Firenze!
La voglia di ritornarci per l’ennesima volta, spinta, magari, dalla presentazione di qualche mostra accattivante, attratta dal fascino millenario di questa città unica, capace di riempirti gli occhi, la mente, il cuore e l’anima al primo incontro.
Un luogo quasi magico, dove artisti, letterati, scultori, pittori, poeti, principi e uomini d’armi hanno, nel corso dei secoli, dato vita alle loro opere più prestigiose, ai loro capolavori, quasi ne fossero stati stregati o ispirati anch’essi.
Mi ritrovo a passeggiare lungo la via del Corso e scopro in un piccolo vicolo, proprio accanto ad un tipico chiosco di Trippa e Lampredotto, una goloseria locale, una piccola chiesetta del’300, detta anche la Chiesa di Dante e Beatrice.
Sembra infatti, secondo una vecchia storia che ha quasi il gusto di una leggenda, che qui Dante, la sua “ipotetica” casa natale é proprio a due passi, si recasse a messa e che in queste occasioni avesse avuto modo di incontrare più volte Beatrice in compagnia della sua nutrice.
La leggenda é resa ancor piu’ accattivante dal fatto che proprio all’interno della piccola cappella c’é la sepoltura di Beatrice Portinari, proprio difronte a quella della sua nutrice, con tanto di lapide che ne ricorda la morte, avvenuta l’8 giugno 1291.
Accanto al monumento funebre c’é un cesto, qualcuno incontrato lì per caso mi racconta che é sempre pieno di lettere. s
Sono sfoghi d’amore, di delusioni, di mancate amicizie, di dolori condivisi, di solitudine, tutti attualissimi,rivolti proprio alla musa ispiratrice di Dante, quasi potesse forte del suo ruolo eterno “ispirare” gli altri nelle complicate scelte della vita.
Felice per la scoperta del luogo e sorridente per l’eccentricità dei messaggi nel cesto, mi dirigo verso la piazza del Duomo, non posso evitare di girare attorno all’immensa cattedrale di Santa Maria del Fiore, col naso all’insù incantata ed incredula ancora una volta, e poi al Battistero che le si contrappone in un’armonia tutta sua. Sono nel cuore storico ed artistico di Firenze.
Mi allontano lungo via dei Calzaioli, destinazione Piazza della Signoria, ed é qui che vengo quasi inghiottita da una folla festante.
C’e’ un corteo in costume, ci sono abili sbandieratori, c’é l’intera Corte Medicea, trombettieri, armigeri, dame, principi, cavalieri e poi all’improvviso arrivano i cammelli ed in lontananza tre strani personaggi a cavallo, i Re Magi. Mi spiegano che, essendo oggi il giorno dell’Epifania, la città rievoca la Cavalcata dei Magi, una tradizione antichissima che risale al 1417.
Sopravvissuta alla calca della parata, dopo una doverosa sosta al Ponte Vecchio per ammirare le vetrine degli orafi e la vista sul Lungarno, mi dirigo verso Palazzo Strozzi, non prima però di aver fatto una sosta alla Loggia del Porcellino, meglio nota come del mercato nuovo, per posare una moneta sulla faccia del porcellino, sull’omonima fontana.
La leggenda vuole che se scivolando lungo il suo muso cadrà nelle grate sottostanti, il mio futuro sarà ricco e fortunato.
Il mio percorso prosegue per Piazza della Repubblica, la piazza del mercato vecchio, dove mi fermo ad osservare un’esposizione di auto d’epoca, qui quasi ogni domenica organizzano degli eventi, la prossima allestiranno un padiglione per incentivare la lettura attraverso la consultazione di testi ed opere in uno spazio multimediale decisamente invogliante.
E finalmente o forse troppo presto, eccomi a Palazzo Strozzi, la mostra Anni’ 30, arti in italia oltre il fascismo mi aspetta.
Firenze è sempre una buona idea, anche solo per una domenica!