Il giro della Penisola del Capo rientra indiscutibilmente tra gli itinerari in Sudafrica più affascinanti ed apprezzati.
Panorami e scorci mozzafiato, colori intensi, spiagge infinite, piccole realtà locali, colonie di pinguini e di foche che dimorano indisturbate tra le insenature ed i primi isolotti della costa atlantica, giardini paradisiaci e l’indimenticabile passaggio sul Capo di Buona Speranza, tradizionalmente indicato come il punto più estremo dell’Africa, il luogo geografico in cui l’Oceano Atlantico incontra quello Indiano.
Un percorso intenso e variegato eppure per niente impegnativo tanto nell’organizzazione quanto nello svolgimento, fattibile tranquillamente da soli, partendo magari da Cape Town con un’auto a noleggio ed una mappa stradale (o navigatore, se preferite).
Unica difficoltà (se vogliamo proprio chiamarla così) la guida a sinistra, un retaggio dell’occupazione britannica.
E’ importante, nel caso si decida di noleggiare un auto, tener comunque presente alcune importanti norme stradali e seguire qualche piccolo ma utile consiglio:
Diversamente é possibile affidarsi a pacchetti turistici (prenotabili in hotel, direttamente sul web o in agenzia tramite tour operator specializzati sulla destinazione) che propongono itinerari – all inclusive da 1 a 3 giorni – alla scoperta dei luoghi più noti con soste prestabilite e guida/accompagnatore.
Partendo da Cape Town lungo la Victoria Road si attraversano Clifton, famosa per la sua splendida spiaggia popolata da surfisti, e poco dopo la modaiola Camp Bay, un piccolo centro adagiato direttamente sull’Oceano Atlantico con numerosi ristoranti e pub alla moda, abitazioni lussuose ed una vivace vita diurna (in spiaggia) e notturna (nei locali).
Poco dopo si imbocca la Chapman’s Peak Drive una delle più spettacolari strade costiere al mondo, scavata (spesso a rischio della loro stessa vita) tra il 1915 ed il 1922 dai galeotti condannati ai lavori forzati, famosa per il suo sinuoso percorso tra la roccia viva della costa ed il continuo strapiombo sul mare e per il Chapman’s Peak, il punto panoramico più alto (circa 160 m.) da cui si ha una spettacolare vista sulla suggestiva Hout Bay, un’insenatura naturale (letteralmente baia di legno per la foresta alle sue spalle) dalle sorprendenti sfumature di blu, uno dei gioielli della costa atlantica.
Il consiglio, soprattutto se si viaggia nella stagione estiva (il nostro inverno), é quello di raggiungere il porto per imbarcarsi per una delle mini crociere che partono ogni 45 minuti per Duiker Island.
Si tratta di un isolotto roccioso poco fuori la costa su cui si riunisce una colonia di Foche del Capo che nel periodo clou raggiunge i 5000 esemplari.
La traversata, resa ancora più suggestiva dal forte vento e dalle onde gigantesche che si infrangono contro le rocce, termina (per poi rientrare verso la baia) con una sosta a pochi metri dal branco per permettere di scattare foto ed ascoltare il rumore stridulo dei versi delle foche che in contrasto con quello del vento offre un suggestivo ed indimenticabile concerto della natura.
Proseguendo verso sud in direzione di Cape Point si incontra Noordhoek, la spiaggia più estesa e ventosa dell’intera penisola, meta designata per surfisti ed amanti delle passeggiate a cavallo. Il vento costante e la temperatura dell’acqua, decisamente bassa, ne impediscono purtroppo spesso (fatta eccezione per alcuni temerari) la balneazione.
Proseguendo lungo la statale M65 oltre il Faro di Kommetjie, tra scorci sull’Oceano e repentini passaggi nell’entroterra, si raggiunge finalmente la Cape of Good Hope Nature Reserve.
Poco prima del gate d’ingresso al parco incrocerete sulla sinistra la Cape Point Ostrich Farm, una singolare fattoria dove vengono allevati struzzi (che troverete spesso in compagnia di dispettosi macachi) e dove é possibile effettuare, se interessati, dei tour guidati.
La Cape of Good Hope Nature Reserve, con i suoi 8000 ettari, costituisce una delle più ricche riserve naturalistiche protette della penisola. Più di 30 km di costa, 1000 specie di piante, una serie di sentieri ed insenature tra cui spesso girano indisturbate zebre del Capo, antilopi, tartarughe e grysbok. L’ingresso al parco é a pagamento ma si tratta di una cifra irrisoria, 58 rand, circa 3€.
Se viaggiate in alta stagione, dunque nel periodo estivo (che corrisponde al nostro inverno) organizzatevi per tempo cercando di raggiungere Cape Point al mattino presto, le code per accedere al parco, specie nel mese di dicembre, superano spesso l’ora di attesa.
Cape Point, considerato il punto estremo dell’Africa e Cape of Good Hope (una spiaggia di sassi con una grande targa in legno che ne segna le coordinate), il luogo in cui tradizionalmente si pensa che i due oceani “si incontrino” (in realtà il punto geografico concordato per entrambi sarebbe il più lontano Cape Agulhas), sono collegati da un sentiero di circa mezz’ora.
La vista più spettacolare la si ha dal Faro di Cape Point a cui si accede con la suggestiva Flying Dutchman, la funicolare che in pochi minuti raggiunge il promontorio ed al cui nome é legata la leggenda dell’Olandese Volante, la nave fantasma del capitano Hendrick Van Der Decken scomparsa misteriosamente nel 1680 nei pressi del Capo e costretta da una maledizione a solcare in eterno i mari del globo senza mai approdare in porto.
Una volta lasciato Cape Point il consiglio é quello di risalire la Penisola del Capo immettendosi sulla M4, la strada che segue la linea di costa dell’Oceano Indiano fino a raggiungere, in mezz’ora circa, la colonia di African Penguins di Boulders Beach.
Le spiagge lungo la costa, nella stagione estiva, si presentano notevolmente più affollate rispetto a quelle dell’Atlantico a causa del consistente aumento di temperatura delle acque dell’Oceano Indiano, una particolarità che salta facilmente agli occhi nel passaggio da una linea di costa all’altra.
I simpatici pinguini di Boulders Beach (impossibile non tornare con la mente a quelli magellanici incontrati in Patagonia) sono alti circa 40 cm e si muovono indisturbati su una delle più scenografiche spiagge della Penisola del Capo, per nulla infastiditi tra l’altro dai turisti che non possono in alcun modo avvicinarsi, obbligati ad ammirarli da alcune passerelle in legno che attraversano la colonia.
Il vento forte, quasi sempre presente, solleva sulle pedane una nuvola di sabbia che avvolge letteralmente i visitatori ma lo spettacolo, credetemi, vale il “sacrificio”!
Poco distante Simon’s Town, una delle cittadine più antiche della penisola, vale la pena fermarsi per un paio d’ore e girare a piedi lungo l’Historical Mile (la via principale) per ammirare le case storiche che si susseguono lungo la strada e fermarsi a curiosare in qualche negozio d’antiquariato.
L’ultima tappa consigliata risalendo verso Cape Town, soprattutto per gli appassionati di botanica, si trova proprio alle porte della città, si tratta del Giardino Botanico di Kistenbosch (che per ricchezza della vegetazione e posizione mi riporta con la mente alla suggestiva Iao Valley di Maui, nelle isole Hawaii), creato ai primi del ‘900 ai piedi della Table Mountain, nel suo versante sud-orientale.
Quasi 600 ettari di giardini arricchiti da 6000 specie di piante locali, un’impressionante arena naturale per i concerti estivi ed una serie di percorsi a tema naturalistico, il tutto ai piedi del suggestivo Castle Rock.
Alcuni spunti utili.
10 Comments
Scusami una precisazione Simona, c’è una legge recente che obbliga i distributori ad accettare le carte di credito. Vero è che fino a poco tempo fa accettavano solo contanti. Ma al mio arrivo quest’anno mi hanno informata di questa nuova normativa, non credo che i distributori sperduti la mettano in pratica, ma mi sembrava giusto informare
Grazie Beatrice, hai fatto bene a scriverlo come commento di modo che possa essere utile ai lettori.
Io purtroppo durante tutto il mio giro non ne ho incontrato uno che accettasse le carte di credito (quindi conviene sempre avere con se una cifra, seppur minima, di contante), spero si stiano attivando per l’immediato futuro.
Sarebbe davvero utile!
Incredibile, nel Northen Cape nessun problema, nella zona di CPT che dovrebbe essere quella più moderna e organizzata non le accettano…Vi presento il Sudafrica ???
Forse torno a maggio, vedrò di verificare che sviluppo c’è stato!
Ecco, magari poi quando rientri puoi scrivere un commento qui così aggiorniamo il post!
Grazieee 🙂
Ciao Simona! Ho trovato questo post sulla Penisola del Capo davvero interessante.
Mentre leggevo sono riuscito davvero ad immaginarmi tutto quello che hai scritto. Le foto (che tra l’altro sono molto suggestive) mi sono state di grande aiuto.
Sei riuscita a farmi visitare la Penisola dal mio pc 🙂
Sembra di essere trasportato in un luogo di villeggiatura dove ci si svaga e si gode un paesaggio incontaminato. Sbaglio?
Grazie per le belle parole!
Il Sudafrica è un paese speciale che merita di essere compreso…
Non si tratta solo di un luogo di villeggiatura e di svago fatto di paesaggi meravigliosi.
È un luogo che ha vissuto una storia intensa e non sempre facile da capire (penso solo alle vicissitudini dell’Apartheid e delle problematiche che ancora restano).
Io racconto un itinerario ma invito i lettori e gli appassionati di viaggio ad andare a fondo nella storia dei paesi che visitano per capire e magari imparare…
Grazie per essere passato di qui 🙂
Bellissima descrizione, come del resto sono bellissimi i luoghi e il meraviglioso popolo sudafricano.
Una precisazione: né a Cape of Good Hope né a Cape Point l’Atlantico e l’Indiano si uniscono, il punto in cui si incontrano i due oceani è Cape Agulhas, nel distretto dell’Overberg a circa 170 km da Cape Town.
Quindi il mare che circonda la Penisola del Capo è sempre l’Oceano Atlantico, da tutti i lati della Penisola.
Grazie per il commento e benvenuta!
Di Cape Agulhas accenno nel post come luogo geografico designato per l’incontro dei due oceani.
Comunque grazie per l’ulteriore precisazione, sempre meglio essere precisi 🙂
Leggendo il tuo racconto ho rivissuto le tappe di un bellissimo viaggio fatto qualche anno fa ….
Sicuramente il punto geografico di incontro degli oceani non e’ il Capo, ma ho trovato questo posto molto affascinante, carico di leggende e allora ….. Lasciamo da parte la precisione e la razionalità e pensiamo che siamo stati nel punto di incontro degli oceani, tanto non costa niente !!!!
Hai ragione Stefano… 🙂