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Itinerario nel Piceno: viaggio esperienziale nelle Marche più genuine ed autentiche. Un percorso tra storia, cultura, tradizioni, leggende, natura ed enogastronomia. Da Colli del Tronto a Castgliano, da Offida a Ripatransone, da Ascoli Piceno a Monsanpaolo del Tronto, seguendo le origini, la storia e la produzione delle eccellenze del territorio. Informazioni e consigli per organizzare al meglio visite e degustazioni.
Un lungo weekend di fine autunno nelle Marche.
L’occasione perfetta per proseguire la scoperta e la narrazione di una delle regioni d’Italia che più amo e che sempre più spesso torno a visitare.
Così, come era accaduto lo scorso anno per le Terre del Tartufo, sempre in collaborazione con Copagri Marche, sono tornata per esplorare le ricchezze storiche, culturali ed enogastronomiche del Piceno.
Un percorso esperienziale che si sviluppa in un raggio di 30 km, dai piccoli ed affascinanti borghi arroccati ai loro preziosi teatri storici, passando per le storie ed i luoghi di compositori, letterati, artisti, pittori, tessitori, santi e mummie, seguendo le tracce dei Cavalieri Templari tra eremi e percorsi mistici e degustando le eccellenze di questo generoso territorio, frutto del lavoro appassionato dei coltivatori e produttori locali, dagli uliveti ai vigneti.
Di seguito l’itinerario completo, da sviluppare in almeno tre giorni pieni, con informazioni dettagliate e consigli utili per organizzare al meglio esperienze, percorsi e degustazioni.
“Ci sono due liquidi che sono particolarmente gradevoli per il corpo umano: il vino all’interno e l’olio all’esterno.
Entrambi sono eccellenti prodotti naturali, ma l’olio è assolutamente necessario,
e l’uomo non ha sbagliato a dedicare i suoi sforzi ad ottenerlo».
(Plinio il Vecchio – Naturalis Historia)
L’olivo e la vite, l’oliva e l’uva, l’olio ed il vino.
Piante che hanno accompagnato e talvolta influenzato l’evoluzione e lo sviluppo socio-culturale dei popoli del Mediterraneo, dalla notte dei tempi.
Dalla scoperta delle loro attitudini eno-gastronomiche alle proprietà estetiche e salutari, il tutto a cominciare dal mondo preclassico.
Mi vengono in mente gli Etruschi, impossibile non pensare ai loro commerci di otri di vino ed olio lungo tutta la penisola ed oltre, ed i Greci, l’ulivo era considerato pianta sacra alla dea Atena che, in lotta con Poseidone per il possesso dell’Attica, vinse lo scontro facendo nascere un ulivo sul suolo colpito dalla sua asta.
Ed ancora i Romani, con il loro sapiente e pragmatico uso di olive ed uva in ogni aspetto possibile del quotidiano, ed i Barbari, che preso l’esempio dai Romani ne fecero un uso smodato, passando per tutto l’arco del Medioevo – sapevate che furono i Monaci Olivetani a dare il via alla tradizione delle olive ripiene (antesignane delle olive ascolane ripiene), dapprima senza carne solo con le erbe? – e poi del Rinascimento, affermandosi come eccellenze secolo dopo secolo, dominazione dopo dominazione, dai villaggi alle grandi città, dalle curie ed alle corti, fino ai giorni nostri.
Non c’è artista, poeta, scrittore, musicista, pittore, scultore, medico che non ne abbia – a modo suo – decantato doti e qualità, non c’è cucina che non ne abbia fatto la base perfetta di pietanze e bevande, e non ci sono ricerche medico-biologiche che non ne abbiano accertato proprietà curative, estetiche e/o terapeutiche.
Una tradizione millenaria in Italia, ed in particolare in molte sue regioni del centro-sud divenute ormai famose nel mondo per le coltivazioni di uliveti e vigneti, tra queste le Marche.
Una tradizione che ha accompagnato nei secoli l’evoluzione culturale, sociale e gastronomica di generazioni di uomini e donne, coltivatori, commercianti, imprenditori e semplici consumatori, e che soprattutto nel Piceno ha dato origine a storie, racconti ed a tantissime realtà, imprese ed eccellenze note in tutto il mondo, che meritano oggi di essere ascoltate, esplorate, vissute e raccontate.
“La collina marchigiana, volgendosi verso l’interno, è quasi un grande e naturale giardino all’italiana. Non è la collina toscana, né quella umbra.
E’ dolce, serena, patetica, lucida, priva di punte. Passando tra i coltivi delle valli ubertose nelle belle giornate
si vedono tutte le piante luccicare all’unisono come se le foglie fossero patinate di cera.”
(Guido Piovene)
Un itinerario nel Piceno, per dirsi completo, non può assolutamente prescindere da esperienze di degustazioni ed assaggi delle eccellenze del territorio, da effettuare rigorosamente presso aziende agricole, cantine, agriturismi e distillerie che abbiano uno stretta connessione con la storia e la tradizione del Piceno stesso.
Di seguito, quelle che ho avuto modo di effettuare in prima persona, e che mi sento di consigliare, dai distillati all’olio d’oliva e all’oliva ascolana, passando per le migliori cantine della zona.
“Il lavoro del distillatore è paragonabile a quello di un pittore, dove la tavolozza è il territorio e i pennelli
sono le botaniche, che con perizia e maestria vengono usati e combinati al fine di emozionare il palato
con profumi e sapori che condensano quanto di più prezioso il piceno ha da offrire.”
(Introduzione a Ngricca Distillati Piceni)
“Dalle pentole al pentolone”, questa in breve la storia di Luca De Cesaris e della sua famiglia.
Da chef a coltivatore locale esperto ed appassionato di erbe officinali, fiori e tutto ciò che è necessario per la distillazione e l’infusione dei liquori e dei distillati della sua Agridistilleria Artigianale ’Ngricca, “al fine di farvi vivere un’emozione gustativa unica legata al Piceno.”
Qui tutto si lavora “a mano ed a senso”, seguendo i valori della tradizione, del territorio, e dell’eccellenza delle materie prime.
Il risultato?!
Il Mistrà Classico e Ruffiano, il Gin Travertino, l’Artemisio Vermouth, la Genzià, i preziosi mieli ‘Ngricca ed altri prodotti speciali.
Potete contattare Luca per prenotare una degustazione (e potete anche ordinare direttamente i suoi prodotti) tramite i contatti del sito – che trovate qui – e non dimenticate, oltre agli assaggi ed ai suoi aneddoti, di farvi raccontare la storia del nome della distilleria, strettamente connesso a quello della sua famiglia.
“Custodi della tradizione e del paesaggio”
(Vigneti Vallorani)
Da oltre un secolo la famiglia Vallorani si dedica alla cura dei propri vigneti ed alla produzione di vini che incarnano tutta l’essenza e la tipicità del territorio Piceno, praticando un’agricoltura sostenibile, rispettosa delle tradizioni locali, dell’ambiente e della bellezza del paesaggio.
Un lavoro certosino ed appassionato che, dalla raccolta dell’uva fino all’imbottigliatura, da vita a prodotti che ormai rappresentano una vera e propria preminenza della zona, ovvero Avora – Falerio DOP Bio, Zaccarì – Offida Passerina DOCG Bio, Lefric – Marche Bianco BIO, Octavum – Marche Rosato IGT BIO, Polisia – Piceno Superiore DOP Bio, Konè – Piceno Superiore DOP e Sorlivio – GP Marche Rosso BIO.
Una particolarità, che lega ancora di più questa storica azienda al proprio territorio.
Le etichette dei vini riproducono quadri di artisti piceni, ogni vino è collegato ad un’opera ed ogni vino ha un nome connesso alla tradizione locale della famiglia Vallorani, un’eccellenza nell’eccellenza.
I Vigneti Vallorani organizzano degustazioni con visite ed eventi.
“I nostri vigneti circondano la cantina, sulla cima di un’assolata e ventilata collina a 200m sul livello del mare, tra i Sibillini e il Mare Adriatico. Montepulciano, Sangiovese, Pecorino, Passerina, Trebbiano e Malvasia sono le varietà autoctone che alleviamo in un suolo di medio impasto, tendenzialmente argilloso e di ottima capacità drenante. Un’ampia fascia di vegetazione spontanea protegge naturalmente i nostri vigneti, salvaguardando la biodiversità necessaria alla salute delle piante.”
Qui potete scaricare la loro brochure, per maggiori informazioni su prenotazioni ed esperienze vi invito a consultare il sito ufficiale dei Vigneti Vallorani.
“Per valutare l’olio la vista non serve, al contrario può ingannare.
Ciò che conta sono l’olfatto ed il sapore.”
(Barbara Alfei)
L’oliva, e con essa l’olio, fungono da vero e proprio filo conduttore di un itinerario nel Piceno.
Tra le esperienze più particolari ed affascinanti che ho effettuato nel corso del mio viaggio va menzionata senza ombra di dubbio quella dedicata all’introduzione tecnica ed alla degustazione all’olio EVO che la bravissima Barbara Alfei, tra i più competenti assaggiatori a livello internazionale, nonché capo panel all’Agenzia per l’innovazione nel settore agroalimentare e della pesca delle Marche (AMAP), ci ha proposto nel corso di una serata presso l’Agriturismo La Solagna.
Un meraviglioso viaggio sensoriale nel mondo dell’olio d’oliva e delle sue qualità, ben 23 solo nelle Marche, 600 in tutta Italia.
Per saperne di più vi invito a consultare il sito ufficiale di AMAP Marche o a seguire direttamente Barbara per prender parte ad uno dei suoi eventi.
Adagiata nel cuore delle colline di Castigliano, l’Azienda Agricola “Zucchera” – anche in questo caso il nome viene dalla storia della loro famiglia, i Silvestri, e fa riferimento alla bontà di alcuni dei suoi membri originari, bontà che, devo riconoscere, si rinnova ad ogni generazione, Alessandro, Antonella, Filippo, Maria e Francesco sono persone meravigliose! – rappresenta una vera e propria oasi di pace e genuinità, sotto ogni punto di vista.
Qui si produce un olio eccellente dato da un’oliva locale superiore, ed assieme ad esso tutto ciò che serve al sostentamento degli animali, cereali, etc.
La gentilezza, l’ospitalità (in estate è possibile alloggiare presso la loro struttura), l’elevata qualità dei loro prodotti, a cui va associata la degustazione dei vini della Cantina Quntì, fenomenale il loro Pecorino, renderanno il vostro soggiorno qui indimenticabile.
Anche in questo caso vi invito a consultare il sito ufficiale dell’azienda “Zucchera” per prenotare una degustazione o per ordinare i loro prodotti.
Durante la mia esperienza alla “Zucchera”, ho avuto inoltre la possibilità di assistere ad un’interessante ed illuminante presentazione sugli oli e alti grassi alimentari fatta dal Dott. Piero Sciamanna, tecnologo alimentare. Per maggiori info e contatti, qui.
“Tutto é iniziato con un imprenditore visionario, innamorato della propria terra. Non è possibile comprendere la filosofia attuale della Cantina Villa Pigna se non facciamo un breve excursus sulla sua storia dalla fondazione ad oggi.
Questo viaggio non può che partire dalla figura del suo fondatore, Costantino Rozzi, nonché mio padre.
Imprenditore dalle mille sfaccettature, dalle strade ai ponti, dagli alberghi ai ristoranti ha sempre valorizzato quel senso di appartenenza al territorio che amava tanto da ricoprire per più di 30 anni il ruolo di presidente dell’Ascoli Calcio, portando la squadra a militare per svariate stagioni nei campionati di serie A e B. L’acquisto delle prime vigne risale infatti al 1968.
Spirito ambizioso e sempre alla ricerca di nuove sfide, comprende subito che per “conquistare il mondo” con il rosso piceno, le vigne da sole non sono sufficienti; per questo motivo nel 1970 costruisce la cantina completamente immersa e circondata dalle vigne, che si estende per oltre 7000 metri quadrati su due livelli di cui uno interrato, consentendo di avere un locale dedicato all’affinamento del vino naturalmente climatizzato a temperatura costante sia d’inverno che d’estate.”
(Anna Maria Costanza Rozzi)
Una cantina che racconta un importante pezzo di storia marchigiana, orgogliosamente portata avanti dall’energica Anna Maria, figlia di Costantino, ed a sua volta da suo figlio Giorgio, entrambi ormai specialisti del Rosso Piceno Superiore, in tutte le sue “interpretazioni” dal 1970: Rozzano, interpretazione tradizionale del Rosso Piceno DOC SUPERIORE, e Vellutato, interpretazione Internazionale del Rosso Piceno DOC SUPERIORE.
Cantina Villa Pigna organizza degustazioni, visite in vigna ed eventi, per maggiori informazioni vi invito come sempre a consultare il loro sito ufficiale.
Non è un caso se alla Cooperativa Case Rosse si sia associata nel tempo la denominazione “Sapori del Piceno”, perché in questa azienda, che oggi vanta anche un ristorante, è possibile degustare la vera eccellenza gastronomica del Piceno, in tutte le sue “combinazioni”, ovvero l’Oliva Ascolana del Piceno DOP, al naturale, in salamoia e, naturalmente, ripiena.
Una certezza da oltre 40 anni, la Cooperativa è nata negli anni ottanta come cooperativa di conduzione terreni ad indirizzo cerealicolo, viticolo, olivicolo e foraggero, nel 1992 ha creato uno dei primi agriturismi delle Marche, e nel 2005 ha realizzato, in seguito al riconoscimento del marchio DOP all’oliva tenera ascolana, un impianto di “tenera” che si è aggiunto alle precedenti coltivazioni.
Per informazioni e/o prenotazioni vi invito anche in questo caso a consultare il loro sito ufficiale.
“Le Marche sono un libro aperto di Storia dell’Arte.”
(Vittorio Sgarbi)
Borghi, castelli, palazzi nobiliari, pinacoteche, chiese, cripte, eremi, musei, teatri e diverse tradizioni secolari, come l’antica e preziosa arte del merletto a tombolo. Un territorio infinitamente ricco, di storia, arte e cultura che purtroppo ancora in molti ignorano e che merita di essere valorizzato, vissuto e raccontato.
Di seguito i luoghi, i percorsi e le esperienze più suggestive, provate come sempre in prima persona, da inserire in un itinerario nel Piceno.
“Tutti noi (italiani) parliamo Castignanese”!
Ci accoglie così il sindaco di Castignano, Fabio Polini, all’inizio della nostra passeggiata assieme alla scoperta di questo antico borgo, indicando orgogliosamente, proprio all’ingresso del paese, una copia della Stele di Castignano, oggi conservata al Museo Archeologico di Ascoli Piceno, che riporta la più antica iscrizione in alfabeto italico, datata VI Sec. a.C.
Un paese estremamente suggestivo, arroccato su un’altura tra colli e calanchi, con la sua inconfondibile forma piramidale. Il centro è un susseguirsi di chiese, palazzi ed archi attraversati da stradine acciottolate che si arrampicano fino al punto più alto del paese, la piazza su cui si affaccia la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo e da cui si apre una vista incredibile che spazia dai monti Sibillini al mare Adriatico.
Di qui sono passati eserciti, cavalieri templari e pellegrini, lasciando segni indelebili nell’architettura e nello stile degli edifici del borgo storico e nelle tradizioni culturali del paese.
Non è un caso infatti che nel centro storico ogni anno nella seconda metà di agosto si svolga il Templaria Festival, interamente dedicato al retaggio culturale dei Cavalieri Templari, senza dimenticare il Carnevale Storico del Piceno, divenuto celebre grazie alla sfilata dei Moccoli, i bastoni variopinti portati in processione e poi bruciati come rito propiziatorio.
Da non perdere: il Polo Museale di Arte Sacra e delle Icone, la Chiesa di Santa Maria del Borgo (la TAU, il simbolo templare della Santa Croce sormonta il suo portale d’ingresso), la Chiesa di San Pietro Apostolo con la Cripta dell’Addolorata e la Chiesa di Sant’Egidio.
Maggiori informazioni su cosa vedere e fare a Casignano, qui!
“Una naturale dimensione in cui è riconoscibile lo spirito della cittadina Picena: il sorriso delle donne offidane che lavorano il tombolo; il sorriso di una natura generosa ed accogliente; il sorriso di un’enogastronomia gustosa e gaudente; il sorriso che permea tutto il periodo di carnevale che contagia i cittadini di tutte le età; il sorriso piacevole e condiviso suscitato dagli appuntamenti culturali; il sorriso di una cittadina che accoglie con piacere i visitatori.
Unico centro di bellezze naturali, edifici e monumenti di straordinario valore storico, un’enogastronomia ricca di prodotti tipici e vini di alta qualità, preziosissimi merletti a tombolo.”
(Introduzione ad Offida – TurismOffida)
Annoverata, a ragione, tra i Borghi più belli d’Italia, Offida è un piccolo scrigno di tesori storici, culturali, artistici e tradizionali.
E’ il borgo dell’antica lavorazione del Merletto a Tombolo, del merletto “burattato”, che prosegue ininterrottamente di generazione in generazione dal 1400, una tradizione talmente sentita che all’ingresso del paese troverete persino un complesso scultoreo dedicato alle “merlettaie”, e nei negozi del centro storico potrete sbizzarrivi nell’acquisto dei preziosi merletti e persino di gioielli lavorati con la stessa tecnica.
E’ la città in cui si svolge un Carnevale tra i più sentiti e particolari della regione. Il carnevale de Lu Bov Fint, un bove finto (una volta vero) che il giorno del venerdì grasso viene incitato e spinto da una moltitudine di persone per le vie della città, per poi essere simbolicamente sacrificato, a cui fa seguito il martedì grasso la sfilata di fascine da bruciare nel grande falò, I Vlurd.
E’ il territorio delle eccellenze vinicole, nelle sue campagne vengono prodotti due vini DOC, la Passerina e il Rosso Piceno.
E’ il sito in cui sorge la Chiesa di Santa Maria della Rocca, scenograficamente adagiata su una roccia. Fermatevi ad ammirare gli affreschi del Maestro di Offida tra la cappella superiore e la cappella (un tempo cripta) inferiore.
E’ la spettacolare piazza triangolare con il municipio in stile rinascimentale, ornato di portici e merli, su cui si affacciano anche la Chiesa della Collegiata e il Teatro Serpente Aureo, gioiello barocco dalla tipica forma “a boccascena”, anche detta “a ferro di cavallo”.
Per maggiori informazioni sulla scoperta della città vi invito a consultare il sito ufficiale del Turismo di Offida, ricco di spunti, idee e percorsi da effettuare in base al periodo della vostra visita.
Non è un caso che Ripatransone venga definito il Belvedere del Piceno.
La sua posizione strategica lo rende una terrazza panoramica naturale, la cui vista nei giorni più limpidi spazia a 360 °, dal mare Adriatico, a soli 12 km, fino ai Sibillini, dal Conero al Gargano.
Concedetevi una passeggiata nel suo delizioso centro storico lungo il Corso Vittorio Emanuele, che taglia il borgo in due da nord a sud, e percorrete quello che a tutti gli effetti è considerato ad oggi il Vicolo più stretto d’Italia. Largo attorno ai 40 cm, sorto all’interno di un complesso di edilizia popolare risalente al 1400, questa piccola strettoia tra due edifici ha tutte le carte in regola per essere definito vicolo – ovvero percorribile, pavimentato, che unisce due vie e con una piccola finestra che si affaccia al suo interno – e come tale, considerate le sue misure, fregiarsi del titolo de “il più stretto d’Italia”!
Non dimenticate di fermarvi per una foto nella vicina e pittoresca Scalinata di Via Margherita e di raggiungere Piazza XX Settembre per visitare il vero gioiello della città, il Teatro Luigi Mercantini, ubicato nel Palazzo del Podestà ed annoverato tra i Teatri storici delle Marche. Fu inaugurato nel 1824 come Teatro del Leone, ma in seguito cambiò nome in onore di Luigi Mercantini, poeta risorgimentale, originario di Ripatransone, autore de La Spigolatrice di Sapri.
Anche in questo caso, essendo Ripatransone ricco di luoghi storici, oltre a musei e chiese degni di nota, vi invito a consultare il sito ufficiale di Visit Ripatransone che, in base al periodo della vostra visita, vi fornirà tutte le informazioni necessarie per ottimizzare il vostro percorso.
Il Tempietto di Sant’Emidio alle Grotte è uno dei luoghi di culto più rappresentativi ed amati dagli ascolani.
Secondo la tradizione il loro patrono, Sant’Emidio, dopo essere stato decapitato il 5 agosto 309, si recò a piedi fin qui con la la sua testa tra le mani per esser seppellito in una delle grotte naturali già utilizzate in precedenza dai cristiani come catacombe.
I resti di Sant’Emidio e dei suoi discepoli rimasero in questo sito per quasi 500 anni, fino alla traslazione nella Cattedrale di Ascoli dove ancora riposano nella Cripta di Sant’Emidio.
Tuttavia questo sito sacro rimase sempre impresso nella memoria collettiva e nel cuore degli ascolani e così, per ringraziare il santo – divenuto per questo protettore dei terremoti – per aver preservato la città dal sisma del 1703, tra il 1717 ed il 1721 per volontà del vescovo di Ascoli Giovanni Gambi fu costruito il Tempietto con al suo interno l’antica sepoltura (per molti miracolosa) che possiamo ammirare ancora oggi.
L’accesso e la visita guidata ai siti emidiani (catacombe, tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, chiesa di Sant’Ilario) è possibile grazie all’impegno dei membri dell’associazione culturale Sant’Emidio nel mondo.
Potete contattarli qui.
“I Templari custodiscono l’Eremo di San Marco ad Ascoli Piceno accogliendo tutti i fedeli e turisti in visita.”
Questo l’incipit della visita all’Eremo di San Marco, arroccato su una parete rocciosa nel cuore più profondo delle foreste del Colle San Marco, da sempre rifugio spirituale di monaci e anacoreti.
L’Eremo fu edificato agli inizi del XIII sec. dai monaci cistercensi che ne fecero un luogo di accoglienza per pellegrini, penitenti ed asceti, non a caso il 3 settembre 1289, Papa Niccolò IV emanò una bolla pontificia con cui concedeva indulgenza plenaria a chi si fosse recato in visita all’eremo nel giorno della ricorrenza di San Marco.
L’intero complesso visse un secolo di grande fermento religioso e benessere fino al 1387, quando il vescovo Antonio Archeoni – in seguito a sospetti di eresia – soppresse il monastero e concesse alla famiglia Sgariglia il diritto di patronato sull’Eremo e sulle sue pertinenze, diritto che passò poi ai i Tibaldeschi che costruirono una chiesa e sistemarono le tombe dei propri defunti.
Dal 1400 in poi l’Eremo, che passò tra le mani di più concessioni e proprietari, subì un lento e progressivo deterioramento ed abbandono fino ai giorni nostri, subendo furti, devastazioni, atti di vandalismo ed divenendo luogo di messe sataniche ed incontri illeciti.
Solo grazie all’intervento di bonifica dell’Associazione Templari oggi APS, che si occupa personalmente delle visite guidate, oggi l’Eremo è stato restaurato e riportato al suo massimo splendore. Al suo interno è possibile rinvenire ancora i resti dei primi affreschi eseguiti dai monaci cistercensi sulle pareti, oltre a quelle relative al passaggio dei cavalieri templari.
Il modo più semplice per raggiungere l’Eremo è quello di parcheggiare l’auto al Cimitero di Piagge e poi seguire un percorso a piedi in salita di circa 20 minuti.
Per prenotare una visita guidata potete contattare direttamente i volontari dell’Associazione Templari oggi APS.
Le mummie – ed i loro autentici abiti ed accessori seicenteschi – di Monsampolo del Tronto.
Nel 2003 durante i lavori di restauro della cripta della chiesa di Maria SS Assunta furono rinvenuti una ventina di corpi mummificati, a causa al particolare microclima presente all’interno della cripta, in maniera del tutto naturale, nel luogo in cui la cosiddetta Confraternita della Buona Morte era solita seppellire i defunti.
La scoperta delle mummie con addosso i loro abiti di sepoltura, in buono stato di conservazione – c’è persino una meravigliosa camicia con merletti lavorati al tombolo – ha permesso di aprire uno spaccato sulle mode dell’epoca ed effettuare, in base ai materiali utilizzati, un vero e proprio studio approfondito dei tessuti e dei loro commerci a cavallo tra ‘600 e ‘700, cosa impossibile prima.
In un busto di un abito di una donna del popolo sono state recuperati frammenti di stecche di osso di balena, introvabili in quel periodo nelle Marche, una scoperta importantissima che ha messo in luce attività e scambi commerciali del tutto ignorati in precedenza.
Un altro piccolo tesoro del Piceno da scoprire!
Il Museo della Cripta – le Mummie di Monsampolo è aperto la domenica dalle 16 alle 19.
La Fortezza Medioevale di Acquaviva Picena fu costruita nel XIV sec. da Baccio Pontelli, su commissione degli Acquaviva d’Atri, come rocca fortificata per difendersi dagli assedi.
La fortezza, visitabile all’interno, ha una pianta quadrilatera leggermente irregolare con una grande piazza d’armi centrale, camminamenti militari ai lati, le tre torri angolari ed il bellissimo mastio alto dalla cui cima si può godere una vista spettacolare sul territorio Piceno.
In estate la fortezza si anima con cortei in abiti medievali, eventi e spettacoli grazie a Sponsalia, la rievocazione storica del matrimonio tra Rinaldo di Brunforte e Forasteria di Acquaviva.
Per ulteriori informazioni ed orari di apertura potete consultare il sito ufficiale della Fortezza, qui.
Quella dell’Agriturismo alla Solagna è una storia fortemente connessa al suo territorio, una storia di famiglia, passione, amore, studio, impegno e determinazione.
E’ la storia di Felice e Giuliana Vallorani che assieme alla loro figlia Elisa ed a suo marito Enrico, cuori pulsanti dell’azienda, danno vita ad un luogo unico, ad alto impatto scenografico (provare per credere) in una delle aree più suggestive del Piceno ed esperienziale, un agriturismo ed un’azienda agricola che rappresentano oggi una vera eccellenza del territorio.
Qui potrete vivere a stretto contatto con la natura, soggiornare in camere accoglienti, dotate di ogni comfort, degustare piatti tipici della tradizione creati in maniera sapiente, seguendo la stagionalità, con i migliori prodotti del territorio.
Ed ancora, organizzare eventi ed effettuare degustazioni speciali – indimenticabile la mia “cooking class” per la preparazione delle olive ascolane – ed acquistare oli e marmellate buonissime da portare poi a casa con voi, o da regalare a parenti ed amici.
Tra i tanti plus, la posizione perfetta, soggiornando qui avrete modo di organizzare al meglio le vostre giornate nel Piceno.
Per informazioni e prenotazioni vi invito a consultare il sito ufficiale dell’Agriturismo alla Solagna.
Una menzione particolare meritano alcuni dei ristoranti che ho personalmente testato nel corso del mio itinerario nel Piceno e che mi sento vivamente di consigliare per una esperienza gastronomica in linea con le eccellenze del territorio.
Locanda Centimetro Zero, Spinetoli – Un ristorante insolito, un modello di locanda sociale in cui l’attività di ristorazione è il punto d’arrivo di un progetto molto più ampio che coinvolge la disabilità, l’autoproduzione e il recupero creativo.
Un luogo letteralmente costruito, gestito e portato avanti, dall’arredamento alla cucina, da ragazzi speciali, con disabilità fisiche e mentali.
Un luogo in cui crescere, interagire e migliorare tutti assieme, degustando eccellenze del Piceno.
“Una cena da Centimetro Zero è più che una cena: è mangiare bene, è mangiare sano, è sostenere il territorio,
è partecipare ad un progetto sociale, è farlo in un luogo vivo e variegato.
Perché una cena diversa, è una cena speciale.”
Agriturismo il Gigante, Appignano del Tronto – Una vera e propria esperienza gastronomica made in Marche!
Tutto dall’antipasto al dolce racconta del Piceno, dei suoi prodotti tipici, della passione per la cucina.
Olive ascolane, cremini, salumi, formaggi, le tagliatelle, i ravioli, i sughi speciali, le migliori carni, i contorni, e tanto altro. Accoglienza e piatti abbondanti completano l’esperienza.
Il Cacciatore (da Segà), Ascoli Piceno – Cucina genuina e generosa. Anche qui vengono proposti i piatti tipici del Piceno, ambiente semplice ed accogliente.
Imperdibili gli antipasti, i maccheroncini di Campofilone e le tagliatelle ai porcini.
Per uno sguardo più approfondito sulle Marche vi invito, come sempre, a consultare due dei migliori siti on line che raccontano quotidianamente e con grande passione il territorio marchigiano con focus ed approfondimenti culturali, tradizionali, naturalistici e ovviamente enogastronomici.
Racconti di Marche – a cura di Nadia Stacchiotti, blogger specialista sulla destinazione ed autrice di “Altri Racconti di Marche”, un prezioso libro-guida per scoprire le Marche in maniera più approfondita ed insolita, e I Racconti dello stomaco, a cura di Luca Tombesi, blogger promotore delle Marche, esperto di marketing e di enogastronomia.
Itinerario realizzato, vissuto e raccontato per il progetto #OleandonelPiceno 2023 in collaborazione con Copagri Marche, agenzia di sviluppo rurale che assiste e supporta formazione e crescita delle imprese agricole del territorio marchigiano, e con il contributo della Camera di Commercio delle Marche.