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Quando si cercano consigli ed informazioni più dettagliate su cosa vedere nello Stato di Washington, le indicazioni portano quasi sempre ad una serie di luoghi e siti iconici resi celebri nell’immaginario collettivo principalmente per le loro attrattive scenografiche e paesaggistiche.
Penso a Seattle, ovvio, e a tutti i piccoli, caratteristici centri che le fanno da satellite.
Poi naturalmente all’Olympic National Park, al North Cascades National Park ed alle San Juan Island.
Eppure, come spesso accade quando ci si ritrova a raccontare dell’immensità e della varietà di un paese come gli Stati Uniti d’America, ci si accorge ad uno sguardo più attento che oltre a quei siti iconici e bellissimi c’è molto, tanto di più.
Come nel caso dell’Olympic Peninsula, quella meravigliosa landa di foreste ed alture rocciose che ingloba l’Olympic National Park e che separa (e protegge) – attraverso un complesso sistema di insenature ed isole, il Puget Sound – Seattle dall’Oceano Pacifico.
Terra di frontiera, apparentemente ostile eppure splendida ed affascinante, popolata sin dai primordi da differenti gruppi di nativi americani, portatori di tradizioni, storie, culture e leggende preservate con cura (e non senza difficoltà) nel tempo e giunte incredibilmente intatte sino ai giorni nostri.
Una chiave di lettura totalmente insolita per un viaggio diverso – e bellissimo, credetemi sulla parola – attraverso alcune delle più antiche tribù di nativi indiani degli Stati Uniti, che volendo può essere tranquillamente inserito in un itinerario più lungo ed articolato che includa buona parte dei siti più iconici del Washington State e degli stati limitrofi.
Un percorso intenso che parte ed arriva a Seattle e che si sviluppa in buona parte attraverso la linea di costa dell’Olympic Peninsula.
Circa 1000 km, 4 giorni pieni e 7 Tribù “storiche” – Squaxin Island, Quinault, Quileute, Makah, Jamestown S’Kallam, Suquamish e Tulalip – da “incontrare” e “conoscere”.
Un viaggio alla scoperta della cultura dei Nativi Americani del Northern Pacific, delle interazioni tra le tribù ed il paesaggio circostante, delle inevitabili influenze degli elementi atmosferici e degli eventi storici che hanno determinato poi le caratterizzazioni di ogni singola comunità, rendendole così uniche nel loro genere.
La loro storia deriva da quella delle popolazioni migranti stanziatesi migliaia di anni fa tra tra il Fiume Columbia, l’isola di Vancouver e le infinite foreste dell’Olympic Peninsula.
Qui i nativi prolificarono – mantenendo quasi sempre intatte le loro differenti caratteristiche linguistiche e culturali – grazie all’utilizzo delle molteplici risorse naturali offerte dal territorio circostante. Intrecciando erba, spago e corteccia per vestirsi e per produrre oggetti di uso quotidiano, lavorando il legno di cedro per costruire alloggi e canoe, raccogliendo radici e bacche per cibarsi, cacciando selvaggina e talvolta balene, e pescando la loro fonte di sostentamento più preziosa e celebrata attraverso specifici cerimoniali, il salmone.
Comunità fortemente legate al loro passato ed alle loro tradizioni che sono riuscite ad evolversi e a mantenere pressoché intatto il proprio retaggio culturale e che si impegnano – oggi anche attraverso l’apertura al turismo consapevole – affinchè la loro memoria storica continui ad essere preservata e divulgata.
Il punto di partenza di questo viaggio non può che essere Seattle.
Una città estremamente vivibile ed a misura d’uomo, culturalmente aperta ed innovativa che tuttavia non dimentica il suo passato legato all’epopea dei cercatori d’oro del Klondike ed allo sviluppo di alcune tra le più note tribù native.
Il consiglio è di dedicarle almeno una giornata piena – qui trovate un itinerario dettagliato – partendo dal Pike Place Market, un antico mercato di prodotti alimentari, e dalla visita dell’8th Generation Pike Place, un’esposizione permanente legata alla cultura dei nativi del Northern Pacific che si occupa di promuovere e diffondere l’artigianato e le differenti produzioni locali delle singole tribù dell’Olympic Peninsula.
Superate Tacoma e Olympia attraverso l’Old Olympic Hwy si raggiunge la prima tappa dell’itinerario, The Loghouse Education and Cultural Center, soprannominata “La casa del benvenuto”, all’interno dell’Evergreen State College, il primo edificio fondato sulla tradizione dei nativi americani costruito in un campus pubblico.
The Longhouse è una sorta di casa comune, un sito in cui le tribù ed i visitatori di tutte le culture interagiscono attraverso la promozione delle arti e della cultura indigene, un luogo dove imparare ed insegnare a nostra volta, una visita esperienziale che permette un primo emozionante contatto con le culture native locali.
La tappa successiva sancisce l’incontro con la prima Tribù dell’itinerario, la Squaxin Island Tribe, presso lo Squaxin Island Tribe Museum Library and Research Center.
I nativi dell’Isola di Squaxin sono i diretti discendenti dei popoli marittimi che vivevano lungo le sponde e gli spartiacque degli Inlet, le sette insenature più meridionali del Puget Sound. In seguito agli accordi territoriali di annessione degli Stati Uniti del 1853 alla comunità rimase solo una piccola isola, lunga 6 km circa, riservata come area principale in cui far soggiornare l’intera tribù. L’isola prese prima il nome di Case Inlet, poi divenne nota come Squaxin Island.
A causa della nostra forte connessione culturale con l’acqua gli Squaxin, sono anche conosciuti come People of the Water, Popolo dell’Acqua.
Consigli per pernottare: Little Creek Casino Resort
La Quinault Indian Nation occupa una delle più affascinanti e suggestive aree dell’Olympic Peninsula, i suoi confini includono più di 85.000 ettari di foreste e circa 37 km di costa incontaminata del Pacifico, incluse la spettacolare spiaggia (con annesso villaggio) di Ocean Shores, tappa imperdibile sia da un punto paesaggistico che cinematografico.
La vicina Quileute Tribe si sviluppa attorno a La Push Beach, è una delle comunità più aperte al turismo, alla condivisione delle proprie storie e leggende ed alle attività outdoor, pesca, whale watching, canoa, trekking e cene tradizionali a base di salmone locale cotto su supporti di legno aromatico.
La Push e la vicina cittadina di Forks sono state utilizzate come locations letterarie e set cinematografico per la Twilight Saga, gli appassionati del genere possono prendere parte a tour mirati e scoprire che il personaggio (di fantasia) di Jacob appartiene nel film proprio alla Tribù dei Quileute e la sua storia si ispira ad una delle tante leggende locali.
Consigli per pranzare: Emily’s Oceanfront Restaurant, Quinault Beach Resort and Casino.
Consigli per pernottare: Forks Motel
Neah Bay, la punta nord dell’Olympic Peninsula, è territorio della Makah Tribe.
Una delle tribù più floride della penisola a causa della posizione ideale tra foreste ed un tratto d’oceano ricco delle più differenti varietà di pesce, foche, salmoni e balene per lo più. I Makah sono noti come abili cacciatori di balene, pratica che, nonostante le polemiche, hanno continuato ad effettuare considerandola un retaggio delle proprie sacre tradizioni.
Il Makah Museum Cultural Center racconta la storia della tribù ed espone una serie di preziosissimi cimeli provenienti dal vicino sito archeologico di Ozette, una civiltà primordiale che ha dato origine alla tribù.
Circa 10 km a Nord si raggiunge Cape Flattery, un luogo mitico ed estremamente suggestivo a picco sull’oceano, di fatto il punto continentale più nord degli stati Uniti d’America.
Rientrando verso est, sempre lungo la linea di costa della penisola, si attraversano i territori della Jamestown S’Kallam Tribe, una comunità dedita principalmente all’arte, al canto ed alla spiritualità, che promuoveva la leadership, l’autosufficienza, e un codice di condotta che serviva da base per la sopravvivenza.
Tappe imperdibili: il centro artistico Northwest Native Expression Art Gallery ed il Cedars Golf Club, appartenenti entrambi e gestiti direttamente dalla Tribù.
Consigli per pernottare: Silverdale Beach Hotel.
Prima tappa della giornata l’incontro con la Suquamish Tribe nella Bainbridge Island, una delle ultime isole del Puget Sound prima di raggiungere Seattle in traghetto, in mezz’ora circa.
I Suquamish, nella tradizione “popolo delle chiare acque salate”, abitano quest’area da migliaia di anni.
L’abbondanza di risorse naturali e l’abilità nella conservazione del cibo hanno permesso loro di sviluppare una ricca vita culturale e spirituale. Il ciclo annuale di attività era diviso tra la raccolta di cibo nei mesi caldi e la vita comunitaria in case stanziali d’inverno per cerimonie sociali e religiose e protezione contro il freddo.
Una comunità aperta e socievole che continua – attraverso la diffusione della cultura e delle proprie tradizioni – a insegnare alle nuove generazione l’antica lingua Lushootsed.
Imperdibile la visita del Suquamish Museum, della tomba del Grande Capo Seattle e del Veterans Memorial che onora i nativi americani caduti sul campo di battaglia.
Tappa finale dopo essere rientrati su Seattle, la Tulalip Tribe.
Una tribù indiana riconosciuta a livello federale, estremamente organizzata e viva in tutta la riserva.
Circa 20.000 acri di acque dolci e salate, torrenti, foreste e campi coltivabili, scoperti per caso nel 1794 dal capitano Vancouver.
Per entrare in contatto con lo spirito della comunità e la sua arte il consiglio è di visitare lo studio di James Madison, le sue opere raccontano la storia e l’evoluzione della Tribù e si trovano praticamente ovunque, persino nella proprietà del Tulalip Resort Casino, un hotel completamente ispirato dalla cultura nativa, il luogo perfetto dove pernottare alla fine dell’itinerario per godersi un tour artistico e un pò di relax e shopping nel vicino Seattle Premium Outlet.
Un itinerario fattibile in 4 giorni pieni che impone tuttavia dei ritmi abbastanza serrati, meglio – se possibile naturalmente – valutare un paio di giorni in più inserendo oltre all’esplorazione dell’Olympic National Park, la visita di Olympia, Tacoma ed alcuni piccoli villaggi lungo la costa.
E’ consigliabile un abbigliamento comodo, scarpe da tennis e trekking (nel caso si decida di effettuare qualche trail più impegnativo), indispensabili k-way e piumino leggero, anche d’estate.
Per ulteriori informazioni sulle visite, sui percorsi, i trail e le locations potete consultare il sito ufficiale di Aianta – American Indian Alaska Native Tourism Association.