Sarà per quella roccia nera che in molti tratti vince sulla vegetazione o per i vulcani che la dominano, sarà per il paesaggio, a momenti brullo, selvaggio ed incontaminato, o forse anche per lo stile di vita, più genuinamente polinesiano che americano.
Big Island, meglio nota come Hawai’i Island, mi ricorda tanto un’altra piccola perla del Pacifico, l’Isola di Pasqua.
Lo so il paragone può sembrare azzardato considerata soprattutto la lontananza e la differenza di proporzioni, i 24 km di costa di Rapa Nui contro i quasi 500 della più grande isola hawaiana, eppure la sensazione resta quella.
Lo ammetto, del tutto spiazzata, Big Island mi ha sorpresa in un modo che non mi aspettavo.
E’ l’isola meno turistica dell’arcipelago forse perché le sue spiagge di finissima sabbia bianca lasciano troppo spesso posto ad una granulosa (e per alcuni fastidiosa) polvere nera che lascia il segno ovunque, forse perché tra i suoi vulcani, i più grandi al mondo, ce n’é uno, il Kilauea, che non smette mai di eruttare e di aumentare la superficie dell’isola stessa o forse perché qui lo stile di vita é meno frenetico e chiassoso, pochi divertimenti e resort per turisti, tante piccole realtà locali, tanta natura, tanta gente vera.
Ci sono le tradizioni, puramente hawaiane, che faticano a mescolarsi, come accade invece nelle altre isole, con quelle americane ed i più antichi centri cerimoniali ai quali, secondo il Kapu (il codice sacro tramandato oralmente per generazioni), non é concesso di avvicinarsi più di tanto, pena la collera degli spiriti degli avi.
Ci sono le persone, fin troppo genuine, e gli affascinanti siti storici, che per trovarli non basterebbe il più tecnologico ed innovativo navigatore satellitare, avvolti e quasi dimenticati in una natura rigogliosa che ingloba tutto.
E poi c’è il mare e le sue incredibili sfumature di blu, grigio e verde.
Verrebbe quasi da pensare, immersi nella spiritualità della cultura hawaiana, che il suo accesso, spesso ostico a causa dell’onnipresente roccia vulcanica, sia stato reso così impraticabile dalle divinità del luogo, per proteggerlo e concederlo solo ai pochi in grado di superare la prova, come a dire… una meraviglia del genere devi pur guadagnartela in qualche modo.
Mi resta nelle orecchie il rumore del vento, sotto i piedi la percezione della terra che scotta, negli occhi il caleidoscopio di colori di una flora che sembra aver rubato tutte le sfumature dell’arcobaleno, sulla pelle il tocco caldo e violento dell’oceano, tra i capelli il profumo di un fiore selvatico di Lei e sulle labbra il sapore di Umu, un piatto tipico locale che, guarda caso, mi ricorda tanto quello assaggiato nel piccolo ed incontaminato triangolo di terra sperduto nel sud del Pacifico a cui accennavo prima.
A houi, hou Big Island, finchè non ci incontreremo ancora.
6 Comments
Bellissime foto ed il posto dev’essere favoloso….
Grazie!!
Lo e’ davvero!!
Che posti!!
Mi piacerebbe un giorno riuscire a vederli con i miei occhi.
Per il momento mi accontento di viverli attraverso i tuoi, sempre brava.
Grazie Anna, te lo auguro.
Continua a seguirmi allora… da qui alla fine dell’anno ti portero’ in molti altri luoghi affascinanti 😉
Diciamo che le Hawaii non rientrano nelle mie mete preferite ma le foto sono davvero belle.
Mai dire mai… le Hawaii sono molto più che sole e mare!! 😉