“Se disobbedisci alle regole della società, ti mandano in prigione. Se disobbedisci alle regole della prigione, ti mandano da noi.
Qui, ogni detenuto è confinato da solo in una cella individuale.”
(Alcatraz, 1979)
Visitare Alcatraz, uno sperone di roccia che emerge prepotentemente dalle acque di una delle baie più belle del mondo, quella di San Francisco.
Un piccolo territorio a lungo oggetto di contese da parte dei nativi americani che per anni ne hanno rivendicato il possesso esclusivo, salvo poi accontentarsi dopo una prolungata occupazione dell’isola negli anni’70, di un piccolo museo che ne commemora il passaggio.
Una posizione unica la sua, sia da un punto di vista paesaggistico che strategico, tanto da essere stata utilizzata nel corso del tempo prima come colonia di pellicani, che le conferirono il suo famigerato nome, poi come fortino dall’esercito americano per controllare l’accesso alla baia.
Ed infine, sua ultima e inquietante destinazione, come prigione federale di massima sicurezza attiva fino al 1963, famosa per aver ospitato crminali del calibro di Al Capone e George Kelly, ribattezzata The Rock dai suoi stessi detenuti, a causa della sua impenetrabilità e dell’impossibilità quindi di riuscire a ricavarsi una via di fuga.
Oggi Alcatraz rientra nel percorso del Golden Gate National Recreation Park, é un museo che, intatto nella sua ultima destinazione d’uso, racconta della difficile e spesso tragica vita dei detenuti, molti dei quali trasferiti qui in seguito ad una cattiva condotta durante la permanenza in altri penitenziari del paese, e dei loro custodi, costretti anch’essi con le loro famiglie, vivendo sull’isola, ad un’esistenza non esattamente idilliaca e talvolta pericolosa.
Essere a San Francisco e non visitare Alcatraz é un po’ come vedere una sola faccia della medaglia, quella bella.
The Rock appartiene alla città e alla sua storia più di quanto si pensi!
L’Alcatraz Island tour parte dal Pier 33, poco distante dal famoso e decisamente più turistico Pier 39, conviene acquistare i biglietti sul sito in modo da poter avere un orario prestabilito per la visita ed evitare lunghe ed, in alcune ore della giornata, interminabili file.
Dopo appena una ventina di minuti di navigazione si arriva sull’isola, ad accogliere i visitatori il vecchio ed inquietante cartello WARNING che ammonisce chiunque, pena la reclusione stessa, dal tentare di aiutare nella fuga i detenuti.
Il percorso ricalca quello dei prigionieri arrivati ad Alcatraz per la prima volta, attraverso il Visitor Center, la vecchia caserma militare, si raggiunge, passando accanto agli alloggi dei militari, il complesso principale da dove muniti di audioguide in tutte le lingue si ascolta, dalla voce dei detenuti, il racconto del passaggio alla non vita.
Dagli spogliatoi dove, lasciati tutti gli oggetti personali, si riceveva una specie di uniforme azzurra con due cambi di biancheria, nulla di piu’, fin verso le celle disposte in file su tre piani, non più grandi di 1,5 per 2,7 metri, spoglie, con una branda, un lavandino ed un water a vista.
Isolati per circa 22 ore al giorno, l’unico svago dei prigionieri consisteva nell’ora d’aria nel cortile degli esercizi e nel momento dei pasti.
Terribile il racconto delle poche violente sommosse tentate all’interno del carcere, miseramente fallite, della follia maturata dall’isolamento che inevitabilmente colpiva molti dei reclusi e della rocambolesca fuga dei fratelli Anglin, drammaticamente terminata nelle gelide acque della baia.
Il “viaggio”, attraverso gli uffici delle guardie e del direttore del penitenziario, termina all’aperto sulla balconata che affaccia sulla piazza d’armi.
La splendida vista che spazia da San Francisco fino al Golden Gate riporta alla mente le parole della guida riguardo al fatto che la tortura maggiore per i detenuti fosse quella di ascoltare, nelle calde sere ventilate, i suoni ed il vociare allegro che proveniva dai locali all’aperto sui moli dell città e dai battelli carichi di turisti festanti che attraversavano la baia per godere dello spettacolo del tramonto.
3 Comments
se non fosse per per Don Siegel regista di Escape from Alcatraz e di Clint, credo che di Alcatraz si parlerebbe in tutt’altro modo,anzi, forse non se ne parlerebbe.
Perché!?
È comunque, nel bene e nel male, un pezzo di storia della città. Io per esempio visitandolo pensavo al legame con Frisco e alla enigmatica figura di Al Capone, al film onestamente ho pensato poco 🙂
ho cercato di prenotare la visita quando era troppo presto.. ed ora è troppo tardi e sembrerebbe essere tutto esaurito.
Spero proprio di riuscirci asm andare.. altrimenti tornerò qui a rileggermi il tuo post…
ciao
elisa