ed i suoi racconti mi hanno “presa” molto più di quanto potessi immaginare.(27 aprile 2018, Arizona, dai miei “appunti di viaggio”)
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2 Comments
Ciao Simona,
complimenti per l’articolo… Sto valutando di fare la Route 66 insieme alla mia compagna ad Agosto: da Chicago a Santa Monica in 17 giorni. Ho dato un occhio per il noleggio dell’auto e mi sembra abbastanza caro, circa 1000 Euro dovuti in gran parte alla tassa di sola andata. Sai dirmi se in effetti e’ questo il costo su cui devo raggionare e se nn c’e un modo di spendere un po’ di meno?
Grazie per la tua risposta
Luca
Ciao Luca! Purtroppo questo, più o meno, è il prezzo del drop-off dell’auto, non c’è modo di spendere meno. Prova a confrontare anche altre compagnie di noleggio auto, il costo si aggira sempre su quella cifra. Hai verificato col mio link Alamo? Riesci a risparmiare qualcosa sul noleggio https://partners.rentalcar.com/simonasacri-viaggi/