“Gli dei tenevano d’occhio New Orleans. O così sembrava.
In che altro modo questa storica città costruita sotto il livello del mare, questo splendido gioiello incastonato in una palude, era sopravvissuta?
Sopravvivenza. Della specie. Dei più forti. Dell’io. Una reazione istintiva a combattere per la vita.
A rimandare colpo su colpo”
(Erica Spindler)
New Orleans. C’é chi la ama alla follia, da subito.
Chi la odia al punto da arrivare, con la stessa velocità, a non sopportarne il caos, la gente, gli “odori”, i rumori, gli eccessi.
C’é chi la vive attraverso i suoi stereotipi, inseguendo le accattivanti luci al neon di una Bourbon Street che dal crepuscolo alle prime luci dell’alba si stenta a riconoscere, seguendo, come in un rituale prestabilito, il percorso “canonico” di visite all’interno del French Quarter.
C’è chi la scruta con il piglio del benpensante scuotendo la testa ad ogni singola stranezza, eccesso o originalità, salvo poi lasciarsi contagiare dal ritmo irresistibile di un’improvvisata jazz session nel bel mezzo di Royal Street.
E poi ci sono i giovani che la esplorano esclusivamente di notte, dietro le note assordanti di un pub, i colori delle collane di plastica lanciate dai vecchi balconi in ferro battuto, gli “effetti collaterali” di un potentissimo Hurricane cocktail.
I gruppi di famiglie e gli anziani in calzoncini corti che seguono diligentemente le guide con le bandierine negli itinerari più improbabili, i curiosi, gli appassionati di fotografia e di streetart che scrutano ogni angolo del French Quarter ed affollano le bancarelle di Jackson Square.
Ma New Orleans non é solo questo, é molto altro, tanto e di più.
E’ la storia degli afroamericani, condotti in Louisiana in catene alla fine del ‘700, e del loro riscatto, é l’orgogliosissimo quartiere nero di Tremè, i suoi musei a tema (avete mai sentito parlare delle backstreet stories?), le case in legno colorato, la gente, le sue spettacolari parate domenicali (mica esistono solo quelle del Mardi Gras) che animano il quartiere e le zone limitrofe tutte le domeniche da settembre ad aprile.
E’ la nascita del Jazz, é Congo Square, nel Louis Armstrong Park, la piazza in cui era concesso agli schiavi neri di riunirsi per intonare i propri canti, litanie di dolore, nostalgia e speranza.
E’ lo strettissimo legame tra sacro ed profano, tra religione ed antichi riti pagani, tra vita ed aldilà, che trova la sua più originale evoluzione nel culto dei morti, idolatrati, pregati, invocati nelle cappelle sacre dei vecchi cimiteri, in alcune delle quali ancora oggi vengono praticati con estrema devozione inquietanti riti voodoo.
New Orleans é l’epopea del vecchio sud, del colonialismo, delle dimore d’altri tempi, delle piantagioni di indaco e cotone, delle strade alberate… provate a fare un giro nel Garden District a bordo di un St. Charles Tram e capirete cosa intendo.
E’ un accento stretto e talvolta incomprensibile che racchiude in sé secoli di influenze francesi, spagnole ed africane, é Nawlins (New Orleans) come dicono i suoi abitanti…
E’ la tiepida brezza mattutina del Mississippi, il suo scorrere lento, le sue anse, le paludi, i bayou, ed ancora il caldo soffocante e l’umidità che non danno tregua, é un’improponibile tavola calda lungo una strada assolata dove mangiare per pochi dollari dei gustosissimi blue fried crabs (granchi blu fritti) e sentirsi, anche solo per pochi minuti, in pace con il mondo.
New Orleans é tutto ed il contrario di tutto, sorprendente, sfuggente, imprevedibile.
Difficile darne una sola definizione, impossibile raccontarla senza la convinzione che un ritorno, talvolta inevitabile, cambierebbe completamente l’approccio precedente.
So, enjoy your Nawlins taste and don’t worry about everything else!
8 Comments
Che bel post Simona e che voglia di scoprirla insieme a re questa pazza città.
Brava e buona Pasqua
Grazie Anna!
Buona Pasqua a te ☺️
Aw, che meraviglia le jazz sessiona per strada! 😀
Si, nel French Quarter è sempre così
Dopo New York lo scorso anno, avevo intenzione di ritornare negli States quest’estate. Per vari impegni universitari non è stato possibile, ma il prossimo anno non me li faccio scappare.
Già sto consultando tutti i tuoi post e New Orleans (ho visto che c’è anche una piantagione visitabile nei paraggi) e Atlanta (avrò visto Via col Vento milioni di volte!) mi affascinano tantissimo.
Anche se la West Coast pure ha il suo perché.
Tu cosa hai preferito? Come seconda volta negli States quale luogo potrebbe essere più adatto secondo te? :))
Io amo il sud, e’ ricco di storia e di bellezze paesaggistiche… so che molti ti direbbero senza pensarci due volte la West Coast (che e’ comunque meravigliosa) ma x me un road trip Texas, Louisiana, Mississippi, Georgia e South Carolina non ha eguali…
Grazie per il consiglio! Mi sa che opteró per il vecchio sud…seguirò l’istinto! 🙂
Anche perché, dopo aver letto di Savannah completamente conservata, sono ancora più convinta!
Grazie ancora:))
Figurati, se hai bisogno di info dettagliate, son qui 🙂