In Inglese
Il mio viaggio nel Mississippi Delta inizia così.
Dalla Hwy 6, che dalle verdi pianure del nord dello stato arriva fino ai primi acquitrini – un tempo campi di cotone – che precedono il grande fiume d’America.
Da un motivo blues comparso per caso alla radio una volta superata la cittadina di Batesville, dall’invitante profumo di un piatto di pomodori verdi fritti pronti sul tavolo in legno di un polveroso Juke Joint, dai colori sbiaditi di un murales lungo la Blues Hwy 61, da un crocevia nel bel mezzo del nulla e da un’affascinante leggenda che ne incrementa la fama tra gli abitanti e gli appassionati del Delta.
Da Batesville a Marks fino a raggiungere Lyon.
Cambiano i colori, l’aria si fa pesante, il sole ed i temporali giocano a scambiarsi i ruoli nello spazio di pochi secondi.
E la linea dell’orizzonte, solitamente ben distinta, inizia gradualmente a sfumare nei mille riflessi delle paludi circostanti.
È il Mississippi Delta, è finalmente Clarksdale, è il ritmo ed il “calore” del vecchio fiume, è un lontano canto di dolore, é il Blues.
“Non ho mai suonato blues, non veramente.
L’ho inseguito tutti questi anni. Ho grattato le sue falde e copiato alcune note.
Ma il vero blues è sepolto dal fango e dal sangue del Delta del Mississippi.”
(Walter Mosley)
La prima tappa é The Crossroads, un incrocio a nord di Clarksdale, in cui la Blues Hwy 61 e l’Hwy 49 si incontrano per poi proseguire la loro corsa verso sud.
Una vecchia leggenda (raccontata poi magistralmente nel film Crossroads del 1986) narra che nei pressi dell’incrocio il chitarrista Robert Johnson fece un patto con il diavolo vendendo la propria anima in cambio della possibilità di riuscire a suonare la chitarra, e fare blues, meglio di chiunque altro.
Robert divenne in breve tempo uno dei chitarristi e bluesman più famosi d’America, ma la sua carriera non durò molto, morì infatti misteriosamente, assolvendo al suo diabolico patto, a soli 27 anni nel 1938.
“Morì nel mistero: qualcuno ricorda che fu pugnalato, altri che fu avvelenato;
che morì in ginocchio, sulle sue mani, abbaiando come un cane..
che la sua morte aveva qualcosa a che fare con la magia nera.”
(Greil Marcus)
Le tre chitarre azzurre nel centro dell’incrocio indicano il luogo presunto in cui, sempre secondo la leggenda, fu stipulato il satanico accordo.
Clarksdale trasuda musica e passione.
Molto più di una caratteristica cittadina di provincia in cui ascoltare della buona musica, come potrebbe sembrare all’inizio.
Clarksdale é un’emozione, un’esperienza da vivere ed assaporare – senza fretta – seguendo i ritmi lenti e cadenzati del Sud, la quintessenza di tutto ciò che un viaggio nel Mississippi Delta può offrire.
Provate ad immaginare di svegliarvi in una delle vecchie baracche dei mezzadri dello Shack Up Inn, passeggiare tra i campi di cotone e ritrovarvi d’improvviso nel lontano Mississippi antebellum, immersi tra le piantagioni, accompagnati dal suono di una melodia lontana, triste eppure forte ed intensa come il canto di dolore e fatica dei lavoratori neri al rientro dai campi di cotone, come il blues.
Di rivivere le gesta, sfiorare gli strumenti originali ed i cimeli legati alle leggende della musica ed ascoltare i live dei più grandi bluesman che la storia ricordi al Delta Blues Museum, un vecchio deposito merci dei primi del ‘900.
Avete mai sentito qualche “pezzo” di Muddy Waters?!
Semplicemente, brividi.
Provate ad immaginare di mangiare pomodori verdi fritti – continuando ad ascoltare blues, ovviamente – nel mitico Ground Zero Blues Club, il Juke Joint di proprietà dell’attore Morgan Freeman (capita spesso di trovarselo sul palco a fare blues con i suoi amici), o quello del vicino Red’s Blue Club.
Cos’é un Juke Joint?
Poco più di una baracca dove si fa musica, all’apparenza.
Nella realtà una sorta di scatola magica in cui entrare, perdere la cognizione del tempo e farsi catturare – accompagnati una birra ghiacciata ed una dozzina di croccanti ali di pollo fritto – dalle note e dalle parole delle leggende viventi del Blues.
E poi di camminare nei corridoi del Riverside Hotel, e magari prendere una camera per la notte. Nessun luogo in tutta Clarksdale é più intriso di storia, musica e vecchie leggende. Dapprima un ospedale e poi successivamente a partire dagli anni’40 un hotel per soli “neri” che ha ospitato nel corso del tempo le più grandi celebrità del blues, e talvolta del rock e del jazz.
Ed infine di entrare in uno dei luoghi cult dell’intera Clarksdale, il Cut Head Delta Blues and Folk Art, quello che molti in città definiscono l’emporio del Blues, magari proprio durante il Clarksdale Juke Joint Festival di metà aprile, organizzato dal suo proprietario, il mitico Roger Stolle.
E come se tutto questo non fosse abbastanza, ripercorrere attraverso un incredibile Walking Tour le locations e le storie dei personaggi (reali) che hanno ispirato il giovane Tennessee Williams per il suo “Un tram chiamato desiderio” e intraprendere così un percorso tematico che attraverserà il Mississippi fino a raggiungere la Louisiana.
Ma il Delta non é solo Clarksdale.
David L. Cohn, un’appassionato scrittore del Mississippi e delle sue storie, amava ripetere che “… il Delta inizia nella lobby del Peabody Hotel di Memphis e termina nella Catfish Row a Vicksburg.”
Ma il cuore di questa area paludosa che costeggia il vecchio fiume d’America e che custodisce da sempre le storie, i segreti e le primissime note del vero e più autentico blues é quella incredibile Hwy 61 che da Clarksdale si insinua lentamente con un ritmo ed un andamento tutto suo tra le cittadine a sud rivelando delle piccole gemme, spesso note a pochi.
A partire dal nuovissimo Grammy Museum Mississippi di Cleveland – un tuffo nella storia della musica americana, i suoi generi, i protagonisti, le ispirazioni ed i riconoscimenti – all’Hwy 61 Blues Museum di Leland ed alle sue sei stanze dedicate alla storia ed agli strumenti dei grandi bluesman del Delta, primo tra tutti James Son Ford Thomas.
Impossibile a questo punto non fermarsi nei dintorni per pranzo, magari da Cicero’s per gustare uno dei migliori catfish fried del Delta e da Connie’s Kitchen per i deliziosi brownies al cioccolato ed i cookies alla crema di limone.
Proseguendo poi verso il B.B. King Museum di Indianola, imperdibile per gli amanti del grande cantante, fino a Greenwood, per rivivere – attraverso le locations del film – le storie, ambientate nei difficili anni ’50 durante le lotte per i Diritti Civili, dei protagonisti di The Help.
Per arrivare infine a Greenville, sulle sponde del Mississippi River, magari in settembre per partecipare al Mississippi Delta Blues & Heritage Festival, il più grande festival dedicato al Blues ed ai suoi idoli, di ieri e di oggi.
E’ un sentimento, un immenso abbraccio fatto di sorrisi, calore, musica ed accoglienza.
Un meraviglioso, malinconico stato d’animo che regala ad ogni singolo visitatore la sensazione unica di essere nello stesso momento ospite in una terra che ti fa sentire a casa e che ti induce, dopo aver ascoltato la sua storia (e la sua musica) inevitabilmente a riflettere.
Che siate appassionati di blues o meno – in tal caso, credetemi, dopo un paio di giorni trascorsi nel Delta potreste sul serio diventarlo – vale la pena arrivare fin qui.
Per vivere un sogno fatto di musica, leggende, pomodori verdi fritti e campi di cotone.
Per scoprire (ancora..) un altro affascinante, unico e speciale “pezzo d’America”.
2 Comments
Molto interessante e circostanziato! Lo metto tra i miei appunti per i prossimi viaggi! Grazie.
Buongiorno Andrea e prego!
Mi fa piacere che lei lo ritenga un contenuto utile per i suoi prossimi viaggi. Buon inizio anno, Simona