“Il viaggio: un partire da me, un infinito di distanze infinite e un arrivare a me.”
(Antonio Porchia)
Viaggiare negli USA on the road!
Avete presente la sensazione di quando ci si sente pieni, emotivamente e piacevolmente sopraffatti da qualcosa di bello, desiderato, vissuto, goduto fino in fondo eppure non ancora del tutto soddisfatto, e quella paura che, lasciando uscire solo qualche assaggio di questo stato interiore, tutto fugga via come in un risucchio, lasciando qua e là frammenti di ricordi lontani ed impalpabili?
Ecco dopo tre settimane in viaggio, nei “miei” Stati Uniti, io mi sento esattamente così.
Felice e piena, da scoppiare quasi, di sensazioni, emozioni, storie. Eppure preoccupata, mai come questa volta, al pensiero che scrivendone e raccontandone possano anche solo in parte affievolirsi il senso e le sfumature.
Un viaggio negli USA on the road, intenso, ricco, sorprendente che in più di un’occasione mi ha lasciata senza parole, mi ha condotta in sorprendenti fuori pista, mi ha offerto l’ennesima differente, accattivante prospettiva su luoghi e persone.
Difficile riuscire a rendere a parole la bellezza e l’incanto dell’accecante sabbia bianca delle White Sands, in New Mexico, delle infinite dune che si alternano, spinte dà un vento che non da tregua, in una danza di luci e colori, dei riflessi argento e rosa che regalano indimenticabili tramonti.
E cosa dire delle Ghost Town e dei Pueblos incontrati lungo il percorso verso il Texas.
Piccole realtà locali che raccontano vecchie ed affascinanti storie, di cowboys, di sceriffi, di fuorilegge (ricordate Billy The Kid?), di piccole comunità messicane che preservano la loro cultura e le loro tradizioni attraverso l’architettura delle case, i colori dei tessuti, i sapori speziati del cibo, le note inconfondibili di danze e canti che raccontano di una terra vicina eppure in un certo senso (spesso doloroso) tanto lontana.
Un viaggio itinerante, caratterizzato da cambiamenti drastici ed improvvisi, un’altalena di scoperte ed emozioni che dopo alcuni giorni trascorsi nelle terre più selvagge e solitarie mi ha condotta in una delle più grandi metropoli americane, Houston.
Dallo sconcerto per il suo imponente skyline, un’impressionante cartolina da visita lo confesso, e per il famosissimo Space Center della NASA (vi siete mai trovati a 50 cm da un modulo lunare o da uno shuttle?), alla sorpresa nello scoprire una città viva, colta, brillante ed impegnata che nei week-days corre, lavora e produce nel suo downtown e che invece nel week-end si diverte, si rilassa, sperimenta e si arricchisce nei particolarissimi quartieri che si espandono a raggio dal centro cittadino.
Come non pensare al Museum District, alla vivace Montrose ed alle allegre Sunday Streets, le più variopinte e singolari feste di quartiere a cui abbia mai partecipato.
E poi ancora più ad est, altro cambio di scenario, clima ed abitudini… la Louisiana.
Tornare a New Orleans, per riuscire a capirla ed esplorarla meglio, era un qualcosa che avevo in mente da un po’, così come il piccolo progetto (felicemente accolto e supportato da Visit New Orleans) di riuscire a mostrarla per quella che realmente é, superato il patinato, affascinante ed al tempo stesso caotico benvenuto del French Quarter.
Un viaggio tra tradizioni e culture che in più di duecento anni di condivisione e coesistenza hanno creato un vero e proprio unicum… insomma qui si respira la diversità, la multiculturalità, qui é nato il jazz da quell’istintivo e primordiale desiderio di libertà degli schiavi neri, dalle litanie africane combinate ai riti cattolici, e poi i riti voodoo e le figure delle streghe o fattucchiere ad essi collegate. Qui arriva il Mississippi con il suo bel carico di storia ed atrocità, di vita e di sopravvivenza, di musica e di speranza.
Difficile riuscire dopo 5 intensissimi giorni a cambiare di nuovo scenario e prospettive, ed invece… ecco arrivare l’Ohio.
Attraverso la vecchia progressista Cincinnati e la storica Dayton, soprannominata The birthday place of the flight, il luogo in cui é nato il volo, la città dei fratelli Wright, con un piccolo, grande sogno da realizzare, salire su un Air Force One, ma non uno qualunque, quello di John Fitzgerald kennedy, di Dallas e del suo assassinio e poi quello di Reagan, di Nixon, di Roosevelt.
Ed ancora sulla strada, su uno dei mezzi di trasporto cult dei primissimi road trip USA, il Greyhound Bus, per raccontare la sua storia e vivere il viaggio come una volta… percorsi periferici, stazioni nel bel mezzo nulla, incontri e persone, diverse, vere, vive.
E poi ancora una sorpresa, Pittsburgh.
La città dei Ponti, di Andy Warhol (solo il suo museo vale la visita), della Heinz e delle vecchie storie degli indiani (ricordate i Mohicani?), nel mezzo l’Ohio river ed i suoi incredibili scorci sulla città.
Tanta, tantissima strada, dalla Pennsylvania fino alla mia meta finale, New York.
Difficile davvero, riuscire a spiegare il senso e le sfumature di un itinerario, l’ennesimo, così sentito e diverso. Voluto, ideato, costruito, km su km, locations dopo locations.
Verrà il momento in cui vi scriverò nei dettagli degli intinerari, dei luoghi visitati, dei consigli e delle cosiddette dritte, con calma una volta arrivata a casa, quando tutto inizierà a sistemarsi, spero, nella giusta prospettiva.
Adesso posso solo raccontarvi dell’immensa felicità, dell’arricchimento e di quella sensazione di completezza, che non é mai reale appagamento, semmai momentanea soddisfazione.
Posso raccontarvi dell’amore, della passione e della gioia nel creare, testare, provare e scoprire nuove strade e percorsi… l’unico modo di viaggiare che conosco e che riconosco.
A pochissimi giorni dal mio rientro, mi fermo qui. Prendo il mio tempo, vivo ancora una volta la mia New York e respiro.
#myUSA15 termina così, il viaggio, come sempre, continua.
6 Comments
Ti seguiamo anche su facebook! Bravissima e davvero ottimi consigli !!ciaooo!!
Ma grazie, spero vi siano utili!!
Posso dirlo??
CHE FIGATA!!
Sei una grande 🙂
Wow Anna grazie, che carina!!
Comunque si… una GRAN FIGATA 😉
grande Simo, mi fai innamorare di questo Paese ancor di più ad ogni parola!
Grazie Luci.
E’ una passione e te puoi caprmi molto bene!!