“Dean era arrivato fresco fresco a New York la sera prima con Marylou, una ragazza bella e vivace.
Erano scesi dal Greyhound alla 50° Strada.”
(Jack Kerouac, On the road)
Quando si immagina un on the road negli Stati Uniti istintivamente il pensiero vola agli immensi spazi aperti, alle lunghe strade che come linee rette su piano infinito tagliano grandi porzioni di territorio, spesso selvaggio ed incontaminato, ed al mezzo di trasporto per eccellenza per percorrerle, l’auto.
Eppure prima del mito della Cadillac, prima della Route 66, prima ancora del grande esodo verso ovest e delle parole forti e nuove della nascente Beat Generation, che di questo modo di viaggiare fece uno stile di vita, il simbolo indiscusso del coast to coast on the road dell’America degli anni’20 fu il mitico ed indimenticabile Greyhound.
Un autobus, o forse sarebbe meglio dire una scuderia di autobus che a partire dal 1914 (anno in cui in Minnesota il lungimirante minatore Carl Wickman diede il via al primo servizio di navetta a pagamento per il trasporto degli operai verso le miniere di ferro) permise a milioni di americani, con pochi dollari di biglietto, di spostarsi liberamente da una costa all’altra del paese.
Il simbolo di un’America in costruzione, del viaggio inteso come spostamento verso luoghi precedentemente solo immaginati, la libertà (finalmente per tutti) di movimento, la possibilità per molti giovani di inseguire il mito del west, per le famiglie lontane di ricongiungersi in breve tempo, per le prime band musicali itineranti di spostarsi facilmente e con poca spesa all’interno del paese per raggiungere music cities del calibro di Nashville, Memphis o New Orleans.
La tratta più gettonata, attiva ancora oggi, New York-San Francisco (della durata di 4 giorni circa) tagliava letteralmente in due il paese attraversando Buffalo, Chicago, St. Louis, Memphis, Dallas, Santa Fè, Phoenix, Los Angeles e Las Vegas.
A distanza di 100 anni esatti da quel lontano 1914 gli autobus Greyhound, completamente rimessi a nuovo, dotati di wi fi, di monitors, di comodi sedili reclinabili e di tutti gli optional necessari per rendere il viaggio il più confortevole possibile continuano a coprire con successo l’intero territorio degli Stati Uniti (ed anche del Canada) costituendo ancora oggi un’economica alternativa all’auto ed al treno.
Sul sito ufficiale della Greyhound Lines é possibile visionare l’intera rete stradale e prenotare, usufruendo di varie scontistiche on line, il proprio tragitto in base alle tappe.
Le stazioni Greyhound, moderne, il più delle volte ben tenute, attrezzate con food court, servizi e talvolta motel adiacenti, si trovano quasi sempre a ridosso del downtown delle città, spesso in coincidenza con le stazioni ferroviarie Amtrak, e sono quindi facilmente raggiungibili.
Ammetto di aver utilizzato gli autobus Greyhound in diverse occasioni, per lo più nel mid east e sulla east coast per brevi tratti, intervallando auto e treno, e di essermi trovata decisamente bene.
Non solo il “lusso” di concentrarsi sul paesaggio circostante senza essere obbligata a controllare il percorso, i limiti di velocità o le uscite ma anche e soprattutto la possibilità di ammirare comodamente seduta nel mio sedile uno spaccato reale di America, dalle fermate sconosciute dal nome impronunciabile, ai volti, agli atteggiamenti, ai discorsi delle persone, talvolta intere famiglie, presenti sul bus.
Il tempo prezioso passato a chiacchierare con perfetti estranei, a condividere un caffè, qualche muffin un pò passato o una Dr Pepper ghiacciata nelle stazioni di servizio in attesa di ripartire o a conoscere aspetti, luoghi, abitudini e tradizioni e soprattutto modi di dire insoliti e curiosi.
Un mito quello del Greyhound immortalato oltre che da libri celebri anche da canzoni, film e serie tv che hanno fatto storia… il sopracitato On the road di Kerouac, i brani musicali America di Simon & Garfunkel e New York State of Mind di Billy Joel o il celebre film Un uomo da marciapiede (indimenticabile la scena finale sul bus) con Dustin Hoffman e Jon Voight, tanto per i citare i più famosi.
Una curiosità.
Sembra, da quanto raccontano i bene informati, che il nome Greyhound, letteralmente levriero, sia venuto in mente osservando la silhouette di uno di questi autobus riflettersi sottile ed allungata nelle vetrine dei negozi lungo la strada, l’immagine enfatizzata di un levriero che corre veloce fissando la sua meta.
Pochi sanno tuttavia da dove proviene la figura precisa del levriero disegnato nel logo, io l’ho scoperto per caso grazie al racconto di una zelante ed appassionata guida ranger.
A Washington DC nel Cimitero militare di Arlington, più precisamente nella splendida Arlington House, la dimora settecentesca (nota anche come Lee House) che domina la collina.
In una delle lunette affrescate del pian terreno é presente un piccolo dipinto attribuito a George Washington (la casa é appartenuta per generazioni alla famiglia di sua moglie) in cui due levrieri gareggiano in eleganza e velocità rincorrendo la preda designata per la caccia.
Se considerate il profondo senso di nazionalismo che pervade il popolo americano ed il continuo riferimento in ogni aspetto del quotidiano alla gloriosa epopea dei personaggi più illustri della sua storia capirete quanto sia stato facile utilizzare il levriero dell’affresco, opera di uno dei più amati ed indiscussi Padri della Patria, George Washington, come modello vincente per il logo della più grande società di bus degli Stati Uniti.
Enjoy your trip, on Greyhound Lines of course.
8 Comments
Non li conoscevo per niente.
Grazie x la info, sono da prendere in considerazione per un viaggio in america.
Brava come sempre
Anna
Grazie Anna,
si i Greyhound possono essere una valida alternativa all’auto, probabilmente ancora piu’ economica.
A me piace molto variare…
Fare un viaggio in Greyhound è tra le mie personali #100cose ancora da fare.
Mi permetti di aggiungere al tuo già bellissimo post, un altro riferimento musicale, molto americano, sui Greyhound ? Grande strofa, tra l’altro, “scritta a quattro mani” da due mostri sacri.
Da Johnny Bye Bye di Bruce Springsteen e Chuck Berry (versione di Bruce):
“Well she drew out all her money from the Southern Trust
And put her little boy on the Greyhound bus
Leaving Memphis with a guitar in his hand
With a one way ticket to the promised land”
Flavio Z.
Ma certo!!
Grazie per le dritte 😉
Io ho usato spesso Megabus, ma immagino che questi siano più comodi e curati!
Comunque Simo, non dimenticarti di proporre loro un viaggio per blogger!!!ahah 😉
P.S. Ma quanti posti stupendi ci stai facendo scoprire?!? 😀
Ciao Antonella!!
Conosco i megabus, nn sono male ma i Greyhound (che nn sono sempre curatissimi, eh) hanno il fascino della loro storia 😉
Per il roadtrip ci sto lavorando
Hai pienamente ragione! Li devo assolutamente provare!!! Buon proseguimento!!
Grazie 🙂